Come può uno scoglio: la recensione del film di Pio e Amedeo diretto da Gennaro Nunziante

Arriva al cinema Come può uno scoglio, nuovo film di Pio e Amedeo per la regia di Gennaro Nunziante

A distanza di un anno dal loro primo film insieme, Belli ciao, Pio e Amedeo tornano al cinema diretti da Gennaro Nunziante con il loro Come può uno scoglio (qui il trailer), in sala dal 28 dicembre distribuito da Vision Distribution. Gennaro Nunziante è il regista e sceneggiatore che ha fatto coppia fissa con Checco Zalone per quattro film campioni d’incassi in Italia. Dopo Quo vado? (2016) le strade di Nunziante e Zalone si separano, col primo che dirige Fabio Rovazzi ne Il vegetale e il secondo che passa dietro la macchina da presa con Tolo Tolo. Belli ciao segna la prima collaborazione tra Nunziante e il duo comico foggiano e se è vero che squadra vincente non si cambia (il film è stato un discreto successo al botteghino), il terzetto ci riprova con Come può uno scoglio, onestissima commedia che ha il merito non da poco di fare quello per cui è stata pensata: far ridere.

La comicità di Pio e Amedeo non è di quelle che incontrano il gusto di tutti, ma i due sanno esattamente cosa il pubblico cerchi e cosa gli spettatori che li apprezzano si aspettino di trovare in un loro film. Una chiarezza di intenti che, nelle mani di uno che la commedia sa dirigerla e che sa tenere il polso del pubblico in maniera altrettanto efficiente, può dare buoni frutti. In Come può uno scoglio c’è tutto il cuore del repertorio del duo foggiano, ci sono le esagerazioni comiche tipiche già portate sul piccolo e grande schermo e quella (vera o presunta) scorrettezza che li ha resi famosi e chiacchierati. E che Nunziante ha saputo ben orchestrare applicando una formula vincente già ampiamente codificata nei film con Zalone.

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Fremantle, Vision Distribution, in collaborazione con Sky

Indice:

La trama – Come può uno scoglio, la recensione

Siamo nella provincia di Treviso. Pio è un avvocato dal carattere remissivo in corsa come candidato sindaco, non tanto per aspirazione personale quanto per una strategia messa in atto dagli imprenditori locali che contano di manipolarlo a loro piacimento. È sposato con Borromea, ha due figli, e vive nella maestosa tenuta dei suoceri, i nobili Pasin, produttori di prosecco che, per usare un eufemismo, non lo stimano particolarmente. Quando suo padre muore Pio si ritrova a dover prendere in mano l’azienda di famiglia ed è in queste circostanze che fa la conoscenza di Amedeo, che ha avuto qualche problema con la giustizia e che il parroco del posto, don Boschin, ha fatto entrare nell’entourage del candidato sindaco come autista factotum. Amedeo è chiassoso, esuberante, decisamente fuori dagli schemi e il suo arrivo nella vita di Pio ne scombussola tutti gli equilibri. I due non hanno niente in comune ma è proprio grazie a questo incontro/scontro che Pio intraprende un vero e proprio viaggio alla ricerca di se stesso, che lo porterà a riprendere in mano le redini della sua vita uscendo dagli schemi che lo hanno sempre intrappolato.

“Di sabbia e di scoglio”

Il presupposto da cui prende le mosse Come può uno scoglio è dei più classici e tutta la prima parte del film è giocata sul paradosso comico degli opposti che si attraggono. Da una parte abbiamo Pio, un uomo dall’animo gentile e pacato, attentissimo all’apparenza, docile e comodamente incasellato nel ruolo del “fessacchiotto” da manipolare; dall’altra c’è Amedeo, grezzo e schietto, ex galeotto senza peli sulla lingua e senza freni, che le apparenze non sa nemmeno dove stiano di casa. Uomo “di sabbia” il primo, “di scoglio” il secondo, per citare una categorizzazione citata come esempio dal personaggio di Amedeo. Il contrasto è dei più evidenti e Gennaro Nunziante lascia che i due personaggi si rivelino a poco a poco con interazioni comiche immediate volte ad evidenziare al massimo le differenze. La bravura di Nunziante nel costruire e sviluppare i personaggi comici si rivela in maniera lampante soprattutto nel lavoro su Amedeo, mattatore della scena in tutta la parte iniziale.

Ed è un lavoro che ricorda da vicino quello già fatto sulle maschere comiche di Checco Zalone nei film in cui hanno collaborato. Dalla seconda metà in poi il personaggio di Pio emerge con maggior forza, passando da una sorta di spalla che serve a spingere sull’espediente comico del contrasto a motore che serve a far emergere il cuore del film. Perché come da migliore tradizione i due opposti alla fine non solo si attraggono e diventano grandi amici ma scoprono di avere molte più cose in comune di quante pensavano e, insieme, evolvono e migliorano. E se magari chi nasce tondo non può morire quadrato, di certo chi per tutta la vita è stato costretto ad essere di sabbia può, con l’aiuto di un buon amico, diventare di scoglio.

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Fremantle, Vision Distribution, in collaborazione con Sky

Una commedia onesta, con un’idea e un pizzico di cuore – Come può uno scoglio, la recensione

Lo abbiamo detto all’inizio, Come può uno scoglio è una commedia onesta, limpida e coerente. E questo, al di là dei gusti e delle preferenze personali e soggettive, è un dato oggettivo che si riscontra senza fatica. La struttura è solida, le svolte della trama si sviluppano in maniera del tutto coerente e il ritmo è incalzante. Senza contare che quello di Gennaro Nunziante è un film che funziona anche dal punto di vista tecnico e della veste estetica. L’obiettivo è uno ed è portato avanti dall’inizio alla fine: Come può uno scoglio persegue l’intento dell’intrattenimento puro e senza troppe pretese. Pio e Amedeo, autori della sceneggiatura insieme allo stesso Nunziante, piazzano nell’economia del racconto qualche stoccata a tutti quei mali, piccoli e grandi, della solita “Italietta” che tutti conosciamo.

Prese in giro mai troppo cattive, piuttosto furbette e che magari non affondano come dovrebbero, ma fortunatamente nemmeno troppo triviali o, peggio ancora, eccessivamente moraliste. Non tutte le battute funzionano e non tutte le trovate sono efficaci e, soprattutto nella seconda metà, il film gira a vuoto in più punti. Specie quando il focus si allontana dai due protagonisti per abbozzare linee narrative parallele aperte e mai chiuse o per tentare di dare definizione (o una maggiore rotondità) a personaggi secondari senza mai crederci fino in fondo. È il caso di Borromea, la moglie di Pio interpretata da Francesca Valtorta, che avrebbe meritato uno spazio maggiore. Al netto di alcune incertezze e al di là del legittimo gusto personale che potrebbe respingere chi non apprezza il duo comico foggiano, Come può uno scoglio è un film con un’idea, che non si nasconde dietro a un dito e che fa della risata (sguaiata e anch’essa legittima) il suo vessillo principale. Con un pizzico di cuore che, soprattutto durante le feste, calza a pennello.

come puo uno scoglio

Fremantle, Vision Distribution, in collaborazione con Sky

 

Come può uno scoglio

Voto - 6

6

Lati positivi

  • Una commedia onestissima che persegue con coerenza il suo (nobilissimo) intento principale: intrattenere
  • Come può uno scoglio è un film con un'idea e un messaggio, convincente anche dal punto di vista tecnico e della veste estetica

Lati negativi

  • La seconda parte soffre di alcune incertezze e forzature
  • Lo scarso sviluppo dei personaggi secondari

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