L’amica: recensione del nuovo thriller originale Netflix

L'agente Manuela Pelari ritorna in questo prequel di Perdida – Scomparsa

Negli ultimi anni Netflix ha dato grande visibilità a film prodotti in paesi esteri che altrimenti non ne avrebbero avuta e questa volta è il turno dell’Argentina. L’amica, di cui vi proponiamo la nostra recensione, è un thriller poliziesco tratto dai romanzi di Florencia Etcheves. Prequel del film Perdida – Scomparsa, prodotto da Netflix, la pellicola racconta il primo incarico dell’agente di polizia Manuela “Pipa” Pelari, interpretata da Luisana Lopilato.

Questa volta Pipa dovrà indagare su due casi diversi: da un lato la misteriosa morte di una giovane ragazza, e dall’altro il sospetto che il suo partner possa aver commesso un brutale omicidio. Alejandro Montiel, dopo il primo film, torna dietro la macchina da presa per dirigere questo prequel, stavolta però con meno successo. La pellicola, infatti, pone lo spettatore dinanzi a due misteri e nel tentativo di aumentare la curiosità finisce per essere noiosa e fin troppo confusionaria.

Indice

Trama: i due misteri si infittiscono – L’amica, la recensione

In questo prequel, Manuela Pelari (Luisana Lopilato) non è l’agente che abbiamo conosciuto in Perdida. Ancora non promossa al grado di detective, si ritrova a dover risolvere due misteri; il suo partner, Francisco Juanez (Joaquin Furrel), è un rinomato detective che però ha perso della moglie, uccisa durante una rapina. I due si imbatteranno nell’omicidio in casa di una giovane ragazza che viveva con altre due persone.

Durante gli interrogatori con i sospettati, però, Pipa viene contattata dal procuratore e informata della morte di Patricio Galvan, l’assassino della moglie di Juanez. Così la detective si ritroverà a indagare sul suo nuovo partner, sospettato di omicidio, e a non poter contare sulla sua fiducia. Nel mentre, le indagini sulla ragazza continuano; Pipa conoscerà il mondo della corruzione e arriverà a capire cosa vuol dire essere un agente della polizia e il rischio che comporta, cercando di risolvere due casi del tutto scollegati tra loro.

“Così de botto, senza senso” – L’amica, la recensione

Come detto nell’introduzione della nostra recensione, L’amica presenta due diversi misteri da risolvere. Paradossalmente la scelta di dividere la narrazione su due piani rappresenta il lato più interessante, ma anche il peggior difetto del film. In un thriller, ciò che manda avanti la storia è l’intrigo, il mistero da risolvere; se questo viene meno inevitabilmente lo spettatore perde interesse. L’amica presenta una narrazione troppo dispersiva; man mano che si va avanti nel film, piuttosto che essere vicini alla soluzione si è solo più confusi. Inoltre, per risollevare l’attenzione dello spettatore, sono stati inseriti vari colpi di scena che però non hanno effetto e appaiono solamente come incredibili forzature. Questi risvolti fanno sì che la pellicola contraddica se stessa; più e più volte il colpevole viene smascherato per poi scoprire che c’è un altro indizio che conduce ad un’altra persona.

Se in un primo momento ciò potrebbe essere interessante, reiterare due, tre o quattro volte lo stesso colpo di scena non serve a nulla. Inoltre nel tentativo di rimediare al caos creato, spesso i personaggi parlando tra di loro iniziano a spiegare cosa sta accadendo come se stessero chiacchierando con lo spettatore. Di per sé la pellicola fatica a creare suspense o adrenalina e inserire i cosiddetti “spiegoni” non aiuta per niente. Come se non bastasse, poi, nella seconda metà del film viene accennata una sorta di love story, degna degli sceneggiatori di Boris, che non verrà più ripresa. Insomma, l’ambiziosa decisione di trattare una trama così fitta e articolata ha finito per essere il tallone d’Achille del film. Forse, questa volta, si è tentato di fare il passo più lungo della gamba.

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L’amica. FAM Contenidos.

Una lentezza mortale – L’amica, la recensione

L’amica nasce come prequel di Perdida – Scomparsa, ciò nonostante, se non avete guardato il film precedente potete tranquillamente approcciarvi alla visione di questo dal momento che non vi è nessun collegamento. Però, nel caso in cui lo abbiate visto, il confronto nasce spontaneo. Perdida, come questo, è un thriller e sempre come questo, non è un gran film; a differenza de L’amica, però, il tutto era decisamente più godibile. La pellicola infatti con la sua durata di ben due ore risulta davvero pesante. In un prodotto del genere la suspense e la voglia di scoprire chi sia il colpevole fanno sì che lo spettatore resti incollato allo schermo, ma non è questo il caso. Infatti a causa di una trama così contorta e confusa il film finisce per annoiare.

I personaggi non sono interessanti, la stessa Pipa che nel capitolo precedente era molto più carismatica, in questo è un personaggio piatto; il solito agente ligio al dovere. I dialoghi sono troppo forzati, non vi è nulla di spontaneo e gli attori perdono di credibilità. Inoltre, il film è pieno di scene che aggiungono ben poco alla storia e che se tagliate avrebbero decisamente alleggerito il tutto. Guardando L’amica non si riesce ad immedesimarsi nel contesto del film; tutto sembra forzato, dalla trama ai personaggi e l’estrema lentezza è soltanto il colpo di grazia.

Analisi tecnica – L’amica, la recensione

Analogamente al comparto narrativo, dal punto di vista tecnico il film è quasi sullo stesso livello. La regia infatti in alcuni casi regala scene piuttosto suggestive che però senza il sostegno degli attori e della sceneggiatura perdono valore. Gli interpreti non brillano e non riescono a trasmettere nulla, fatta eccezione per Joaquin Furrel nel ruolo del detective Juanez. La fotografia del film gioca sul grigio, ma piuttosto che trasmettere angoscia contribuisce ad accrescere quel senso di noia già citato sopra; la colonna sonora poi è incredibilmente anonima e dimenticabile non riuscendo ad essere d’aiuto in nessun modo.

Ma il lato peggiore è la sceneggiatura. Gli attori non sono certo delle star, ma i dialoghi che sono stati assegnati loro non aiutano in nessun modo. La regia non riesce a creare emotività nello spettatore, soprattutto perché la storia ne è priva. E infine la trama, piena di buchi e risoluzioni affrettate, non consente di avere una visione chiara di ciò che sta accadendo. Purtroppo l’unico lato positivo del film è proprio il soggetto di base, che però è stato sviluppato nella maniera peggiore possibile.

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L’amica. FAM Contenidos.

Considerazioni finali

Come avrete capito, L’amica non è un film riuscito, in primis come prequel e poi come film in generale. L’idea di fare un prequel di Perdida infatti, sulla carta risultava molto interessante; approfondire il personaggio di Manuela Pelari e capire cosa l’avesse portata a diventare il poliziotto che abbiamo visto nel primo film sarebbe stata la mossa giusta. Tutto questo però non accade, anzi non vi è il minimo accenno al film precedente ed è come se fossero totalmente scollegati, eccetto per una singola frase che risulta quasi inutile. Il film poi fallisce anche come thriller. Un poliziesco in cui sul finale le cose sono ancora più confuse che all’inizio non può considerarsi riuscito.

Il peccato più grande però è stato quello di aver sprecato un’idea vincente. Se il film si fosse concentrato di più sulla caratterizzazione della protagonista e avesse gestito meglio i misteri ne avrebbe sicuramente guadagnato. Inoltre ciò che sta facendo Netflix è una grande opportunità per mettere in risalto contenuti che, per una volta, non provengano dagli USA; sfruttare quest’occasione così è davvero uno spreco.

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L'amica

Voto - 4.5

4.5

Lati positivi

  • Soggetto del film...

Lati negativi

  • ...sviluppato in maniera pessima
  • Estremamente lento
  • Trama confusionaria e piena di buchi

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