Lights Out: recensione dell’horror di David F. Sandberg

Ecco la recensione dell'horror che gioca sulla paura del buio: Lights Out - Terrore nel buio, diretto da David F. Sandberg

Chi ha già avuto modo di vedere Lights Out (uscito in Italia nell’agosto 2016 con il titolo Lights Out – Terrore nel Buio) sa probabilmente com’è nato questo horror diretto da David F. Sandberg. Per chi non lo sapesse è d’obbligo una piccola introduzione. Nel 2013 il regista realizza un cortometraggio horror per il contest Who’s There Film Challenge, vincendo come miglior regista. Nel breve filmato una donna spegne le luci prima di andare a dormire ma si accorge di una misteriosa figura; riaccendendo e spegnendo le luci si rende conto che questa appare solo al buio. Un corto veramente terrificante e angosciante, che gioca con la nostra paura più comune: il buio.

Sandberg viene notato da James Wan, regista e produttore di grandi franchise horror come Insidious e The Conjuring, che decide di produrre un film tratto dal terrificante corto. La pellicola che viene realizzata è ben fatta, una breve storia horror che sa giocare bene con le nostre paure più comuni: il buio, il mostro che si nasconde nell’armadio o sotto al letto. Tuttavia ci sono alcune pecche nella sceneggiatura e nell’efficacia dello spavento che non lo rendono un ottimo prodotto horror. Scoprite qui di seguito la nostra recensione dettagliata di Lights Out.

Lights Out: recensione

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Paul (Billy Burke) viene ucciso da una strana entità femminile che vive nel buio e teme ogni tipo di luce. Sua moglie Sophie (Maria Bello) peggiora con la depressione, di cui soffre fin da giovane, e si lega sempre di più alla terrificante creatura, che lei chiama Diana e considera un’amica. Il figlio di Paul e Sophie, Martin (Gabriel Bateman), entra presto in contatto con Diana, che comincia a terrorizzarlo e a non farlo dormire la notte.

Dopo l’ennesima volta in cui Martin si addormenta in classe, la scuola contatta sua sorella Rebecca (Teresa Palmer), che non vive più con la sua famiglia. Rebecca era fuggita da casa, terrorizzata da Diana che aveva cominciato a manifestarsi dopo la scomparsa del primo marito di Sophie. Quando viene a sapere che Diana ha ricominciato a tormentare la sua famiglia, Rebecca decide di porre fine a questa storia una volta per tutte.

Lights Out: chi ha paura del buio?

L’ottima intuizione di Lights Out è di saper usare ottime carte, le paure più comuni e diffuse, soprattutto quelle dei bambini. Il mostro di turno qui è Diana, spaventosa figura nera e scricchiolante che vive nel buio e rifugge la luce. Proprio per questi motivi si nasconde nei luoghi di cui avevamo più paura quando eravamo piccoli: armadi, sotto il letto, angoli nascosti, stanze buie. Le sue apparizioni lungo l’arco del film incutono il giusto spavento e sanno creare angoscia nello spettatore.

Proprio per dare il giusto risalto a questo materiale, dietro Lights Out c’è un ottimo lavoro dal punto di vista tecnico. Il regista David F. Sandberg, qui al suo esordio ma oggi famoso per Annabelle 2: Creation e il futuro Shazam! della DC Comics, fa un ottimo lavoro nel mutare gli spazi domestici in luoghi di terrore efficace, seguendo le orme del suo mentore James Wan. Anche il lavoro sulla fotografia è ottimo: il tecnico Marc Spicer realizza ottimi contrasti fra luce e ombra e lavora molto bene sulla silhouette di Diana (la forma con cui la vediamo apparire quasi sempre).

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Nonostante sia un horror molto breve (81 minuti), Lights Out è un po’ altalenante nel creare la giusta tensione e paura. Molto spazio infatti è dedicato alle interessanti dinamiche familiari, non originali ma una buona base narrativa. Il terrore maggiore lo vediamo concentrato quindi all’inizio, in alcune piccole scene intermedie e nell’atto finale, in cui c’è una sequenza illuminata con luce ultravioletta decisamente angosciante.

Abbastanza deludente è purtroppo la sceneggiatura di Eric Heisserer: frasi banali, poca intelligenza dei personaggi (un cliché degli horror) e alcuni buchi nella storia. Non ci sorprende visti i deludenti risultati del suo lavoro nell’orribile remake di Nightmare del 2010 e nel prequel de La cosa del 2011. Fortunatamente però il finale rappresenta un buon colpo di genio: il classico combattimento finale con il mostro si risolve con un espediente che non conduce a un vero e proprio lieto fine.

Lights Out recensione: conclusioni

Lights Out di David F. Sandberg è un buon film horror, gradevole nella visione e capace di giocare efficacemente con alcune delle nostre paure più diffuse. Purtroppo il lavoro sulla sceneggiatura mina buona parte del risultato finale e le scene di terrore non sono tutte di buon livello. Bisogna dire però che con pochi elementi Diana è un mostro che spaventa e incute timore. Eppure è una semplice figura nera che si aggira nel buio e si muove con inquietanti scricchiolii. Ma non è proprio questo a cui pensiamo quando abbiamo paura del buio?

Lights Out

Voto - 6.5

6.5

Lati positivi

  • L'horror gioca bene con le nostre paure comuni
  • Ottimo lavoro dal punto di vista tecnico

Lati negativi

  • La sceneggiatura di Eric Heisserer
  • Spaventi non sempre efficaci

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