The Wonderful Story of Henry Sugar: recensione del corto di Wes Anderson – Venezia 80

Che succede a Wes Anderson? Lo stile che lo contraddistingue sta divorando il suo cinema o c'è qualcosa in più al di sotto?

Dopo il passaggio a Cannes con il suo ultimo film Asteroid City, ancora inedito in Italia, Wes Anderson torna alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia con The Wonderful Story of Henry Sugar, di cui vi proponiamo la recensione. Primo adattamento di una serie di racconti di Roald Dahl in arrivo su Netflix, Henry Sugar è un mediometraggio di circa 40 minuti a cui ne seguiranno altri 3 di durata inferiore, prodotti e distribuiti sempre da Netflix. È da Fantastic Mr. Fox che il regista non torna sugli scritti di Dahl e questa volta lo fa con uno stile decisamente diverso rispetto a quanto fatto in passato.

L’ultimo Anderson non è infatti così apprezzato e l’estremizzazione del suo stile è da molti vista come una mancanza di idee, rifugiandosi nella forma che tanto è amata dai fan e che lo ha reso noto al grande pubblico. Non è chiara la direzione in cui il suo cinema sta andando, ma così come è difficile provare a dare un’interpretazione a questa nuova deriva, sarebbe fin troppo facile liquidare un autore del genere associando i suoi ultimi progetti all’assenza di creatività. 

henry sugar recensione

The Wonderful Story of Henry Sugar, American Empirical Pictures,
Indian Paintbrush

Indice

Trama: che noia essere ricchi – Henry Sugar, recensione

Henry Sugar è un uomo ricchissimo, che non ha mai dovuto lavorare per accumulare il suo patrimonio. La sua vita è un continuo passare da una villa all’altra, discutendo del nulla con una massa di ricconi più annoiati di lui. La sua unica passione sono le scommesse, il brivido della sconfitta è l’emozione più forte per una persona che non ha mai perso e per questo motivo Henry scommette su tutto. Non c’è criterio o logica dietro le sue scommesse, soltanto azzardo e a lungo andare anche quello perde valore rischiando di annoiare. 

Durante una delle sue futili visite all’ennesimo riccone nullafacente, un minuscolo libricino azzurro nascosto in una gigantesca biblioteca attira la sua attenzione. In quel libro è narrata la storia di un uomo che sapeva vedere senza utilizzare gli occhi, un miracolo all’apparenza o una truffa per i più scettici. Dopo anni di noia, qualcosa desta finalmente l’attenzione del signor Sugar, che potrebbe aver trovato lo stratagemma definitivo per vincere ogni scommessa.

henry sugar recensione

The Wonderful Story of Henry Sugar, American Empirical Pictures,
Indian Paintbrush

Ignavia e overthinking – Henry Sugar recensione

In maniera simile al lavoro precedente, Henry Sugar è paradossalmente un film anti-cinematografico in cui i personaggi non sono più personaggi ma narratori della propria storia, non infrangono la quarta parete ma guardano e si rivolgono direttamente al pubblico, quasi come se questa fantomatica quarta parete non fosse mai esistita. In un gioco metanarrativo, il regista crea una struttura a matrioska (già presente in Asteroid City) in cui una storia ne narra un’altra, che ne narra un’altra ancora: il racconto, nel racconto, nel racconto. Le immagini sono subordinate ai dialoghi dei personaggi e piuttosto che mostrare ciò che accade, viene detto, quasi come fosse un audiolibro, nel mentre i set, sempre più falsi e volutamente artificiali, diventano puro sfondo della vicenda, evocativi ma mai funzionali.

Tutti i trucchi sono svelati, non c’è magia ma solo un’impostazione teatrale ricercata al punto tale da vedere membri della troupe che spostano pezzi di set nel mentre i narratori-personaggi, descrivono ciò che invece dovrebbe essere messo in scena. Come dicevamo nell’introduzione di questa recensione, Henry Sugar è un film il cui intento non è chiaro: Wes Anderson adora Dahl tanto da non volerne modificare le parole o c’è qualcos’altro sotto? Provando a giocare d’interpretazione, il regista sembra effettuare un lavoro di sottrazione, in contrapposizione con l’eccesso estetico che domina nella maggior parte dei prodotti della Hollywood recente. Non c’è la volontà di rendere credibile quanto visto, anzi al contrario si cerca di annullare del tutto la sospensione dell’incredulità e svelare ogni tecnica nel tentativo di rimettere la narrazione sul gradino più alto del podio.

Ma si può parlare davvero di narrazione? La mera descrizione dei fatti, estremizzata a tal punto da portare i personaggi a parlare di sé in terza persona, in un tentativo di dialogo con lo spettatore piuttosto che con chi condivide davvero lo spazio scenico, sancisce l’inutilità dello stesso spazio scenico arrivando non richiedere neanche più la visione di un prodotto del genere, forse ne basterebbe solo l’ascolto. Ma allora a che pro realizzare un prodotto audiovisivo? Non a caso l’intero film si basa sulla peculiare abilità di riuscire a vedere senza l’utilizzo degli occhi e in quest’ottica il tanto discusso “you can’t wake up if you don’t fall asleep” di Asteroid City potrebbe assumere un significato diverso. La costruzione teatrale delle scenografie ha segnato la filmografia di Anderson che adesso sembra stia facendo regredire il suo cinema ad un grande palcoscenico in cui regna l’artificio e i personaggi diventano attori, avvicinandosi però allo spettatore anziché allontanarlo, portandolo all’interno di un cinema-teatro in cui tutto è finto e per questo più concreto, reale. Chissà però se il pubblico apprezzerà il “nuovo Wes” o sarà respinto da questi proto-audiolibri. Io personalmente non so ancora da che parte schierarmi, ma tutto sommato mi sono divertito.

henry sugar recensione

The Wonderful Story of Henry Sugar, American Empirical Pictures,
Indian Paintbrush

The Wonderful Story of Henry Sugar

Voto - 6

6

Lati positivi

  • Il tutto è divertente e molto leggero

Lati negativi

  • Il rischio audiolibro non è mai stato così vicino

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *