Mio fratello, mia sorella: recensione del film con Claudia Pandolfi e Alessandro Preziosi

Un film sul complicato rapporto tra due fratelli giunti al momento del confronto

Il rapporto tra fratelli si sa è tanto profondo quanto spesso conflittuale, ed è al centro del film di cui vi proponiamo la recensione: Mio fratello, mia sorella. Un dramma che si addentra nella relazione ormai logorata dal tempo e dal non detto, tra due fratelli divisi dalle circostanze della vita. La pellicola ci fa entrare immediatamente nelle dinamiche complesse di questi due personaggi che vedono le loro strade incontrarsi di nuovo dopo quasi vent’anni. Due fratelli profondamente diversi e che vedranno messi in discussione gli equilibri raggiunti nelle loro vite. La narrazione ruota intorno a questa conflittualità e ci propone in maniera parallela diversi rapporti familiari esplorando i personaggi che ne sono protagonisti. Evidenzia anche l’importanza della semplice presenza, quanto avere qualcuno vicino possa fare tutta la differenza del mondo. Nel suo tema però purtroppo il film non ci propone nulla di particolarmente innovativo.

Quante altre pellicole abbiamo visto al cui centro ci sono dinamiche famigliari e la necessità di risolverle? I messaggi e le interpretazioni dei suoi protagonisti invece lasciano indubbiamente il segno. Claudia Pandolfi e Alessandro Preziosi vestono i panni, Tesla e Nìkola, brillantemente e ironicamente, chiamati in questo modo dal padre fisico in omaggio a Nìkola Tesla. Ludovica Martino è Carolina, la figlia di Tesla e sorella di Sebastiano, interpretato da Francesco Cavallo, un adolescente affetto da schizofrenia. Alla regia Roberto Capucci, al suo secondo lungometraggio che ha anche scritto il film. Una storia quindi emozionante ed emotiva ma che non convince completamente soprattutto verso la fine; analizziamola meglio nella nostra recensione. 

Indice: 

Ritorno (d)al passato – Mio fratello, mia sorella recensione

Dopo vent’anni di lontananza Nik e Tesla, due fratelli, si incontrano al funerale del padre. L’uomo, un noto fisico, ha lasciato un’eredità da riscuotere. Ben presto però i due scopriranno come la volontà del padre andasse ben oltre la semplice distribuzione dei soldi: l’uomo desiderava che le strade dei figli potessero ricongiungersi prima di separarsi di nuovo. Esprime come sua volontà che i due vivano nella casa che ha lasciato ad entrambi nella speranza che possano ricostruire quel rapporto persosi negli anni e tornare ad essere una famiglia. La notizia getta scompiglio nella vita di Tesla che vive da sempre in quella casa con i due figli: Carolina e Sebastiano. Nik dal canto suo vorrebbe solo andarsene, ma per tenere fede alla richiesta del padre decide di rimanere. Il clima tra i due  è estremamente teso, soprattutto per via dei diversi stili di vita.

Tesla considera Nik un egoista e un irresponsabile e teme per la serenità di Sebastiano. Il ragazzo è affetto da schizofrenia e Tesla teme che ogni cambiamento possa metterlo in crisi. Decisa a tenere nascosta la cosa al fratello, si dovrà ben presto ricredere, perché Sebastiano sembra essere molto affascinato e incuriosito dalla presenza dello zio. I due scoprono di avere diversi punti in comune. Ma se l’arrivo di Nik tiene Tesla sulle spine per la questione di Sebastiano, rappresenta invece per Carolina l’occasione perfetta per fare il grande passo verso l’indipendenza. In un clima di iniziale tensione le cose cominciano a sbloccarsi e le questioni irrisolte, i segreti e le bugie messe da parte nel corso di vent’anni vengono a galla.

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Lotus Production, Mediaset

Dinamiche complicate

Le tematiche affrontate da Mio fratello, mia sorella che state scoprendo in questa recensione sono molteplici. In primis come già accennato al cuore del film c’è il rapporto tra un fratello e una sorella. Tuttavia è interessante vedere come nella pellicola ci sia in realtà la rappresentazione di una molteplicità di rapporti, tutti differenti ma allo stesso tempo simili. Quello tra Sebastiano e Carolina è parallelo a quello tra Tesla e Nik, in quanto fratelli. Il desiderio del padre di vederli insieme diventa un modo per affrontare le questioni in sospeso, per cercare le risposte a tante domande ma soprattutto per scoprire una verità che ha lacerato un rapporto profondo. Due fratelli che avevano bisogno l’uno dell’altra ma che le circostanze hanno allontanato. Stesso rapporto complicato come quello tra Nik e il padre, è quello tra Tesla e Carolina, uno dei rapporti più tesi nel film. 

Carolina si è sentita trascurata della madre che si è invece dedicata in maniera apprensiva e iperprotettiva alla cura del fratello. L’arrivo dello zio la farà allontanare dalla madre, ma le permetterà di trovare una sua strada. La presenza di Nik si trasforma da iniziale problema in risorsa, un’opportunità per affrontare la malattia di Sebastiano in maniera differente. Chi si prende cura del ragazzo tende, involontariamente, a cambiare il suo atteggiamento a volerlo costantemente proteggere, Nik invece lo tratta in maniera diversa; se ne prende cura ma lega con lui facendo leva sulle sue passioni e i suoi interessi e mettendo in secondo piano la malattia. È così che scopriranno la comune passione per la musica, che nel film diventa per Sebastiano mezzo di espressione. Altrettanto importante è stato vedere come una madre impara a convivere, con difficoltà, con questa malattia e con lo stigma ad essa associato.

Aspetti tecnici – Mio fratello, mia sorella recensione 

Il punto di forza del film, come già detto, non è purtroppo l’originalità della storia. Fratelli che cercano di recuperare un rapporto, o genitori che cercano di fare ammenda, sono tematiche già proposte nel panorama dell’intrattenimento. Quello che rende il film qualitativamente buono è la performance dei protagonisti. Claudia Pandolfi e Alessandro Preziosi dominano la scena con delle performance molto convincenti. La prima riesce ad incarnare bene una madre in difficoltà e che cerca di fare del suo meglio per prendersi cura del figlio, mostrando anche il suo lato più fragile e vulnerabile; non si decide di essere forti, spesso non si ha altra scelta. Alessandro Preziosi allo stesso modo da l’idea del giramondo senza legami che vive la vita così come viene. Anche il suo personaggio però nasconde una fragilità e una sensibilità inaspettata. I due regalano momenti molto intensi ed emozionanti. 

Buona anche l’interpretazione di Ludovica Martino. I dialoghi sono ben scritti e la narrazione segue una sua linearità fino ad avvicinarsi alla conclusione. Un’evento è sembrato fuori luogo e senza un’ apparente risoluzione. L’unica cosa che riesce a fare è solo confondere lo spettatore. La fotografia ci regala molte panoramiche su Roma, soprattutto tra le strade della città, ma anche inquadrature sul mare con le sue onde e i suoi colori unici. I toni cromatici del film sono principalmente scuri e freddi, dal blu al grigio degli ambienti interni. Un altro difetto è stato il mancato chiarimento sulla malattia di Sebastiano e la sua evoluzione, cosa su cui il film ha dato l’impressione di investire fin dai primi minuti ma che poi ha fatto perdere nel non detto.

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Lotus Production, Mediaset

Conclusione

Giunti al termine della nostra recensione di Mio fratello, mia sorella vi consigliamo comunque la visione del film, nonostante qualche difetto. Gli elementi che tengono alta la qualità del film sono le performance dei protagonisti, mentre la storia perde un po’ sia per la mancata originalità, che per alcune sviste verso la sua conclusione. Questa si sviluppa lentamente e  accumula una cruda tensione fino al momento del confronto; la durata di quasi due ore non è eccessiva ma dalla seconda parte la storia comincia un po’ a perdersi. Le tematiche e i messaggi che vuole mandare arrivano sicuramente. Un film che si impernia sulle difficoltà e le incomprensioni che possono crearsi in una famiglia, non importa quanto complessa possa essere.

Ci invita a riflettere sui delicati equilibri che si creano quando è presente una malattia e come questa abbia effetti sui vari membri della famiglia. È anche un film che ci dimostra come spesso le apparenze ingannino e le idee che ci facciamo di qualcuno possano essere decisamente fuorvianti. Ma soprattutto ci fa comprendere l’importanza delle parole e del dialogo. Parlare, discutere e affrontare i problemi è l’unico modo per evitare che diventino macigni e che rovinino i rapporti. È chiaro che errare è umano e nessuno è perfetto, ma a volte il confronto, una parola in più possono fare una grande differenza, anche se queste stesse parole possono ferire.

 

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Mio fratello, mia sorella

Voto - 6.5

6.5

Lati positivi

  • Buone performance di Claudia Pandolfi e Alessandro Preziosi
  • Interessanti le riflessioni che vuole innescare

Lati negativi

  • Storia che non risulta particolarmente innovativa ma che anzi si perde un po’ nella seconda metà
  • Mancato ulteriore approfondimento della malattia di Sebastiano
  • Un evento narrativo poteva essere evitato in quanto ha generato solo confusione negli spettatori

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