Cate Blanchett e la critica al male gaze: “Alcuni registi uomini hanno bisogno di sentirsi attratti dai personaggi femminili”

L'attrice ha inoltre criticato la tendenza di molti registi di non prendere sul serio alcuni reparti, inclusi costumi, capelli e trucco

Nel 1975, la studiosa e cineasta Laura Mulvey nel suo testo Visual Pleasure and Narrative Cinema, condannava il cinema americano introducendo il termine “Male Gaze“. Ovvero lo sguardo maschile che domina i media e che impone la propria prospettiva riguardo il ruolo delle donne. E proprio in una recente intervista al New York Times, Cate Blanchett ha parlato dei registi che pretendono sempre sensualità dai personaggi femminili, senza capire che invece l’attenzione del pubblico potrebbe essere attirata in molti altri modi. Nell’intervista congiunta con la fotografa femminista Cindy Sherman, l’attrice ha parlato delle persone che lavorano “dietro le quinte” dei suoi film, dichiarando: 

Ho capito nel corso degli anni che il mio rapporto con la costumista e le persone che si occupano di trucco e parrucco è davvero profondo. È profondo vedere come appare il personaggio, e quindi come un personaggio potrebbe muoversi o proiettarsi sullo schermo. Quei dipartimenti sono spesso cose di cui i registi maschi affermano di non sapere nulla. Dicono spesso “Lascio a te quella parte”.

Cate Blanchett critica male gaze

“Cate Blanchett” by Gage Skidmore is marked with CC BY-SA 2.0. To view the terms, visit https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0/?ref=openverse

Cate Blanchett e la critica al male gaze: “I registi uomini hanno bisogno di sentirsi attratti dai personaggi femminili”

Nel corso della sua carriera, la vincitrice dell’Oscar Cate Blanchett ha dimostrato più e più volte il suo camaleontico talento, interpretando ogni genere di personaggio, sempre in maniera credibile e impeccabile. Basti pensare a Manifesto, progetto nel quale l’attrice si è trasformata in ben tredici personaggi differenti, tra cui un’insegnante, un’operaia, una coreografa, una punk, una scienziata, una vedova ed un senzatetto. L’attrice ha quindi molte esperienze in personaggi tutti diversi, e ha usato come esempio quanto accaduto nel set di Elizabeth: The Golden Age.

Ho interpretato Elisabetta I anni fa, e il regista Shekhar Kapur, che amo e rispetto, è sempre stato tipo ‘Voglio solo i capelli sciolti, che fluiscano nel vento’. Gli chiesi ‘Hai visto le immagini di Elisabetta I?’, visto che non ce n’erano molte che la ritraevano così“. Ma è perché alcuni registi uomini hanno bisogno di sentirsi attratti dai personaggi femminili. Non riescono a vedere che ci sono altri modi, che non per forza richiamano la sfera sessuale, in cui puoi essere allettante. Puoi attirare il pubblico verso un personaggio in molti modi diversi.

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