The Last of Us 1×03, la recensione: un viaggio intimo e profondo nel valore dei legami umani

Il terzo episodio della serie HBO sviluppa un'altra storia in maniera libera, sorprendente e profonda

Quello andato in onda lo scorso lunedì 30 gennaio è ad ora l’episodio di The Last of Us più inaspettato. Un episodio, scritto da Craig Mazin e diretto da Peter Hoar, in cui la serie abbandona i binari dell’adattamento fedele e prende una svolta tanto inaspettata (e per certi versi rischiosa) quanto sorprendente. In The Last of Us 1×03 (Long Long Time) non c’è adattamento diretto del materiale videoludico, bensì una vera e propria svolta creativa libera che regala una backstory indimenticabile ai personaggi di Bill e Frank, magnificamente portati sullo schermo da Nick Offerman e Murray Bartlett. Ancora una volta si allarga l’universo e l’orizzonte narrativo si espande con una splendida digressione sui due protagonisti, la cui vicenda è raccontata in un lungo flashback che occupa gran parte dell’episodio.

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The Last of Us. Sony Pictures Television, PlayStation Productions, Naughty Dog, The Mighty Mint, Word Games

Dopo il sacrificio di Tess, Joel ed Ellie si sono lasciati alle spalle Boston. La necessità di portare avanti la missione sembra non essere più in discussione per Joel, che non smette la sua corazza, ma lascia aperto qualche spiraglio in più per una Ellie molto più ben disposta a riconoscerlo come guida. E mentre i due imparano a fidarsi l’uno dell’altra, ci spostiamo a Lincoln, il luogo dove Bill ha messo in atto quanto imparato in anni spesi a prepararsi per l’apocalisse. Il luogo in cui ha instaurato un legame con Frank.

*** ATTENZIONE: da qui in poi seguono SPOILER ***

Una ragione per vivere, quando tutto sembra perduto – The Last of Us 1×03, la recensione

In The Last of Us 1×03 vi è un deciso cambio di passo anche sul lato tecnico, che si sposa perfettamente con quella che è l’intenzione dell’episodio. Mazin e Druckmann hanno scelto di prendersi la massima libertà creativa per raccontare la storia di Bill e Frank, il cui legame affettivo era solo accennato nel gioco. Quel che lì era latente e suggerito qui diventa manifesto, nel racconto di un amore profondo e totale, nel quale si viene immersi e trascinati. La fotografia si tinge di colori caldi, il ritmo si fa più lento e la regia di Peter Hoar cala chi guarda nei momenti e nei luoghi di un’intimità accogliente, che tracciano il quadro di una quotidianità in un mondo in cui non vi è più niente di normale. Bill e Frank scoprono l’amore, trovano l’uno nell’altro la ragione per andare avanti, decisi a prendersi cura di tutto quello che hanno creato e costruito insieme.

Il quadro che è emerge in questa ora e dieci di racconto è quello di una quotidianità che riporta chi guarda a una dimensione di partecipazione totale. Una quotidianità fatta di fatica, di paura e di compromessi, ma anche di affetto sincero, di protezione, di riscoperta del valore dei legami quando tutto sembra perduto. Bill scopre attraverso Frank che può essere un uomo nuovo, più appagato, completo e persino felice. Ha qualcosa da perdere, non si tratta più solo di sopravvivenza: ha un motivo per vivere davvero. Frank trova in Bill sicurezza e protezione e trova soprattutto una seconda vita, migliore e più vera di quella che aveva nel prima. La figura di Bill è chiave per il percorso di Joel: bisogna avere uno scopo, qualcosa da perdere per trovare una spinta anche nel più disperato, crudele e solitario dei contesti.

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The Last of Us. Sony Pictures Television, PlayStation Productions, Naughty Dog, The Mighty Mint, Word Games

Un episodio coraggioso e denso di significato – The Last of Us 1×03, la recensione

Long Long Time racchiude in un’ora e dieci di grande televisione un’impressionante quantità di riflessioni sui valori fondanti per l’essere umano. Nel più disumano dei mondi possibili, il lavoro impeccabile di Craig Mazin in scrittura e Peter Hoar in regia ci riporta a casa, in una dimensione in cui identificarsi è tanto facile quanto straziante. Nick Offerman e Murray Bartlett si rendono protagonisti di due prove eccellenti, che contribuiscono a rendere The Last of Us 1×03 un episodio indimenticabile, probabilmente il migliore finora.

Neil Druckmann e Craig Mazin si sono presi una responsabilità non da poco deviando in maniera così libera, accettando con coraggio il rischio di scontentare qualcuno tra i fan più duri e puri del videogioco. Una scelta da comprendere e premiare, nell’evoluzione di una serie che, episodio dopo episodio, non smette di sorprendere, elevando ogni dettaglio del materiale di partenza e rendendo indimenticabile ogni singolo personaggio. Continuando a innestare riflessioni ad ampio spettro sugli essere umani, con le loro risorse e le loro fragilità. Continuando a spingerci a guardare oltre le immagini che scorrono sullo schermo e che non smettono di accompagnarci a fine visione, con tutto il loro portato.

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The Last of Us. Sony Pictures Television, PlayStation Productions, Naughty Dog, The Mighty Mint, Word Games

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