Film sul femminismo: 5 storie di donne vere

Al giorno d’oggi si parla molto di femminismo, dei diritti delle donne, di uguaglianza, di pari dignità tra i sessi. Come ogni movimento sociale e culturale che si rispetti, esso, oltre ad esprimere e trasmettere i propri principi ed ideologie; scocca delle pungenti provocazioni che -a volte- alienano il messaggio originale. Per questo, purtroppo, molti “scettici” nei confronti di queste frizzanti femministe continuano a non comprenderle o; ancor peggio, a disprezzarle. Vi proponiamo così alcuni film sul femminismo che aiuteranno gli “scettici” a capire cos’è davvero questo femminismo di cui si parla tanto ultimamente.

Anzi, non si tratta propriamente di film femministi, ma di storie di donne. Non aspettatevi quindi in questa lista pellicole come “Suffraggette” o “Mona Lisa Smile”; perché non è questa la nostra intenzione. Abbiamo selezionato 5 storie di donne vere che hanno usato la propria vita per creare qualcosa di davvero importante. Cinque figure anticonvenzionali che vi renderanno fiere di essere donne; perché si sono battute e hanno dimostrato che una persona di valore lo è indipendentemente dal genere.

Film sul femminismo: 5 storie di donne vere

I Tonya

Tonya Harding (Margot Robbie) è cresciuta a suon di ceffoni, parolacce e piste di pattinaggio. Spronata violentemente dalla madre LaVona (Allison Janney), Tonya è diventata il volto dell’America nel pattinaggio artistico su ghiaccio. Nonostante i suoi modi goffi e volgari, Tonya ha lottato per diventare una pattinatrice. Una delle migliori. La migliore: la prima donna in America ad eseguire il triplo Axel. Trovare la motivazione della vita e lottare duramente per ottenerla è quello che Tonya ha fatto, ed è quello da cui dovremmo prendere ispirazione.


La pellicola, diretta da Craig Gillespie, è strutturata come ‘docufilm’, ovvero si ripercorre la vicenda principale attraverso la ricostruzione di interviste -realmente avvenute- dei protagonisti. La decadenza della Tonya intervistata nel presente è dovuto alle terribili conseguenze di quello che è stato uno dei peggiori scandali sportivi delle Olimpiadi. Tonya è stata (indirettamente) coinvolta nel sabotaggio di Nancy Kerrigan alle Olimpiadi invernali del 1994.Ma c’è un motivo se abbiamo scelto la storia di Tonya per parlare di femminismo. La sua tenacia, la sua volontà di mantenere la sua forte personalità (anche talvolta a suo discapito) nonostante le critiche; la rendono una di quelle figure a cui ispirarsi. Mentre invece lo scandalo sportivo può essere uno spunto per riflettere sulla frase ‘le donne sono le peggiori nemiche delle donne’.

Ed in un certo senso è vero: quante volte capita di leggere commenti sui social in cui ragazze criticano altre ragazze, oppure pettegolezzi cattivi e maliziosi, e malsane manie di competizione?Dove porta questa lotta tra donne? Si parla di femminismo, di uguaglianza e di rispetto; ma come si può pretendere rispetto se tra donne ancora non ci si sostiene luna con l’altra? Queste ‘lotte’ non portano ad alcuna supremazia, ma vanificano e tolgono invece dignità a quello che è un messaggio di tolleranza e uguaglianza.


Erin Brockovich

Erin Brockovich (Julia Roberts) è una madre single di tre bambini, reduce da due matrimoni finiti male, disoccupata e con 16 dollari sul conto corrente. Dopo essere stata coinvolta in un incidente stradale -senza averne colpa- decide di sporgere denuncia; ma perderà la causa per il suo comportamento sguaiato ed impulsivo durante il processo. Furiosa come non mai, riesce a convincere il suo avvocato Ed Masry (Albert Finney) ad assumerla presso il suo studio.

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Erin, con i suoi tacchi alti, abitini succinti e profonde scollature; non si guadagna la stima ed il rispetto dei colleghi. Per questo, quando inizia ad indagare sulla Pacific Gas and Electric Company, sarà guidata solo dalla sua intraprendenza ed intuito. Solo in un secondo momento assecondata dal suo capo, riuscirà a fare giustizia su uno scandalo ambientale che ha causato tumori e morte a centinaia dei residenti di Hinkley, California. Erin non solo si è presa carico della questione dal punto di vista legale, ma anche da quello umano.

Sarebbe stato più facile per lei rimanere nel suo studio, a controllare carte, vestita in maniera più elegante e con dei modi più raffinati; ma lei è stata fedele a se stessa. Questa sua noncuranza verso le critiche è stata colmata da un’impressionante premura verso il prossimo. Ciò significa, cari miei, che l’abito non fa il monaco. Un abito e un linguaggio inadatto al contesto sono solo un biglietto da visita; ma ciò che conta davvero, alla lunga, sono i gesti, le azioni, la tenacia, il coraggio.

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