In the hand of Dante: recensione del film di Julian Shnabel con Oscar Isaac
La nostra recensione di In the hand of Dante, il nuovo film sul Sommo Poeta di Julian Shnabel con Oscar Isaac
È stato presentato, purtroppo, all’ottantaduesima edizione del Festival del Cinema di Venezia, il nuovo film di Julian Schnabel, In the hand of Dante, con protagonista Oscar Isaac, accompagnati in questo viaggio tra passato e presente da colleghi quali Gerard Butler, Gal Gadot, Al Pacino, Martin Scorsese, Jason Momoa e attori italiani come Sabrina Impacciatore, Lorenzo Zurzolo e Claudio Santamaria. Abbiamo iniziato il nostro articolo con “purtroppo” perché ciò che è stato mostrato al cinema durante il Festival è tutt’altro che un lavoro memorabile e godibile alla vista: anzi è un prodotto incredibilmente sconclusionato e difficile da portare a termine e digerire alla fine dei suoi 151 minuti.
Indice
- La trama
- L’attesa e la delusione
- Personaggi mal scritti
- Scelte stilistiche discutibili
- Dante sul grande schermo
- Conclusioni
La trama – In the hand of Dante recensione

Infinitum Nihil, MeMo Films e Twin Productions
Il protagonista di In the hand of Dante è Nick (Oscar Isaac), uno scrittore e filologo innamorato, quasi ai limiti dell’ossessione, di Dante e della sua Commedia. Un giorno viene chiamato dalla mafia per autenticare un manoscritto, proprio quello che si credeva fosse inesistente: la prima versione di una delle opere più incredibili della cultura italiana, la Commedia, per l’appunto. Deciso a collaborare con i suoi mandanti, Nick autentica l’opera, per poi tradire la mafia fuggendo insieme alla donna che ama, Giulietta (Gal Gadot), portando con sé il volume dall’inestimabile valore.
Questo gesto scatena una “pericolosa” caccia all’uomo, in un’avventura che intreccia passato e presente. Mentre la storia di Nick si evolve, infatti, sullo schermo si susseguono anche alcune scene ambientate nei primi anni del 1300, quando Dante – il Sommo Poeta – era ancora in vita, nel periodo dell’esilio, coincidente con la scrittura e pubblicazione del suo capolavoro.
L’attesa e la delusione – In the hand of Dante recensione
Quando è arrivata la notizia della presentazione ufficiale – tra gli altri grandi nomi a Venezia – di In the hand of Dante, un film dedicato, in un certo qual modo, al poeta che gli italiani decantano con così tanto orgoglio in tutto il mondo, l’entusiasmo e la paura hanno raggiunto vette così alte da arrivare fino ai cerchi del Paradiso, per poi sprofondare simultaneamente fino al centro dell’Inferno, verso Lucifero, una volta finita tutta la lunga, lunghissima proiezione.
Non scherziamo quando diciamo che ciò che si subisce in sala, durante la visione di In the hand of Dante, è una tortura senza armi. Riuscire a trovare anche una sola cosa che funzioni in questo film è cosa arduo, se non addirittura impossibile. E dire che l’incipit da cui si parte non era neanche così malvagio: tutti sono convinti che il manoscritto della Commedia di Dante non esista, finché qualcuno non lo trova per puro caso. Una coppia, formata da Oscar Isaac e Gerard Butler, lo ruba e da lì parte una caccia all’uomo per impossessarsi di un oggetto di inestimabile valore, capace di rendere chiunque immensamente ricco. Il problema, però, è tutto il resto: dalla scrittura dei personaggi, ai colori, alla sceneggiatura, ai dialoghi. Tutto da buttare.

Infinitum Nihil, MeMo Films e Twin Productions
Personaggi mal scritti – In the hand of Dante recensione
Il primo grande difetto di In the hand of Dante è la presenza dei troppi personaggi, tra quelli americani che si spacciano italiani e quelli italiani palesemente in imbarazzo per le battute recitate, il film si popola di volti noti che non hanno alcuna coerenza tra loro. Oscar Isaac – a Venezia anche per la sua interpretazione magistrale nei panni del dottore Viktor Frankestein nel film di Guillermo del Toro – qui è ridotto a uno scrittore insipido e senza sostanza e un Dante snaturato della sua grandezza, al limite del ridicolo. Il suo talento viene qui messo a dura prova, nonostante il suo sia l’unico personaggio davvero utile ai fini della trama, a differenza di tutti gli altri.
A partire da Gerard Butler, il cui unico scopo è quello di apparire come il gangster che uccide chiunque senza voltarsi mai indietro, con un’acconciatura bicolore innaturale e grottesca, resa ancora peggiore dall’effetto in bianco e nero. Gal Gadot, a sua volta, ha un ruolo completamente inutile: una Giulietta nel presente e una Gemma Donati nel passato che fanno solo rabbrividire per la monoespressività dell’attrice. Potremmo citare anche tutti gli altri nomi – stranieri e italiani – che appaiono nel film senza alcuna utilità: dal cameo di Al Pacino, passando per Jason Momoa (che in una scena strappa almeno una risata), fino a un irriconoscibile Martin Scorsese.
Scelte stilistiche discutibili – In the hand of Dante recensione
I veri problemi di In the hand of Dante però sono le scelte stilistiche e di sceneggiatura che hanno portato in scena un progetto brutto come pochi film nella storia del cinema. Non è ben chiaro il motivo per cui il regista abbia deciso di rappresentare il presente interamente in bianco e nero, creando una strana contrapposizione con il passato di Dante, girato invece a colori. Quei colori, privi di luminosità e molto simili a quelli utilizzati dai pittori tardomedievali, potevano essere un punto di forza, considerando che Shnabel è anche pittore. Invece anche questo elemento viene reso inefficace. Ma perché rendere il presente in bianco e nero? Qual era l’obiettivo? Non esistevano altri esperienti per distinguere presente e passato?
Dante sul grande schermo – In the hand of Dante recensione
Altro grande problema è il modo in cui la figura di Dante è stata portata sul grande schermo. Le scene ambientate nel 1300 non aggiungono nulla alla trama del presente, se non minuti superflui a un brodo già insipido. Dante – rappresentato con la sua tunica rossa e la corona d’alloro – è qui ridotto a un uomo tormentato, diviso tra l’amore per la moglie e quello per la donna che lo ha sempre rifiutato, ispirandogli opere come La Vita Nova e la Divina Commedia. L’amore per Beatrice, però, è reso in maniera carnale, perdendo tutta la poetica dantesca e i veri motivi che hanno portato il Poeta a scrivere.
Conclusioni – In the hand of Dante recensione
La sceneggiatura, infine, è così slegata da sembrare composta da due o tre film separati, ciascuno scritto male e rappresentato peggio. In conclusione, In the Hand of Dante è un film che non fa altro che offendere e infangare la figura del Sommo Poeta. Viene naturale, una volta finita questa tortura, citare Schnabel in tribunale e chiedergli un risarcimento per danni morali. In the Hand of Dante uscirà prossimamente al cinema.
In the hand of Dante
Voto - 2
2
Lati positivi
Lati negativi
- Film eccessivamente lunghi e pesanti
- Sconclusionato e frammentato: la sceneggiatura sembra composta da più film separati e mal collegati
- Troppi personaggi inutili e poco credibili, inclusi i cameo fuori luogo
- Oscar Isaac sprecato in un ruolo insipido e Dante ridicolizzato e snaturato
- Le scene su Dante nel 1300 non aggiungono nulla, ma allungano solo inutilmente il film
- Rappresentazione dell’amore di Dante per Beatrice ridotto a mera carnalità, perdendo la poetica originaria