Dope Thief: recensione della serie tv di Apple TV+
La prima serie tv scritta da Peter Craig è una storia sull'amicizia, sul senso di comunità, sul bisogno che abbiamo gli uni degli altri.
Se c’è qualcosa che si può dire di Peter Craig è che è indubbiamente uno sceneggiatore poliedrico. C’è la sua firma dietro alle sceneggiature di Hunger Games: il canto della rivolta, The Batman e Top Gun: Maverick, così come per il soggetto e la sceneggiatura de Il Gladiatore II. Dope Thief è la sua prima serie tv e la sua esperienza cinematografica è palpabile. Tratto dall’omonimo romanzo di Dennis Tafoya, Dope Thief ne prende solo ispirazione per parlare di tutt’altro. Il libro di Tafoya è infatti uscito nel 2009, mentre Craig si è focalizzato su cosa sia cambiato e su cosa sia rimasto uguale negli Stati Uniti post pandemia.
Indice
La trama – Dope Thief, la recensione

Dope Thief. Night Owl Stories, Scott Free Productions, Apple Studios.
Siamo nel 2021. Ray e Manny si conoscono da una vita e hanno condiviso qualsiasi esperienza, qualsiasi fascia d’età diventando, anche da adulti, inseparabili. Non stupisce quindi che i due vivano insieme anche la pandemia, tentando di sopravvivere come meglio possono a tutti i cambiamenti profondi che la società ha subito durante gli anni di lockdown e pandemia. Dope Thief parla proprio di questo. Di disparità sociale che diventa ancora più divisiva in periodi di crisi, ma anche di resistenza, di come una grossa fetta di persone, le più emarginate, hanno tentato di non annegare.
Ray e Manny si ritrovano senza soldi, senza lavoro e senza molto da perdere. Decidono quindi di fingersi degli agenti della DEA e di derubare degli spacciatori di droga che infestano le strade di Philadelphia. Un lavoro facile che porta con sé soldi altrettanto facili senza che nessuno si faccia male. Tutto cambia quando rapinano la persona sbagliata e rivelano erroneamente uno dei più grandi traffici di droga della East Coast.
L’America come ritratto delle disparità sociali – Dope Thief, la recensione

Dope Thief. Night Owl Stories, Scott Free Productions, Apple Studios.
Dope Thief parte da una trama cara al tipico crime-drama, ma con un twist che rende l’intera serie interessante e atipica. Al centro della narrazione ci sono i due elementi portanti. Il primo è il ritratto di un’ America divisa in cui le disparità sociali sono ancora più profonde. La pandemia e i lockdown hanno evidenziato dinamiche che erano già presenti. I privilegiati sono riusciti a vivere quel periodo in modo più sereno, senza doversi preoccupare dell’assenza di lavoro, di dover restare confinati in casa, senza la paura della malattia che serpeggiava.
Tutte le altre classi sociali, al contrario, hanno visto i loro problemi inasprirsi. È quel che capita ai due protagonisti (interpretati dai bravissimi Wagner Moura e Brian Tyree Henry) che si vedono costretti ad inventarsi un lavoro, a dover ricorrere alla criminalità per riuscire a tirare avanti.
Fratellanza e amicizia – Dope Thief, la recensione
La seconda peculiarità che rende Dope Thief così anomala rispetto ad altre produzioni simili è proprio la coppia protagonista. Peter Craig non è nuovo a scrivere di mascolinità e di rapporti fraterni, ne ha dato prova specialmente con l’ultimo Top gun, ma con Dope Thief raggiunge un ulteriore livello di profondità. Ray e Manny sono profondamente legati, ma soprattutto si vogliono bene e non hanno paura di dimostrarlo, di dirlo. Outsider entrambi, hanno costruito una loro bolla in cui non solo sopravvivere, ma in cui riuscire a galleggiare, a godere delle piccole cose. Almeno finché non si ritrovano nei guai, ma assieme.
In conclusione – Dope Thief, la recensione

Dope Thief. Night Owl Stories, Scott Free Productions, Apple Studios.
Dope Thief è un racconto dolceamaro che fa del sentimentalismo e dell’emotività della coppia protagonista il suo fiore all’occhiello. La scrittura è delicata quanto spietata, la regia ci prende per mano e ci accompagna tra i quartieri di una città in piena pandemia abitata da reietti, da persone dimenticate e abbandonate da una società che continua a proteggere chi già gode di un’ottima posizione sociale e lascia indietro chi ha bisogno di aiuto.
Philadelphia è lo scenario perfetto per una pièce sull’amicizia, sul senso di comunità, sul bisogno che abbiamo gli uni degli altri. Sebbene il lockdown e la pandemia li abbiamo lasciati alle spalle, i messaggi ripresi da Craig e portati sul piccolo schermo sono effettivamente perfetti per il periodo storico descritto e non fanno sembrare Dope Thief una serie uscita fuori tempo massimo.
Dope Thief
Voto - 8
8
Lati positivi
- La coppia protagonista ha un'alchimia perfetta
- La scrittura delle tematiche trattate
Lati negativi
- Alcuni episodi sono meno riusciti di altri