Immaculate – La prescelta: la recensione del film di Michael Mohan con Sydney Sweeney

Sydney Sweeney straordinaria protagonista di Immaculate - La prescelta, al cinema dall'11 luglio: la nostra recensione

È al cinema dall’11 luglio Immaculate – La prescelta, nuovo horror diretto da Michael Mohan che fa parte di un filone molto popolare, in particolare da qualche anno a questa parte: quello della cosiddetta nunsploitation. Da The Nun a Omen – L’origine del presagio passando per Sorella Morte, le suore hanno conquistato il panorama horror contemporaneo. Ed è proprio una giovane suora, come nel recente L’origine del presagio, la protagonista di Immaculate, interpretata da Sydney Sweeney, che con un film di cui è anche produttrice si impone sulla scena come nascente (e promettente) scream queen. Sweeney si avvicina al progetto nel 2014, appena diciassettenne, quando fa un provino per il ruolo principale e il film ha una sceneggiatura ancora diversa da quella definitiva. Il tutto si conclude in un nulla di fatto ma dieci anni dopo la stessa Sweeney assume il ruolo di produttrice, oltre a quello di protagonista, contatta lo sceneggiatore per una revisione dello script e il progetto prende il via con al timone Michael Mohan, che ha già diretto la star di Euphoria in The Voyeurs. Ma qual è la trama di Immaculate? Vediamo qui di seguito la sinossi ufficiale prima di passare alla nostra recensione.

Sydney Sweeney (Tutti tranne te, Euphorua, The White Lotus) interpreta Cecilia, una giovane suora americana profondamente religiosa, che viene chiamata per trasferirsi in un convento remoto nella splendida campagna italiana. Quello che sembra un caloroso benvenuto si trasforma rapidamente in un incubo, quando Cecilia scopre che il convento nasconde segreti oscuri e orrori innominabili. Tra le antiche mura si celano forze maligne che minacciano di trascinarla nell’abisso della follia.

Indice:

90 minuti (forse troppo) serrati – Immaculate recensione

Religione e horror vanno spesso e volentieri a braccetto, soprattutto se la religione in questione è quella cattolica, con tutto il suo portato. Immaculate non fa eccezione, con Michael Mohan che, a partire da una sceneggiatura firmata da Andrew Lobel, sceglie uno sperduto e sinistro convento delle campagne italiane adibito a hospice per anziane suore in fin di vita come teatro per raccontare la parabola della protagonista e impostare una serie di riflessioni sul corpo femminile e sulla negazione del diritto di disporne liberamente, sul patriarcato e sulla libertà di scelta. Riflessioni interessanti e fertili che però restano un po’ troppo in superficie, appena accennate e suggerite, senza che la storia trovi il tempo adeguato per portarle avanti e indagarle. Quelli di Immaculate sono 90 minuti serrati, in cui il ritmo ha una buona tenuta e la narrazione procede spedita e incalzante, peccando solo laddove all’introduzione di personaggi complessi (anche secondari, come quello di Benedetta Porcaroli) non fa seguito un’analisi adeguata.

La sceneggiatura è quindi troppo debole per affrontare le tematiche di genere e quelle legate alla sfera della fede, delle ragioni per credere, dei dubbi e delle imposizioni. Il personaggio di Cecilia, che presta il fianco a una riflessione metatestuale sul corpo femminile e l’oggettificazione attraverso la scelta di Sydney Sweeney e la sua storia personale, resta con una sorta di potenziale inespresso, così come quello della ribelle novizia Gwen (Porcaroli) e quello dell’opprimente e ambiguo Padre Tedeschi di Alvaro Morte (Il professore di La casa di carta).

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Immaculate – La prescelta. Black Bear Pictures, Fifty-Fifty Films

Sydney Sweeney come nuova fenomenale scream queen – Immaculate recensione

Sydney Sweeney porta sulle spalle gran parte della storia e la sua è un’interpretazione sbalorditiva. Immaculate è una vetrina importante per Sweeney che, anche produttrice, dimostra di essere pronta per essere consacrata nell’olimpo delle scream queen, senza niente da invidiare alla già navigata e altrettanto talentuosa Mia Goth. La regia di Michael Mohan, che procede senza intoppi e (per fortuna) senza abusare dei soliti jumpscare, si muove con mestiere tra un’attenzione particolare all’esaltazione di atmosfere cupe e claustrofobiche e un’apprezzabilissima “ossessione” per gli occhi di Sydney Sweeney. I frequenti primi piani esaltano gli occhi di Sweeney e la loro gamma di espressioni, dalla dolcezza più pura alla rabbia più ferina passando per un repertorio pressoché infinito di sfumature di paura. Solo di puro talento ed espressività Sweeney racconta alla perfezione la parabola della sua suor Cecilia da incarnazione dell’innocenza alla trasformazione nel più spietato degli angeli vendicatori. Nel mezzo un “miracolo” fatto di manipolazione, oppressione e sangue.

E il sangue non manca, con soluzioni visive estreme e un certo gusto per il raccapricciante che non mancherà di incontrare le preferenze degli spettatori dagli stomaci più forti. Immaculate procede in climax e se la prima ora soffre di alcuni difetti di sceneggiatura e di uno sviluppo non sempre adeguato alle ambiziose premesse, il terzo atto è un tripudio fenomenale che gioca in maniera azzeccatissima (e piuttosto creativa) con le simbologie legate alla fede. Fino ad arrivare a un finale disturbante e scomodo in cui il talento di Sweeney, letteralmente, esplode. Sydney Sweeney gioca in maniera intelligente e sottile tutte le sue carte, sfruttando – col coltello dalla parte del manico – una sensualità innata di cui è in pieno potere con un personaggio che è l’inveramento, almeno nelle fasi iniziali, dell’innocenza e la purezza. Fiore all’occhiello di Immaculate è anche la fotografia di Elisha Christian, che padroneggia l’illuminazione naturale e sfrutta al massimo la suggestione dei giochi di luce e ombra per creare atmosfere sospese colme di tensione. Al cinema dall’11 luglio con Leone Film Group (qui il trailer).

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Immaculate – La prescelta. Black Bear Pictures, Fifty-Fifty Films

Immaculate - La prescelta

Voto - 6.5

6.5

Lati positivi

  • Con una prova fenomenale Sydney Sweeney si impone come nuova scream queen
  • La fotografia di Elisha Christian

Lati negativi

  • Alcuni colpi di scena non saranno così imprevedibili per gli spettatori più avvezzi
  • Alcune tematiche importanti restano un po' troppo in superficie

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