Locked In: recensione del film Netflix con Famke Janssen

Famke Janssen è protagonista di Locked In, thriller diretto da Nour Wazzi disponibile su Netflix

Locked In (qui il trailer), diretto da Nour Wazzi e disponibile sulla piattaforma streaming Netflix a partire dal 1º novembre 2023, vede nel cast Famke Janssen, Anna Friel e Finn Cole. Sospeso tra thriller e giallo a tinte horror, con una dose ben percepibile di sfondo sentimentale, parte con dei buoni presupposti, che non appaiono originali, ma sempre coinvolgenti, risultando poi però nella struttura poco avvincente, poco credibile e con un finale che lascia perplessi.

Indice

Trama – Locked In, la recensione

Katherine viene d’urgenza trasportata in ospedale a seguito di un terribile incidente e da subito le viene diagnosticata, da un’infermiera esperta in neurologia, la sindrome del locked in, che consiste cioè in una completa paralisi del corpo, salvo per i bulbi oculari. Insieme a Katherine, c’è Lina, che si scoprirà essere la figlia adottiva e che ha da sempre nutrito una smisurata ammirazione per Katherine. Per essere benvoluta si è inoltre per anni fatta carico della gestione della casa e si è presa cura di Jamie, figlio del primo marito di Katherine, che ha sempre sofferto di crisi epilettiche.

Locked In

Gaumont Film Company, Neon Films, Panacea Productions

I due, cresciuti, si sono poi sposati portando Lina da, come la definisce la stessa Katherine, orfana sola e indifesa, a diventare proprietaria di tutte le ricchezze delle quali per molto tempo ha usufruito Katherine. Per quanto negli anni Lina cerchi di essere presente per Jamie e di ritrovare la complicità con Katherine, ogni suo sforzo sembra vano, si sente imprigionata in una villa enorme, vuota, circondata dal nulla, quasi troppo silenziosa. Trova così conforto nel dottor Lawrence, il medico di famiglia che ha da sempre in cura Jamie e si comporta in modo a volte fraterno a volte malizioso, ma che per Lina diventa l’unica ancora di salvezza. Una salvezza che sembra pronta a tutto per ottenere.

Un thriller psicologico che si perde nell’eccessivo tentativo di sorprendere – Locked In, la recensione

Una trama che poteva inizialmente apparire ben congegnata, misteriosa e originale riguardo il doppio simbolico significato del titolo Locked In si perde nei meandri di una villa oscura, dove il risentimento invade stanze e corridoi. L’ambientazione risulta forse l’unico elemento riuscito del film di Nour Wazzi, che ben rappresenta le tematiche del dramma della malattia, legato anche a chi si assume volontariamente il compito di stare accanto a una persona con gravi problemi di salute. La dimora, austera, si trasforma infatti da piena di luce e vitalità a buia e sinistra, dando all’intera pellicola uno stile quasi horror. Per il resto il film segue la struttura del genere thriller, dalla colonna sonora alla regia, con una sceneggiatura che in alcune battute di dialogo regala al film quel tono mosso dall’invidia, dalla rabbia e dall’egoismo, che sono alla fine gli impulsi alla base della storia, abile nel mostrare dei rapporti interpersonali continuamente logorati da un’ostilità e un rancore sopiti nel tempo.

locked in recensione

Gaumont Film Company, Neon Films, Panacea Productions

Anche l’interpretazione risente dei difetti di trama di Locked In, nonostante gli ottimi attori presenti, tra cui la star della serie tv Marcella, Anna Friel e l’attrice ed ex modella Famke Janssen, salita alla ribalta con GoldenEye, interprete di numerosi capitoli degli X-Men e volto noto del piccolo schermo. La recitazione scade a causa di una scrittura banale, a volte eccessivamente torbida, dove non esiste una reale empatia. Tutti gli alleati diventano o potrebbero essere nemici, rendendo l’universo del film inverosimile, eccessivo, nel tentativo di creare tensione e ogni colpo di scena totalmente inaspettato. L’intreccio di Locked In è quindi confuso, con continue sorprese che arrivano ad appesantire la storia: sequenza dopo sequenza, arrivano sempre nuovi complicazioni e ostacoli, troppi persino nella realtà cinematografica. Anche le migliori scene di suspense, come quella sott’acqua e quella di un inseguimento negli angusti e bui corridoi della casa, conservano dei particolari di sproporzionata crudeltà, da parte di esseri umani che sembrano essere improvvisamente posseduti da un’ondata irreversibile di sadismo.

La costruzione dei personaggi – Locked In, la recensione

Locked In

Gaumont Film Company, Neon Films, Panacea Productions

L’unico personaggio riuscito, ma che sul finale si rivela troppo in linea con dei protagonisti invece poco caratterizzati, è quello interpretato da Anna Friel, decisa a scoprire la verità, forte di un’etica del lavoro e di una morale che dovrebbe contraddistinguere chiunque lavori nel suo campo. La stessa figura del dottor Lawrence poteva avere una costruzione maggiore e più approfondita, dando così spessore a un personaggio che usa la propria professione per guadagnarsi la fiducia di chi mette il proprio benessere nelle sue mani. Non vi è nessuna spiegazione sul perché alcuni soggetti si comportino in un certo modo e da cosa derivi una personalità a volte così fredda, aspra e tossica. Un mondo dove alla fine si vede trionfare chi ha cercato di uccidere senza riuscirvi, chi ha ordito un piano diabolico che però non è arrivato a mettere in atto come avrebbe voluto, tanto da non immedesimarsi realmente in nessun personaggio: tutti sono tanto protagonisti quanto antagonisti. Un dettaglio che potrebbe apparire a livello descrittivo intrigante e stimolante, ma che sfiora l’assurdo in alcune situazioni, disorganico in alcuni momenti e quindi del tutto inattendibile.

Conclusioni – Locked In, la recensione

Locked In

Gaumont Film Company, Neon Films, Panacea Productions

La storia al centro di Locked In aveva dei buoni presupposti, dati dal personaggio interpretato dalla Janssen e dai rapporti creati con i due giovani personaggi, nella rappresentazione di una madre adottiva che vede nei bambini che ha accudito solo i futuri nuovi proprietari di una ricchezza che ha fatto di tutto per ottenere. Questa, insieme alla location, è forse la sola componente interessante, che crea quindi un’iniziale labile empatia nei confronti dei ruoli di Rose Williams e Finn Cole, alle prese con un affetto che diventa sempre più minato dalla consapevolezza di che tipo di persona hanno di fronte. Anche la regia, nello sviluppo di una trama che poi appare sconnessa e densa di continui ribaltamenti che risultano esagerati, non è salvabile. Solo la fotografia, forte di un’ambientazione indovinata, crea la giusta atmosfera tetra, minacciosa e lugubre, che imprigiona e non lascia mai andare. Neanche il messaggio finale della pellicola è chiaro, un richiamo sicuramente alla solidarietà femminile, con però l’ennesima carenza nel risultare convincente, riuscito e sentito.

Locked In

Voto - 5

5

Lati positivi

  • Un buon incipit
  • Una location in linea con il genere del thriller

Lati negativi

  • Personaggi poco caratterizzati
  • Sviluppo della trama inverosimile, confuso ed eccessivo

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