Pluto: recensione dell’anime fantascientifico di Netflix

L'adattamento di Pluto è un capolavoro di scrittura e animazione che unisce la bellezza della fantascienza con le questioni etiche tipiche del thriller

Finalmente dopo mesi di cui se ne parlava e anni in cui gli appassionati lo richiedevano a gran voce, Netflix ha soddisfatto le richieste con l’adattamento animato di Pluto, il celebre manga di Naoki Urasawa del 2003. E soddisfa anche tutte le già alte aspettative.
Pluto nasce come da un episodio della serie Astro Boy di Osamu Tezuka intitolato “Il più grande robot del mondo“, ripreso poi per l’appunto da Naoki Urasawa in collaborazione con Takashi Nagasaki assieme al quale ha scritto i dialoghi. 

Pluto strizza l’occhio alla fantascienza di Asimov e ai suoi robot con un’anima. Come sarebbe il mondo se davvero la tecnologia convivesse con l’essere umano in simbiosi? Come sarebbero i robot e come si rapporterebbero gli umani a loro? Questi domande sono alla base della serie che si dirama in diverse direzioni, generi che va dallo sci-fi al thriller in una narrazione che si poggia su domande esistenziali e quesiti filosofici piuttosto che sull’azione e le indagini. Ed è proprio per questo che Pluto è un capolavoro.

Indice

 

Il mondo distopico di PlutoPluto, la recensione

Nel mondo in cui Pluto è ambientato, la tecnologia è in uno stato incredibilmente avanzato tanto che i robot sono parte integrante della popolazione. Hanno i loro diritti, possono adottare e sposarsi, hanno dei lavori, conducono vite il più possibili vicine a quelle umane fingendo di bere e mangiare, adattandosi a una routine quotidiane simili a quelle degli uomini tanto che le differenze si stanno assottigliando sempre più. L’intelligenza artificiale è stata creata per aiutare gli esseri umani nella vita di tutti i giorni, ma soprattutto per sostituirli in guerra o per affiancarli in lavori di maggiore responsabilità – come nel corpo di polizia – o in mansioni più umili.

Pluto.

Pluto. GENCO, Studio M2.

Pian piano, però, i robot hanno iniziato a sviluppare caratteristiche prettamente umane. Sognano, soffrono, provano una gamma di emozioni sempre più variegata, hanno paura e sviluppano legami e relazioni affettive. Una situazione che, però, è fortemente in bilico. Non tutti gli esseri umani approvano che i robot acquistino diritti e vengono paragonati agli esseri umani, per molti il loro ruolo è quello di schiavi.

La trama – Pluto, la recensione

I robot sono creature pacifiche architettate appositamente per aiutare l’uomo, ma sono regolamentate anche da un rigido ordinamento la cui legge più importante impedisce loro di far del male o uccidere gli esseri umani. Per questo quando vengono rinvenuti il cadavere di un robot amato da tutti per il suo impegno sociale e un essere umano e le prove indicano che è stato un robot ad ucciderli, la polizia non sa cosa pensare. A seguire il caso è Gesicht, un androide detective tedesco che lavora per conto dell’Europol. Gesicht fa parte dei sette robot più forti del pianeta, quelli che potrebbero trasformarsi in armi di distruzione di massa.

Pluto.

Pluto. GENCO, Studio M2.

Il gruppo è composto dal gigante di ferro svizzero Mont Blanc, il robot che viene ucciso nel pilot; l’umanoide dalle fattezze di un bambino Atom; i guerrieri Hercule e Brando; il soldato North No 2 e il pacifista Epsilon. Tutti loro sono uniti non soltanto dalle loro caratteristiche tecnologiche e battagliere, ma anche per l’aver combattuto assieme (escluso Epsilon) durante la 39° guerra dell’Asia Centrale. Ora tutti loro e gli esseri umani più influenti nella creazione della società dell’IA sono in pericolo, minacciati da un’entità che li uccide mettendo poi i cadaveri in posa con due lunghe corna che richiamano Plutone, la divinità romana degli inferi.

Robot e umani – Pluto, la recensione

Pluto, come dicevamo, utilizza solamente l’escamotage del genere thriller come spunto per parlare di molto altro. Ogni episodio si concentra su questioni morali ed etiche che riguardano più noi esseri umani che i robot veri e propri. C’è un ribaltamento tra le due specie che domina tutta la serie: mentre i robot scoprono la loro umanità e tutte le sfaccettature del provare emozioni tramite i sogni e i ricordi traumatizzanti della guerra, gli umani corrono su due binari opposti.

Pluto.

Pluto. GENCO, Studio M2.

C’è chi all’inizio dubita della bontà delle macchine e della loro possibilità di provare sentimenti, ma in un modo o nell’altro riesce ad andare oltre ai propri pregiudizi; al contrario c’è chi si oppone fermamente all’idea che l’IA possa essere anche solo lontanamente paragonata a loro.

Considerazioni finali – Pluto, la recensione

Tutto è perfettamente bilanciato, fin dalla durata (in maniera straordinaria le otto puntate hanno una durata di un’ora l’una invece che dei soliti venti minuti canonici degli anime), alle animazioni che richiamano le serie nipponiche animate di inizi anni 2000 alla scrittura delicata e poetica, ma brutale al tempo stesso. È qui che risiede la bellezza di Pluto, nel suo riuscire a parlare di umanità senza mettere gli umani al centro della narrazione. Le domande sollevate dall’opera sono molte, complesse, ma formano un cerchio perfetto che riesce a dare le risposte ad ogni domanda posta.

Il suo riuscire a fare quello che la fantascienza (non tutta, solamente una branchia) propone ossia uno squilibrio morale che vede gli esseri umani, con le loro emozioni, sentimenti e valori morali, venir meno a quella che viene considerata una specie pacifica, amorevole, creativa e degna d’affetto mentre sono i robot, insensibili e freddi, meccanici per loro natura, molto più compassionevoli ed empatici dei loro creatori.
Non è una storia nuova, ma non deve esserlo. Pluto è poetico e bellissimo così com’è e Netflix è riuscita nella difficile impresa di dar vita a un manga che è una vera pietra miliare nella cultura giapponese e non solo.

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Pluto

Voto - 9

9

Lati positivi

  • L'anime riesce a parlare d'umanità in termini non nuovi, ma in modo poetico e profondo
  • La filosofia sotto la superficie della trama
  • Le animazioni e lo stile adottato

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