Light of My Life: recensione del film di Casey Affleck

Il rapporto tra un padre e una figlia in un contesto post-apocalittico

Arriverà nelle nostre sale il 7 novembre Light of My Life, diretto da Casey Affleck alla sua seconda prova dietro la cinepresa, dopo I’m Still Here con Joaquin Phoenix. In questa recensione di Light of My Life vedremo come Affleck sviscera il rapporto tra un padre e una figlia in un contesto post-apocalittico in un mondo popolato da soli uomini.

Presentato al Festival di Berlino 2019, il film vede Casey Affleck anche nei panni di protagonista, accanto alla giovanissima Anna Pniowsky. Casey, fratello minore di Ben Affleck, ha già una ricca carriera come attore all’attivo. Fra le altre prove basti ricordare le più recenti performance in Interstellar di Christopher Nolan e Manchester by the Sea di Kenneth Lonergan. Per la sua interpretazione di Lee Chandler nel film di Lonergan, Casey Affleck si è aggiudicato nel 2017 un Oscar come Miglior attore protagonista. Accanto a Casey Affleck e Anna Pniowsy, nel cast, troviamo anche Elisabeth Moss (Mad Men e The Handmaid’s Tale) e Tom Bower, visto recentemente in El Camino – Il film di Breaking Bad.

Indice:

La trama – Light of My Life recensione

A seguito di una terribile epidemia che ha colpito, decimandola, la popolazione femminile, un uomo e sua figlia viaggiano in cerca di un luogo sicuro. La ragazzina, soprannominata Rag, deve nascondere la propria identità e, davanti alle altre persone, finge di essere un maschio. È suo padre che lo ha deciso, per proteggerla, per non rischiare che sua figlia venga rapita (o peggio) in un mondo di soli uomini dove dominano frustrazione e solitudine. Rag, anni prima, ha perso la mamma (Elisabeth Moss) proprio a causa dell’epidemia e padre e figlia sono rimasti soli al mondo.

I due sono preparati per ogni evenienza e l’uomo (di cui non conosciamo il nome) ha insegnato alla figlia tutte le tecniche di sopravvivenza utili in un ambiente ostile. Si spostano spesso, vivono nascosti nei boschi, ma Rag sente la mancanza di un ambiente domestico normale, come quello che ha dovuto abbandonare da piccolissima. Padre e figlia sembrano trovare un po’ di pace quando Tom (Tom Bower) li accoglie nella casa in cui ha trovato rifugio anni prima. Ma nel centro abitato più vicino qualcuno trova che ci sia qualcosa di strano in quel “ragazzino. Rag e suo padre dovranno fare di tutto per sopravvivere e continuare a stare insieme.

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Un padre, una figlia

Al centro di Light of My Life abbiamo senza dubbio il rapporto tra un padre e una figlia, la cui potenza funziona anche al di fuori del contesto in cui è inserito. Le condizioni in cui si trovano i personaggi interpretati da Casey Affleck e Anna Pniowsky sono estreme, ma per lo spettatore è facile identificarsi. Rag è una preadolescente alle prese con i complessi cambiamenti connessi alla pubertà mentre il padre è un uomo costretto a crescere la figlia da solo e a compensare l’assenza della figura materna. Tematiche concrete, dunque, approfondite con uno sguardo intimo e molto personale da parte del regista.

Casey Affleck è bravissimo nel ruolo di un padre tanto protettivo quanto impacciato, in egual modo severo e affettuoso. Vediamo il rapporto tra i due protagonisti evolversi tra momenti di complicità e di scontro, normali nelle dinamiche fra adulti e ragazzi. Il pericolo esterno è sempre tangibile, ma non è l’unico. L’uomo sa bene che altrettanto pericolosa e concreta è la possibilità di fallire come padre e come educatore; è proprio questa la sua più grande paura.

Mentre il padre insegna alla figlia come destreggiarsi nelle insidie della vita, la figlia insegna al padre come essere genitore. Rag tira fuori il meglio di suo padre, mettendolo alla prova con la sua intelligenza brillante e le sue domande spesso scomode. L’uomo aiuta la figlia a crescere, facendole scoprire i suoi punti di forza e rendendola consapevole e indipendente. Un padre e una figlia, dunque, tratteggiati in modo onesto, profondo e toccante.

Considerazioni tecniche – Light of My Life recensione

Casey Affleck è la figura centrale di questa pellicola, insieme nelle vesti di protagonista, regista e sceneggiatore. Light of My Life è un film drammatico post-apocalittico in cui l’ “apocalisse” da cui la storia prende avvio è appena accennata. Sappiamo, da alcuni flashback ben inseriti, che una misteriosa e grave malattia ha portato alla quasi estinzione della popolazione femminile, ma ne vediamo ben poco. Per certi aspetti, il film ricorda I Figli degli Uomini del 2006 e The Road del 2009, ma rimane un prodotto originale per tematiche e sviluppo.

La storia è ben scritta, così come i personaggi interpretati da Casey Affleck e Anna Pniowsky. Grande importanza è data ai dialoghi e all’elemento del racconto in sé e per sé. Rag e suo padre parlano moltissimo e la prima scena è tutta incentrata sull’uomo che racconta alla figlia una favola di sua invenzione. La scena è realizzata con un lunghissimo piano medio dall’alto dei due protagonisti, sdraiati l’uno accanto all’altra, vicinissimi. Si tratta di una scena molto lunga, forse troppo, ma lontana dall’essere un mero esercizio di stile. Ci introduce senza filtri nel rapporto fra i due protagonisti: un rapporto stretto, profondo, di interdipendenza.

La fotografia, diretta da Adam Arkapaw (True Detective), esalta la bellezza dei paesaggi desolati e maestosi in cui i protagonisti sono immersi. Abbondano in questo senso i campi lunghi e totali, soprattutto nella prima metà del film, dove vediamo padre e figlia accampati nei boschi e in viaggio alla ricerca di luoghi più ospitali. La storia è messa in scena in modo lineare e il ritmo è fluido; ci sono alcuni passaggi un po’ lenti, ma senza vuoti narrativi o momenti di noia.

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Conclusioni

Light of My Life rappresenta il vero e proprio debutto alla regia di Casey Affleck, dopo il folle mockumentary I’m Still Here. Affleck, già ben noto per le sue doti interpretative, dimostra un certo mestiere dietro la macchina da presa in un film di genere che sfugge al rischio concreto della banalità e del “già detto”. Gli si perdona volentieri anche una leggera propensione all’autocelebrazione che traspare in alcune scelte stilistiche.

Particolare e indovinata la scelta di dare largo spazio alle parole e ai sentimenti in un film che si inserisce in un genere (quello post-apocalittico) dove di solito domina l’azione. Siamo di fronte a un disaster movie dove il disastro è sociale e morale, dove la sopravvivenza dipende tanto dall’abilità fisica quanto dai legami affettivi. Una prospettiva interessante, che fa di Light of My Life un film che tocca le corde giuste, intimo e profondo, che coinvolge e commuove.

Interessante anche il simbolico inno alla femminilità che permea tutta la pellicola. Siamo in un mondo senza donne, un mondo dove la scomparsa dell’elemento femminile ha portato caos, amoralità e mancanza di equilibrio. In quest’ottica, Rag è la promessa per un futuro da riscrivere, una luce di speranza da proteggere e seguire per uscire dall’oscurità.

Light of My Life

Voto - 7

7

Lati positivi

  • Storia toccante e originale
  • Fotografia e Sceneggiatura

Lati negativi

  • Ritmo a tratti lento

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