Mother: recensione del film Netflix di Tatsushi Omori

Un emozionante dramma giapponese su una relazione tossica tra madre e figlio

“Sono libera di crescere mio figlio come mi pare. Non sono affari vostri, giusto?”. È con queste parole che Akiko, la madre protagonista di questa storia, si rivolge più volte a chi chiede spiegazioni riguardo la sua spregevole condotta. Una domanda che sembra quasi voler eliminare la quarta parete, venendo così posta a noi spettatori: chi siete voi, per giudicare l’operato di una madre? È dal tentativo di rispondere a questo interrogativo che nasce Mother, ultimo lungometraggio prodotto da Netflix di cui vi proponiamo la nostra recensione.

Questa pellicola, che trae ispirazione da un reale fatto di cronaca accaduto nel 2014, racconta la storia di un rapporto tossico e violento; la storia di una madre che prende tutte le decisioni sbagliate, e di un figlio costretto a subirne le tragiche conseguenze. Il risultato è un film d’autore dai toni esasperati e drammatici. Vale la pena chiarire subito questo aspetto: Mother è un film complesso e non adatto a tutti. Ci sentiamo però di consigliarlo a chiunque voglia uscire dalla propria comfort zone, per immergersi in un’opera matura e dai significati profondi.

Indice:

Trama – Mother recensione

Il film si sviluppa lungo tre atti, distribuiti naturalmente in tre diversi piani temporali, più un epilogo. La protagonista è Akiko, una giovane donna madre di un bambino, un piccolo maschietto di nome Shuhei. La donna ha problemi comportamentali: beve, gioca d’azzardo ed è promiscua. È anche precaria economicamente, non lavora e deve grosse somme di denaro ai familiari, con cui ha un rapporto burrascoso e violento. Una delle scene iniziali la vede infatti impegnata in un’accesa discussione con i genitori e la sorella, che si rifiutano di finanziare ulteriormente il suo stile di vita dissoluto. Shuhei, dal canto suo, vuole bene alla madre, che usa il figlio per manipolare il prossimo e raggiungere i suoi scopi.

Akiko si lega a uomini sbagliati, che la desiderano solo per il suo aspetto e che lei tende a sfruttare per mantenere i suoi vizi. Uno di questi è Ujita, un funzionario pubblico, a cui lei per un periodo affida la custodia del figlio, in modo da poter così realizzare le sue avventure sessuali. Shuhei intanto viene scaricato ora da una parte, ora dall’altra, e sembra che nessuno si occupi di lui. In seguito facciamo la conoscenza di Ryo, uomo dagli scarsi valori morali, che instaura una relazione con la protagonista. Il racconto prosegue tra i vari scossoni della loro vita sentimentale, litigi violenti e piccoli furtarelli per tirare avanti, in un crescendo drammatico che ha la sua apoteosi nel tragico finale. A questo punto ci chiediamo: quale sarà il ruolo di Shuhei in questa storia? Riuscirà a separarsi dalla madre, o rimarrà vittima di questo rapporto distruttivo?

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Mother. Netflix

Analisi – Mother recensione

Il regista Omori con Mother ci porta in territori narrativi scomodi. La violenza, fisica e psicologica, e l’abuso ci vengono raccontati con garbo, risultando per nulla disturbanti. Si nota infatti un certo rispetto per la materia del racconto, che è il grande dolore esistenziale dei personaggi. Personaggi erranti, sempre vagabondi e sofferenti al punto tale da essere in grado di generare un profondo senso di empatia per la loro miserabile condizione. Numerose sono le domande poste allo spettatore durante la visione: tra queste, molte sono relative alla natura del rapporto madre-figlio. Crediamo davvero di poterci ergere a giudici di una dinamica che è, per sua costituzione, un fatto privato?

Ma chi è questa madre, elemento centrale nell’economia dell’opera al punto tale da dare il titolo al film? Akiko è fondamentalmente un personaggio negativo. Non approviamo nulla della sua condotta, e raramente la donna fa qualcosa di buono per sè stessa o i suoi figli. Non sappiamo perché si comporti in modo così distruttivo. Pare che segua i propri istinti senza riflettere: è pigra, manipolatrice, crudele e totalmente insensibile ai bisogni di Shuhei. Tuttavia rimane un personaggio memorabile, perché, come in tutte le belle storie, vediamo in lei lo specchio di noi stessi. Il rapporto con il figlio è naturalmente molto complesso: la donna vede in lui il suo “alterego”, e nessuno dei due può fare a meno dell’altro, motivo per cui comprendiamo la totale incapacità di Shuhei di ribellarsi e fare delle scelte in autonomia. Il loro è un rapporto di totale co-dipendenza.

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Mother. Netflix

Crescere è divertente – Mother recensione

Dal punto di vista visivo, notiamo una predilezione dei campi lunghi e dei piani sequenza, che fin dalle prime fasi del film ci portano in una concezione dell’immagine molto sobria e lineare. Sicuramente non si tratta di una pellicola che spicca per dinamismo. La progressione del girato assomiglia infatti più a una serie di istantanee fotografiche che si susseguono a ritmo costante. Si può notare una predilezione per i colori freddi: il tono è ovunque triste e malinconico. Sul piano tecnico in ogni caso si viaggia ad alti livelli, anche se non avremmo disdegnato un montaggio più serrato, soprattutto nelle poche scene di azione presenti (quelle di violenza relazionale). È qui infatti che va cercato il più grande difetto del film: una lentezza che, quando non è funzionale al ritmo della narrazione, sfocia in un’eccessiva pesantezza, soprattutto nella prima parte della pellicola.moth

Avviandoci alla conclusione della nostra recensione di Mother, è giusto menzionare una chiave di lettura che ci sta particolarmente a cuore: quella offerta dalla figura dell’assistente sociale, una ragazza di nome Aya. A circa metà del film si assiste a un dialogo memorabile tra lei e Shuhei, durante il quale la donna afferma: “Crescere è divertente. Si imparano un sacco di cose. Puoi anche scegliere… di non vivere con tua madre”. Un messaggio di speranza che assume grande rilievo, specialmente dopo il resoconto di una così grande miseria. Anche se non si assiste a un lieto fine, il significato profondo dell’opera risiede proprio in questa chiave di lettura, regalata dal personaggio dell’assistente sociale. Una riflessione che contrasta col quadro generale – più cupo e pessimista – della relazione madre-figlio, intesa come veicolo di sentimenti esclusivamente distruttivi.

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Mother

Voto - 8

8

Voto

Lati positivi

  • Storia profonda e appassionante
  • Tecnicamente ottimo

Lati negativi

  • A tratti pesante
  • Non adatto a tutti

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