Macbeth: recensione del film di Joel Coen con Denzel Washington e Frances McDormand

Il primo film di Joel Coen solista disponibile in streaming su Apple TV+ dal 14 gennaio

Fra le tragedie shakespeariane, Macbeth è una delle più complesse. Un’opera cupa, con personaggi sfaccettati e ambigui, sull’ambizione e la sete di potere; una riflessione sulla natura malvagia dell’essere umano e sulle forze distruttive che governano le sue pulsioni, lo tormentano e lo devastano. Fra le opere di Shakespeare è stata una delle più riprese, anche sul grande schermo. Il primo a confrontarsi con l’adattamento cinematografico del Macbeth fu Orson Welles nel 1948. Seguirono, per citare gli autori più celebri, Akira Kurosawa nel 1957 col suo Trono di sangue ambientato nel Giappone feudale, Roman Polanski nel 1971 e Béla Tarr nel 1982. Nel 2015 Michael Fassbender e Marion Cotillard sono i protagonisti di Macbeth di Justin Kurzel e nel 2017 è la volta dell’adattamento diretto da Daniele Campea. A distanza di cinque anni dall’ultima trasposizione, arriva su Apple TV+ Macbeth di Joel Coen, di cui vi proponiamo la nostra recensione.

Joel Coen, alla sua prima prova da solista senza il fratello Ethan, percorre la via della ricerca della perfezione formale assoluta, professando una fedeltà quasi reverenziale al testo shakespeariano. Protagonisti di The Tragedy of Macbeth – questo il titolo originale – sono Denzel Washington e Frances McDormand. Accanto a loro, fra gli altri, anche Corey Hawkins, Brendan Gleeson, Alex Hassell, Harry Melling e Kathryn Hunter. A curare colonna sonora e fotografia ci sono rispettivamente Carter Burwell e Bruno Delbonnel, storici collaboratori dei Coen. Prodotto da A24, il film è disponibile da venerdì 14 gennaio su Apple TV+. Se siete curiosi di conoscere il nostro parere su Macbeth di Joel Coen, proseguite nella lettura della nostra recensione.

Indice:

The Tragedy of Macbeth

Salute a te, Macbeth, futuro Re.

Joel Coen riduce i cinque atti della tragedia shakespeariana adattandola per un film della durata di 105 minuti, massimizzando gli effetti del testo su chi guarda. Interessante la scelta di mantenere il titolo originale dell’opera del Bardo, The Tragedy of Macbeth. Perché il focus del film è proprio la tragica discesa del nobile scozzese in un vortice di follia e omicidio alimentato da ambizione e sete di potere. Per chi non la conoscesse, la storia prende avvio da quando i generali Macbeth e Banquo, di ritorno da una vittoriosa impresa militare contro le forze di Norvegia e Irlanda, ricevono una profezia da tre Streghe. Tre sorelle fatali che profetizzano a Macbeth l’ascesa al trono di Scozia e a Banquo che sarà il capostipite di una dinastia di re.

Quando Re Duncan gli conferisce l’onorificenza di Sire di Cawdor, Macbeth inizia a nutrire ambizioni sempre più forti, memore delle parole delle Streghe. Ambizioni che diventano, per Lady Macbeth, un fuoco sul quale soffiare annientando ogni tentennamento del marito. Tornato al suo castello, Macbeth progetta con la moglie l’omicidio di Re Duncan, per ottenere il trono di Scozia nel più breve tempo possibile. L’ascesa politica di Macbeth va di pari passo con la discesa in un turbine sempre più vorticoso di follia e ossessione. Da queste poche righe di trama è chiaro come Coen abbia mantenuto, con grande fedeltà alle rime del Bardo, solo ciò che nel testo era funzionale al cuore del racconto: ascesa e caduta di Macbeth. Non mancano alcuni fra i versi più celebri, così come non manca l’ultimo monologo pronunciato da Macbeth, sulla vacuità della vita (Domani e domani e domani).

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Macbeth. A24

Fra cinema e teatro, espressionismo e contemporaneità – Macbeth, la recensione

La vita non è che un’ombra che cammina, un povero attore che si pavoneggia e si agita su un palcoscenico per il tempo a lui assegnato, e poi nulla più s’ode. È un racconto narrato da un idiota, pieno di rumori e strepiti che non significano nulla.

Il Macbeth di Joel Coen va in scena in una dimensione ibrida fra cinema e teatro. Nella gestione del mezzo cinematografico, nella direzione e nelle scelte recitative degli attori, nelle scenografie essenziali, evocative e stranianti. La ricerca della perfezione formale, coniugando entrambe le dimensioni, non è mai fine a se stessa ma funzionale alla sostanza; è essa stessa sostanza. The Tragedy of Macbeth si muove anche entro un altro doppio binario, sia dal punto di vista tecnico e visivo che da quello più strettamente narrativo. Al di là di alcuni richiami evidenti che rimandano all’opera di Welles e Kurosawa, il riferimento più immediato è quello al linguaggio e allo stile dell’espressionismo tedesco. Nella scelta delle inquadrature in cui la prospettiva appare forzata – i primi piani dal basso, ad esempio – e nei campi lunghi e medi che esaltano le geometrie delle ambientazioni.

Le riprese e l’andamento delle scene di combattimento (la sequenza dello scontro fra Macbeth e Macduff su tutte), invece, parlano il linguaggio della contemporaneità. Le impeccabili scelte di fotografia hanno anch’esse un che di teatrale; così come l’utilizzo di alcuni espedienti scenici, come una nebbia fitta e, in alcune sequenze, addirittura preponderante e quasi “tangibile”. Fruiamo di una recitazione di stampo teatrale col privilegio, tutto cinematografico, di poter godere delle espressioni degli attori esaltate dai primi e primissimi piani. Teatro e cinema, espressionismo e contemporaneità convivono in perfetta armonia in un film girato in un bianco e nero argenteo e nitidissimo, in soli 36 giorni, in formato 4:3 e completamente in un teatro di posa di Los Angeles. Un vero peccato non poterne godere sul grande schermo, almeno in Italia, dove Macbeth è disponibile solo in streaming.

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Macbeth. A24

Recitazione ai massimi livelli – Macbeth, la recensione

Denzel Washington dà vita a un Macbeth che non è esagerato definire monumentale. La sua prova si fa sintesi delle istanze cinematografiche e teatrali e l’attore modula la sua performance in un perfetto mix tra (voluto) overacting e (studiata) sottrazione. Washington recita i versi del Bardo caricandoli di un’intenzione e un portato moderni, dando vita a un Macbeth meno “mostro” e più umano, a tratti quasi disilluso e invece sempre consapevole dell’inevitabilità delle sue folli azioni. Sia che gridi, in preda alla follia e al tormento delle conseguenze dei suoi gesti criminosi, sia che sussurri i celebri versi del monologo che recita dopo la morte di Lady Macbeth, il suo è un Macbeth contemporaneo. Un Macbeth meno “sopra le righe” e dai tratti più riconoscibili e, per questo, più spaventoso.

Frances McDormand è altrettanto straordinaria mentre scandisce la sue battute con precisione impeccabile e illuminata dalla luce argentea, quasi spettrale, della fotografia di Delbonnel. Ma a rubare la scena è Kathryn Hunter, nota attrice e regista teatrale che Joel Coen ha scelto per interpretare le tre Streghe.  Letteralmente una e trina, pur con un minutaggio estremamente limitato, Hunter è artefice di una prova straordinaria, che turba, stupisce e impressiona. La voce roca e graffiante, il corpo che si contorce in pose innaturali, le espressioni del volto. Ogni singola declinazione della performance dell’attrice che ha calcato i più importanti palcoscenici teatrali è veicolo di terrore, meraviglia, fascinazione.

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Macbeth. A24

In conclusione

Musiche, sonoro, fotografia e scenografia completano il quadro esaltando le atmosfere oniriche del film. Joel Coen si affida a due collaboratori storici come Bruno Delbonnel e Carter Burwell per la fotografia e le musiche e a Stefan Dechant per l’apparato scenografico. Le luci di Delbonnel esaltano i contrasti sui volti degli attori e gettano ombre sugli ambienti geometrici in un cui riecheggia e rimbomba ogni suono, anche solo una goccia d’acqua o di sangue che cade. Le musiche, stranianti, si fanno personaggio, per utilizzare un’espressione spesso abusata ma in questo caso calzante.

Avviandoci verso la conclusione della nostra recensione di Macbeth, non possiamo fare altro che consigliarvene caldamente la visione. Possibilmente sullo schermo più grande a disposizione per limitare, per quanto possibile, i “danni” di una fruizione casalinga per un film del genere. Macbeth è disponibile in esclusiva su Apple TV+ a partire da venerdì 14 gennaio.

 

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Macbeth

Voto - 8

8

Lati positivi

  • La fedeltà al testo del Bardo, ridotto alla parte funzionale al focus della narrazione e reso contemporaneo anche dall'intenzione della prova degli attori
  • Denzel Washington monumentale nei panni di un Macbeth meno "sopra le righe" e più "contemporaneo" e per questo ancor più spaventoso
  • Frances McDormand è fenomenale nelle vesti di Lady Macbeth
  • La veterana dei palcoscenici inglesi Kathryn Hunter ruba la scena, letteralmente "una e trina" nell'interpretazione delle tre Streghe

Lati negativi

  • Il vero problema è non poter vedere un film del genere al cinema

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