La creatura di Gyeongseong: recensione della serie coreana Netflix

Tra k-drama e action, film storico e horror la nuova serie Netflix è un prodotto affascinante ma non sempre capace di dare coesione alle sue diverse anime

Il 5 gennaio si è conclusa la serie Netflix La creatura di Gyeongseong, il period horror in due parti e dieci episodi ambientato nella Corea occupata del 1945, tra giapponesi senza scrupoli e mostri lovecraftiani. Una serie ambiziosa, che, per grandiosità produttiva, sembra voler rivaleggiare coi kolossal storici hollywoodiani pur mantenendo una sua specificità, a partire da un gusto per l’orrore e la violenza che non fa sconti.

Scritta da Kang Eun-kyung e diretta da Chung Dong-yoon, La creatura di Gyeongseong si dimostra così un progetto grandioso, incapace però di tenere unite fino in fondo le sue diverse anime. Quello che ne esce è infatti una serie dal ritmo altalenante, fatta di digressioni, tempi morti e improvvise accelerazioni. Un’epopea a metà strada tra film storico, spy story e horror che, seppur ben costruita, a volte gira su se stessa, persa come i suoi protagonisti all’interno di un labirinto di orrori, dove la realtà si fonde sempre più con la fantasia. Un’operazione senza dubbio affascinante, ma più interessante nelle sue singole parti che nella loro somma.

Indice:

Trama – La creatura di Gyeongseong recensione

Corea, 1945. Mentre la guerra è agli sgoccioli e il Giappone comincia a mostrare il fianco una delle sue principali roccaforti coloniali, Gyeongseong (l’odierna Seoul), è teatro di misteriose sparizioni. Il cinico ed egoista imprenditore Jang Tae-sang (Park Seo-joon, visto di recente in The Marvels) viene obbligato dal capo della polizia locale a scoprire che fine abbia fatto la sua amante. Per farlo chiede l’aiuto dei “segugi” Yoon Jung-won (Jo Han-chul) e Yoon Chae-ok (Han So-hee), padre e figlia in cerca a loro volta della moglie e madre scomparsa. Non ci vorrà molto per capire che tutti gli indizi portano al vicino ospedale giapponese, in realtà base segreta dell’esercito per oscuri esperimenti sui prigionieri.

Con l’aiuto della Resistenza, Tae-sang e i suoi compagni si introdurranno così nell’edificio, ignari che nei sotterranei si nasconde un orrore persino peggiore di quello in superficie. I prigionieri sono infatti stati sistematicamente esposti a un misterioso parassita che, ora, pare finalmente aver attecchito in un organismo ospite. Quello che ne è uscito è un mostro inarrestabile e assetato di sangue che quei sotterranei e quelle mura non potranno contenere ancora a lungo.

La creatura di Gyeongseong recensione

La creatura di Gyeongseong. Studio Dragon

Un ibrido affascinante

Al pari di quella del titolo, è una creatura strana la serie creata da Kang Eung-kyung. Un curioso ibrido fatto di due anime distinte: una che guarda al dramma storico, all’occupazione giapponese e alla resistenza per le strade della futura Seul e l’altra all’horror e a quello che la città nasconde nel sottosuolo, tra basi militari segrete, esperimenti su civili inermi e un mostro dal sapore lovecraftiano. Un affresco storico – che in quanto a impianto produttivo, tra scenografie, costumi ed effetti speciali, poco ha da invidiare a una produzione hollywoodiana – che non si accontenta quindi della rievocazione ma vuole contaminarsi con il genere puro, dando vita a un Male che racchiude e condensa in sé tutto l’orrore di quel periodo.

Certo, l’intuizione alla base de La creatura di Gyeongseong – quella, cioè, di unire Storia e soprannaturale, realtà e fantastico – è tutt’altro che originale e vanta esempi illustri. Dalla saga di Indiana Jones giù fino a horror come Overlord (ma anche a film supereroistici come Captain America e Hellboy), è un vero e proprio filone infatti quello che vede i nazisti alle prese con forze tremende e ben più grandi di loro. Un’intuizione che la serie fa propria, sostituendo i soldati tedeschi con i non meno spietati giapponesi e declinando il tutto secondo le proprie logiche e la propria sensibilità.

La creatura di Gyeongseong recensione

La creatura di Gyeongseong. Studio Dragon

Questione di ritmo

Basta questo slancio, del resto, a La creatura di Gyeongseong per dare il via alla sua epopea stratificata, dove il melo incontra il viaggio di formazione, il film storico l’action più feroce. Ma se sulla carta tutto torna, il problema casomai sta nel far convivere tutte queste anime in un solo prodotto. Ecco allora che i dieci episodi della serie vengono gonfiati all’inverosimile, prendendosi tutto il tempo (forse anche troppo) per far tornare ogni cosa al suo posto. O quasi.

Perché la serie, più che la lunga durata, sconta soprattutto la sua sovrabbondanza di linee narrative e digressioni, flashback gratuiti e cambi di ritmo incontrollati. È così che, tra un momento romantico tutto sguardi e ralenti e un’esplosione frenetica di violenza, a volte la vicenda pare perdere la bussola e girare su se stessa (tanto che, almeno in un paio di occasioni, i cliffhanger tra un episodio e l’altro sembrano quasi coincidere), prolungando a dismisura una parte centrale – quella nei sotterranei – che avrebbe funzionato meglio se accorciata di un paio di episodi.

La creatura di Gyeongseong recensione

La creatura di Gyeongseong. Studio Dragon

Tra epicità e ridondanza

Eppure, al di là dei suoi tempi dilatati e di una commistione di toni non sempre felice e non sempre gestita nel migliore dei modi, è innegabile che la serie riesca a farsi portatrice di un respiro a suo modo epico. Un’attitudine che, pur saccheggiando da interi immaginari (oltre ai titoli citati, non è da poco il debito seriale con Stranger Things), riesce a mantenere una sua specificità. Una forza che sta tanto nella pagina di storia raccontata e poco nota al pubblico occidentale quanto nel terribile mistero che mano a mano viene svelato.

Quello che resta è così un’operazione che con qualche sequenza ridondante e qualche lungaggine in meno avrebbe davvero potuto colpire nel segno, forte del suo intreccio elaborato e di personaggi complessi quanto basta per non essere bidimensionali (uno su tutti quello di Tae-sang, da trafficone a ribelle sui generis). Uomini e donne in costante lotta per far valere i propri principi e le proprie aspirazioni in un mondo ormai al tramonto.

La creatura di Gyeongseong

Voto - 6.5

6.5

Lati positivi

  • L'intuizione di unire generi diversi, dal film sentimentale all'horror, dall'action al dramma bellico, è affascinante e funziona anche nell'inedito contesto della Corea occupata dai giapponesi

Lati negativi

  • I repentini cambi di ritmo e gli episodi eccessivamente lunghi spesso rischiano di spezzare la tensione e annoiare lo spettatore

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