Carter: recensione del film sudcoreano su Netflix

Dal 5 agosto su Netflix c'è Carter, film d'azione sudcoreano con importanti contaminazioni horror

Dal 5 agosto su Netflix, Carter, film sudcoreano di cui vi presentiamo la recensione in questo articolo, è diretto dal regista Jeong Byeong-Gil. Si tratta di una pellicola dalla forte componente action, in cui però si trovano anche contaminazioni horror, fantascientifiche e trame di spionaggio. L’incipit, con la perdita della memoria del protagonista Carter Lee (Joo Won), ricorda uno dei classici del genere action, The Bourne Identity (2002), in cui Jason Bourne (Matt Damon) è inseguito da killer che sono intenzionati ad ucciderlo. Anche in Carter il personaggio principale si ritrova senza alcun ricordo proprio. È guidato da una voce che gli parla con un auricolare e che lo indirizza verso i suoi obiettivi. L’ambientazione della vicenda è però fantascientifica: è stato creato un virus che fa impazzire le persone e le rende iper violente come fossero zombie.

L’antidoto esiste, creato da un brillante scienziato che lo ha subito iniettato a sua figlia, prima che le altre fiale venissero distrutte. Ma la figlia dello scienziato è stata rapita dai servizi segreti americani: la missione di Carter è quella di salvare la bambina e portarla in Corea del Nord. La trama di Carter è come si vede intricata come fosse un film di spionaggio; ma la suspense, caratteristica comune ai film di quel tipo, è assente, data la frenesia violenta della pellicola. Allo stesso tempo si tratta di un horror, in cui il protagonista dovrà vedersela con orde di zombie che lo assalgono quando meno se lo aspetta, le quali sembrano provenire direttamente da World War Z. Tutto questo avviene in un bagno di sangue che non risparmia nessuno. Il film è infatti iperviolento e ipercinetico. Per come è realizzato Carter sembra, per certi versi, un videogame, con la telecamera che compie movimenti di macchina che si avvicinano e allontanano agli oggetti e alle persone. Se siete curiosi di conoscere le nostre impressioni su Carter (qui il trailer), proseguite nella lettura della nostra recensione.

Carter recensione

Carter. Apeitda

Indice 

Un ripetitivo e ultra violento spy action horror – Carter recensione 

Carter recensione

Carter. Apeitda

Le scene action di Carter sono dinamiche, con un’attenzione particolare a scontri in cui si enfatizza il sangue sullo schermo e la violenza. La visceralità di queste scene, se ha un effetto adrenalinico per alcuni versi, ne ha un altro che è senz’altro orrido, a tratti eccessivamente disturbante. Nel suo proseguimento il film coreano mostra anche un massiccio utilizzo di CG, che in realtà non è ben dosato ed è attuato con mezzi non molto professionali. La CG appare, sul finale, paradossale, con treni e macchine che volano senza seguire alcuna logica. Questo provoca un generale senso di noia nello spettatore durante queste sequenze action, piuttosto ripetitive, come appunto potrebbero esserlo quelle di un videogame. Il problema è che lo spettatore non ha in mano un joystick e i combattimenti risultano abbastanza prevedibili e privi di tensione, soprattutto perché l’imbattibilità del protagonista fa capire fin da subito che egli uscirà vincitore dagli scontri.

È ben diverso ad esempio dal pur adrenalinico e violento The Raid (2011) di Gareth Evans, in cui la vita del protagonista, in un palazzo popolato da orde di criminali ingaggiati per ucciderlo, è continuamente a rischio e quel rischio è sempre percepito dallo spettatore. Se la contaminazione tra i generi può essere intrigante e all’inizio piacevolmente spiazzante, dopo un po’ si comprende che in Carter viene messa troppa carne al fuoco e ciò appesantisce la visione del film. La componente spionistica poi è parecchio discutibile, pur essendo interessante dal punto di vista culturale. Si tratta, infatti, di intrighi fantascientifici che vedono coinvolti Usa, Corea del Sud e Corea del Nord; ma la plausibilità è del tutto esclusa. È pur vero che anche in James Bond (soprattutto nei film più datati) a volte le trame spionistiche erano di certo discutibili, ma in quel caso sopperiva l’ironia, del tutto assente in Carter

Una fanta-Guerra Fredda in Oriente – Carter recensione 

È interessante riflettere sul fatto che i sudcoreani  facciano un film in cui il protagonista sia un “eroe nazionale” nordcoreano, Carter, per l’appunto. Quest’ultimo, quasi una macchina programmata per uccidere, ricorda Il Soldato di Inverno (Captain America The Winter Soldier), in toni di una sorta di fanta-Guerra Fredda Orientale, in cui, alla fine dei giochi i cattivi son pur sempre i Nordcoreani, o meglio una frangia estrema di questi ultimi. Per quanto riguarda gli zombie, forse, a parte il riferimento occidentale (World War Z con Brad Pitt) viene in mente Train to Busan, film di Yeon Sang-ho, in cui per l’appunto un fantomatico virus trasforma i passeggeri di un treno in terribili zombie. Ovviamente lì le dinamiche horror fanno da padrone. A proposito di horror tra le scene che spiccano un po’ di più, quella iniziale ambientata in una piscina popolata da zombie nudi che aggrediscono famelicamente il protagonista.

La lotta è forsennata, orrida, iper sanguinolenta, il che potrebbe anche piacere agli amanti del genere. Poi, il minisipario thriller-horror sull’aereo, rappresenta l’unico momento del film in cui si introduce il sospetto e la suspense. Colpisce il fanatismo di uno dei cattivi: una spia, pronta a tutto, che lavora per l’America, cui pure viene dato un ruolo importante: è l’unico a mettere in difficoltà il protagonista. Afferma che in “America si respira aria di libertà” rispetto alla Corea del Nord e che in Corea del Nord “Non si vive da esseri umani”, da qui il suo tradimento. È forte dunque la stoccata alla Corea del Nord, pur essendo il protagonista un ex eroe nordcoreano (in verità da sempre una spia americana). Al di là della poca chiarezza degli intrighi, emerge in Carter l’idea per cui il Nord Corea pulluli di spie. Un velato messaggio di sfida, celato in un film action?

 

 

Caricamento...

Carter

Voto - 4.5

4.5

Voto

Lati positivi

  • Tecnica registica con telecamera iperdinamica che spiazza lo spettatore
  • La contaminazione dei generi in alcuni momenti del film funziona

Lati negativi

  • Scontri ripetitivi
  • Troppa carne al fuoco
  • Troppa serietà e poca verosimiglianza

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *