La talpa – Recensione del film di Tomas Alfredson
Ecco a voi la recensione de "La talpa", il film di Tomas Alfredson con Gary Oldman
Oggi vi presentiamo la recensione di uno dei migliori film usciti (in Italia) nel 2012, nonché una delle pellicole sullo spionaggio migliori in assoluto. Stiamo parlando de “La talpa”, del regista svedese Tomas Alfredson che dopo l’acclamato horror “Lasciami entrare” torna sul grande schermo affrontando un nuovo genere. Le attese, data la bellezza del suo primo film, erano altissime e possiamo dire che il regista le ha soddisfatte, seppur con qualche sbavatura.
La talpa – Recensione del film di Tomas Alfredson
La ricerca della talpa
“La talpa”, “Tinker Tailor Soldier Spy” il titolo originale, è basato sull’omonimo romanzo di John Le Carré, scrittore britannico di successo. Egli ha militato per qualche anno nel MI6 e la cui carriera “da spia” fu interrotta da una “talpa” all’interno dei servizi segreti; da qui l’idea di scrivere il libro. La pellicola è stata presentata in concorso alla 68° Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
La trama del film gira intorno alla ricerca di una talpa all’interno dei servizi segreti inglesi, ricerca avviata da George Smiley (Gary Oldman) dopo che il dicastero del tesoro gli chiede di indagare sulle dichiarazioni di Ricki Tarr (Tom Hardy) che afferma di possedere le prove dell’esistenza di un agente doppiogiochista che manda informazioni al KGB, l’agenzia dei servizi segreti sovietici.
Siamo, infatti, nel 1973, nel pieno della Guerra fredda. George Smiley è un ufficiale del MI6 costretto al pensionamento, insieme al suo capo, Controllo (John Hurt), a causa del fallimento di una missione a Budapest voluta proprio da quest’ultimo che per primo aveva cominciato a sospettare dell’esistenza di una talpa. Controllo muore subito dopo, così rimane solo Smiley a indagare, aiutato però da Peter Guillam (Benedict Cumberbatch), un agente del MI6.
Le indagini dei due s’indirizzeranno sempre di più verso i piani alti del MI6, il “Circus” (giustamente o erroneamente?). Ad esso appartengono, tra gli altri, Percy Alleline (Toby Jones), Bill Haydon (Colin Firth) e Toby Esterhanse (David Dencik), impegnati nell’“Operazione Strega”.
Lo spionaggio ieri e oggi
I film di spionaggio si possono dividere in due macro categorie:
la prima è quella dei vari Mission Impossible e James Bond, che devono il loro successo a formidabili scene d’azione ad alta tensione; la seconda è quella dei film più silenziosi, ragionati, paranoici, che con pochi dialoghi e molte pause possono far sudare freddo maggiormente rispetto a quelli della prima.
A quest’ultima categoria appartengono i grandi classici, da “Il terzo uomo” a “Intrigo internazionale”, da “I tre giorni del condor” a “La talpa”, per l’appunto. Infatti “La talpa” è il punto di arrivo di un genere che per decenni ha creato una propria identità, distaccandosi dal puro thriller e plasmando una forma personale che questo film, come uno stampino, riprende alla perfezione, rispettandone tutte le regole.
Guerra e solitudine
Partiamo dall’ambientazione. La Guerra fredda è sempre stata campo fertile per il genere, avendo profuso suspense e tensione in tutto il mondo per decenni. Elementi essenziali per un film di spionaggio.
I due stati rivali, gli USA (di cui l’Inghilterra era un alleato) e l’Unione Sovietica, vivevano nella grande paura che il proprio nemico possedesse più armi. La talpa può essere vista come la temuta arma in più.
L’ansia dovuta alla presenza di un informatore doppiogiochista riempie gli animi dei protagonisti rendendoli perennemente occupati nella ricerca della temuta talpa. Non c’è spazio all’interno del film all’approfondimento delle vite private dei personaggi, alle loro mogli e famiglie, e quelle poche volte cui si fa accenno si capisce subito che tali riferimenti sono comunque legati alla talpa. Ciò sta a indicare la persistente influenza che la “guerra” esercitava nelle menti dei cittadini, nelle loro paure.
Un altro elemento preponderante è la solitudine. I personaggi sono uomini cupi, solitari. Questi caratteri sono le creature di un ambiente in cui la fiducia non trova posto e in cui chiunque può essere visto come un nemico. La talpa può essere interpretata, da questo punto di vista, come la “Cosa” di John Carpenter.
Gary Oldman & co.
Il ritmo del film è abbastanza lento, con repentine accelerazioni soprattutto nel finale, seguendo il metodo calmo e ragionato con cui Smiley mette insieme i pezzi. Gary Oldman esegue un lavoro eccelso che gli è valso la nomination agli Oscar. George Smiley può essere tranquillamente catalogato come personaggio cult, caratterizzato da espressioni placide, un passato tormentato e un modo di fare propriamente “english”.
Nulla da togliere agli altri attori, tutti britannici anche loro, in primis Colin Firth e Tom Hardy. Senza dimenticare Mark Strong, Benedict Cumberbatch, Toby Jones e John Hurt. Un cast affermatissimo, all’altezza della storia di qualità di Le Carrè. Una storia che forse andava approfondita un po’ di più, magari con l’uscita di un altro film. Non a caso il libro fu già trasposto sullo schermo, quello piccolo però con la miniserie omonima del 1979 divisa in sette episodi.
Tomas Alfredson & co.
Tomas Alfredson fa due su due e sigilla un’altra prestazione eccellente, riportando alle origini un genere che si stava evolvendo in una direzione non molto esaltante.
Il ritorno all’indagine silenziosa, alla paranoia, alla realtà, è stato reso possibile proprio grazie alla mano del regista svedese, una mano ferma da chirurgo capace di disporre ogni dettaglio con una precisione millimetrica. Dalla quasi-sigla iniziale, le varie scene mostrano un fascino particolare che a volte sfocia nel grottesco ma senza esagerare.
Bisogna senza dubbio citare il direttore della fotografia olandese Hoyte Van Hoytema, già Dop in “Lasciami entrare”; la fotografia è impeccabile, pulita, e utilizza una palette di colori scuri (grigio su tutti) e luci soffuse, riprendendo perfettamente le atmosfere tipiche londinesi. La musica, a volte ansiogena, a volte ironica, fa il resto. La sceneggiatura è forse l’unico neo.
Nonostante la trama si snodi meravigliosamente avanti e dietro nel tempo, con l’utilizzo di flashback, la scelta di iniziare il film molto lentamente per poi prendere la rincorsa per lo sprint finale potrebbe far storcere il naso a più di uno spettatore.
In qualche scena sarebbe stata meglio accetta una parola in più che un duro silenzio, ma queste sono scelte volte a confondere chi guarda il film e quindi sono giustificate, se non necessarie.
D’altronde cercare di capire chi sia la talpa insieme a Smiley è molto avvincente poiché è difficile, e non lo sarebbe senza certi espedienti nella sceneggiatura.
In conclusione, “La talpa” è un film che rappresenta il giro di boa del genere spionistico e quindi è un must per gli amanti del genere e del thriller in generale. Una boccata d’ossigeno per chi non ha amato la piega piena d’azione e gadget presa dalle spie degli ultimi anni.
La talpa
Voto - 8
8
Lati positivi
- Elementi classici del genere
- Tecnicamente impeccabile
- Cast d'eccezione
Lati negativi
- Sceneggiatura a tratti da rivedere