La Linea Verticale: recensione della serie tv con Valerio Mastandrea

Ecco la recensione de La Linea Verticale con Valerio Mastandrea e Greta Scarano

Tra i tanti forse troppi prodotti del mondo seriale italiano, c’è una serie tv rai passata quasi inosservata ma che merita assolutamente di essere vista. Stiamo parlando de La Linea Verticale, serie tv scritta e diretta da Mattia Torre (Boris), basata sull’omonimo libro del regista, con Valerio Mastandrea. La serie tv è composta da 8 episodi mandati in onda su Rai 3 e attualmente disponibili su Raiplay. In questa recensione de La Linea Verticale vi parleremo di questo piccolo gioiellino seriale made in Italy. Tra gli interpreti troviamo: Greta Scarano, Giorgio Tirabassi, Paolo Calabresi, Antonio Catania e Ninni Bruschetta.

Tra i tanti prodotti che popolano il mondo delle serie tv italiane, che vanno da Don Matteo a Gomorra passando per Rosy Abate, quello che si evince è che il mondo seriale nel nostro paese è saturo, si parla sempre delle stesse cose. Ogni serie a modo suo, ma fondamentalmente sono sempre gli stessi argomenti ad essere trattati.

Potremmo quindi dividere il mondo seriale italiano in tre categorie: I drammi criminali e violenti, alla Gomorra e company. Le serie tv storiche, come ad esempio I medici, o le miniserie con Beppe Fiorello. Nella terza categoria troviamo quelle serie tv che potremmo definire per famiglie, del tipo: I cesaroni o Don Matteo. In tutto ciò arrivano in salvezza dello spettatore le serie tv americane, in numero infinitamente superiore e di qualità altrettanto superiore, che oscurano completamente i prodotti nostrani come l’oggetto di questo articolo. Perché questa premessa? Nella nostra recensione de La Linea verticale analizzeremo, un prodotto innovativo e ironico, che non ha niente da invidiare ad altre serie.

La Linea Verticale: recensione

Una premessa è necessaria per spiegare quanto inedita sia La Linea verticale rispetto a tutto il mondo seriale italiano. In una scala che va da Don Matteo a Gomorra, questa serie tv non può essere paragonata a niente di quello a cui siamo abituati a vedere. La Linea verticale è un prodotto a sé stante ed ha un modo innovativo di raccontare un dramma senza farlo mai pesare allo spettatore.

La Linea verticale racconta la storia di Luigi (Valerio Mastandrea) che scopre di avere un cancro al rene. Tranquilli non è spoiler, la scoperta della malattia è il pretesto per l’inizio della storia. Il protagonista viene quindi ricoverato tempestivamente nel reparto di urologia oncologica, per il conseguente intervento di asportazione del cancro. Seguiranno giorni di convalescenza per Luigi che accompagnerà lo spettatore nella conoscenza di quel mondo così nuovo e spaventoso anche per lui.

La storia è quindi il racconto della degenza ospedaliera vista dagli occhi di Luigi e di tutti i suoi compagni di reparto. Attraverso la quotidianità ovattata dell’ospedale, che è una piccola comunità estranea al mondo, il protagonista riflette sulla vita e i suoi problemi. Agli occhi dello spettatore è evidente la differenza di approcci al cancro tra gli operatori sanitari e i pazienti. I primi l’affrontano in modo distaccato con la freddezza di chi quelle cose le vede e le vive ogni giorno da anni. I secondi, palesemente spaesati che devono fare i conti con la malattia e il mondo ospedaliero per la prima volta.

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La Linea Verticale: recensione – Umorismo e dramedy

Il pretesto della storia è senz’altro drammatico, ma questo allo spettatore non verrà mai fatto pesare. La vita del reparto, sebbene pesante, viene raccontata con un umorismo fresco e intelligente anche grazie alla buona costruzione di alcuni personaggi. Questi infatti sono indispensabili per l’impatto tragicomico della storia. Tra i personaggi più riusciti c’è sicuramente Filippa, infermiera filippina, che parla con accento romano mischiato con l’italiano parlato non proprio perfettamente. La caposala che ha un’aria totalmente disinteressata ma a cui non sfugge nulla, con la passione per Il Volo.

Poi tutti medici un po’ cialtroni un po’ irraggiungibili che il nostro protagonista analizza nel corso della degenza. Uno tra questi è Zamagna, il chirurgo che opererà Luigi, definito mezzo uomo mezzo dio. Proprio attorno a questa figura mitologica, con la quale il protagonista si relazionerà nel corso della sua avventura, sta la sua crescita personale in verticale. La linea verticale a cui fa riferimento il titolo viene nominata più volte nel corso della serie. Fondamentalmente rappresenta la verticalità con la quale bisogna affrontare la vita, ovvero in piedi e un passo alla volta.

Luigi capirà nel combattere la sua battaglia l’importanza della vita e della sua condivisione con amici e compagni di reparto, che classifica in diverse categorie: Il paziente cupo, l’ipocondriaco, l’ottimista e il competente delirante. Di quest’ultima categoria fa parte Marcello, interpretato da un ottimo Giorgio Tirabassi. Questo personaggio è per così dire un tuttologo interessato alla medicina, che girovaga per il reparto controllando drenaggi a dando consigli medici agli altri pazienti. Luigi durante la sua battaglia imparerà tante cose che condividerà con lo spettatore. L’interpretazione di Valerio Mastandrea parte in sordina crescendo fino all’exploit dei monologhi finali.

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La Linea Verticale: recensione – Conclusioni

Il vero e fondamentale punto di forza de La linea verticale è l’umorismo pirandelliano con il quale è raccontata l’intera storia, che funziona, non risultando quindi mai sciocco o banale. In altre parole lo spettatore si trova a sorridere e in alcuni casi a ridere ma non grazie a comicità spicciola, ma, grazie ad un testo scritto con la consapevolezza del cosiddetto tragicomico o dramedy, che portano lo spettatore a ragionare sulle cose dette dai personaggi, ad immedesimarsi in loro e ridere, o meglio, sorridere della situazione paradossale in cui si trovano. La storia quindi regge sui personaggi e sullo scambio di battute tra loro. L’umorismo usato, permette alla storia di scorrere agevolmente.

Per tanti aspetti elogiati c’è anche qualche neo da citare. Alcuni attori sono sottotono, come Greta Scarano non alla sua migliore interpretazione. Un’altra cosa che a volte stona un po’ con l’ambiente e con l’atmosfera, sono alcuni termini forse troppo colti e arzigogolati per un semplice scambio di battute tra pazienti in reparto. Per la trama principale ben raccontata e calibrata, alcune di quelle secondarie vengono lasciate in sospeso. La serie tv è un buon prodotto, non molto conosciuto, di cui consigliamo la visione.

La Linea Verticale

voto - 7

7

Lati positivi

  • umorismo intelligente
  • originalità della storia
  • costruzione dei personaggi come quello di Filippa

Lati negativi

  • a volte linguaggio troppo forbito
  • trame secondarie in sospeso

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