Eyes of Wakanda: la recensione della nuova serie animata Disney+

La serie prequel di Black Panther è un viaggio nel tempo tra mito e Storia, con qualche idea interessante

Se dopo Ironheart non siete ancora sazi di prodotti targati Marvel su Disney Plus dal primo agosto è disponibile la serie d’animazione Eyes of Wakanda. Una miniserie (quasi) antologica che rimette al centro dei suoi quattro episodi il Wakanda di Black Panther da una prospettiva inedita, riscrivendo, in una sorta di ibrido tra prequel e spin-off, romanzo storico e spy story, la storia e il mito in un viaggio attraverso i secoli alla ricerca di potenti artefatti perduti.

Prodotta, assieme a Marvel Animation, da Ryan Coogler (Black Panther e Black Panther: Wakanda Forever) e dalla sua Proximity Media e sviluppata dal suo stretto collaboratore Todd Harris, Eyes of Wakanda continua così la tradizione degli spin-off animati di grandi franchise inaugurata da Disney (Tales of the Jedi per quanto riguarda Star Wars, la stessa What If…? per restare in casa Marvel) unendola a esperimenti “glocal” già visti in titoli come Kizazi Moto e a successi recenti come il film d’animazione Predator: Killer of Killers. Il risultato è una serie che, pur non osando particolarmente né sul piano narrativo né su quello formale, si dimostra compatta e ricca di spunti interessanti.

Indice:

Trama – Eyes of Wakanda recensione

La Creta del 1200 a.C, la Grecia della guerra di Troia, la Cina del 1400 e l’Etiopia in guerra del 1896. Quattro epoche, quattro luoghi e quattro storie diverse per raccontare le azioni leggendarie di altrettanti mitici Hatut Zaraze, un corpo speciale di agenti wakandiani incaricato di trovare, in ogni angolo del mondo, tutti gli artefatti di Vibranio (la materia prima di origine aliena su cui si fonda tutta la tecnologia del Wakanda) appartenenti al loro popolo e trafugati nel corso dei secoli.

Tra eroi leggendari, vecchie conoscenze e scontri a colpi di tecnologia e superpoteri, gli Hatut Zaraze si faranno così strada tra regni in declino e personaggi ostili, senso del dovere e dubbi su un isolamento, quello dell’ipertecnologico stato del Wakanda, forse deleterio. Un viaggio nel tempo irto di ostacoli e destinato a mettere a dura prova i suoi quattro tenaci protagonisti, pronti a sacrificare tutto per la propria nazione e la propria identità.

Eyes of Wakanda recensione

Eyes of Wakanda. Marvel Studios Animation

Eterni ritorni

Nemmeno il tempo di archiviare la sua Ironheart (e una protagonista, Riri Williams, che con Black Panther e il suo Wakanda aveva più di un punto di contatto) che ecco Disney Plus tornare alla carica con una nuova avventura ambientata ancora una volta non solo nel Marvel Cinematic Universe ma proprio nel paese ipertecnologico del fu re T’Challa.

Un’operazione non nuova per la piattaforma che, tra spin-off animati come Tales of the Jedi (di cui questo Eyes of Wakanda ne ricalca la struttura, ambientando ogni episodio in un’epoca diversa e con protagonisti differenti) ed esperimenti glocal volti a promuovere la cultura e l’arte africana come Kizazi Moto, riprende le fila di un universo narrativo sempre più approfondito anche nella sua veste animata (What If…?, I Am Groot, Il vostro amichevole Spider-Man di quartiere, X-Men ’97), ridefinendone il ruolo e il suo impatto sulla Storia e sul mondo che lo circonda.

Eyes of Wakanda recensione

Eyes of Wakanda. Marvel Studios Animation

A spasso nel tempo

Dai pirati del mar Egeo e dai loro misteriosi capitani alla Grecia mitica di Achille e Ulisse, dalla Cina della leggendaria K’un-Lun fino alla guerra coloniale d’Etiopia, il Wakanda, in questa serie, diventa così una presenza occulta nella storia (e nei miti) dell’umanità, celata agli occhi del mondo ma pronta a intervenire quando necessario. Operando segretamente per mezzo dei suoi agenti e riscrivendo la storia e il mito per come li abbiamo sempre conosciuti.

È proprio questa trovata, in fondo, a costituire l’essenza stessa della serie creata da Todd Harris. Fondendo assieme Storia e genere supereroistico, avventura e spy story Eyes of Wakanda ha infatti la possibilità di esplorare luoghi ed epoche diverse, momenti del passato ma anche squarci sul futuro, giocando, oltre che con lo stesso MCU (i riferimenti ovviamente non mancano, pur restando contenuti), con eventi e miti celebri visti per la prima volta sotto una luce inedita.

Eyes of Wakanda recensione

Eyes of Wakanda. Marvel Studios Animation

Impegno e intrattenimento

Una serie, quindi, che raccoglie l’eredità di Black Panther a partire da temi quali identità culturale e colonialismo (qui citato esplicitamente nell’episodio della guerra tra Etiopia e Italia), retaggio ancestrale e apertura verso il futuro. Nella sua ricerca di oggetti trafugati e divenuti simbolo di potere per altri regni Eyes of Wakanda prende infatti di petto proprio il discorso anticoloniale, parlando, più o meno esplicitamente, di un paese, l’Africa, depredato nei secoli di tutte le sue risorse e della sua stessa identità.

Un sottotesto politico, questo, che però non fagocita mai una narrazione capace di mantenere sempre alto il suo tasso di intrattenimento, anche grazie a un’animazione dinamica e funzionale, in grado di essere all’occorrenza evocativa e pittorica, concreta e fluida. Un esito senz’altro felice, che conferma quanto spesso i prodotti seriali targati Marvel Animation siano superiori alle loro controparti live action, ancora carichi di quella fantasia e inventiva che altrove pare spesso latitare.

Eyes of Wakanda

Voto - 6.5

6.5

Lati positivi

  • L'idea della “task force” in cerca degli artefatti funziona e permette di esplorare luoghi e tempi diversi, riscrivendo in maniera (più o meno) originale storia e mito
  • L'animazione, sebbene non si scosti troppo da altri titoli simili, è fluida ed evocativa quanto basta

Lati negativi

  • A differenza di altri prodotti seriali più particolari, la serie non ha un'identità stilistica forte che la distingua davvero da ciò che la circonda

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