Raffa: recensione della docuserie su Raffaella Carrà

Su Disney+ arriva Raffa, la nuova docuserie su Raffaella Carrà. La nostra recensione.

La docuserie Raffa disponibile su Disney+ offre uno sguardo intimo e approfondito sulla straordinaria vita e carriera della leggendaria icona italiana, Raffaella Carrà. L’infanzia, i primi approcci al mondo dello spettacolo e il suo percorso (difficile) per farsi strada nella televisione: ogni cosa viene mostrata, costruendo l’immagine di un’icona che, forse, non avevamo mai conosciuto così bene. 

Indice 

Trama – Raffa recensione

Attraverso interviste esclusive, immagini d’archivio e testimonianze di chi l’ha conosciuta da vicino, la serie segue il percorso di Raffaella, dalla sua infanzia a Bellaria, Riviera Romagnola, fino ai trionfi internazionali che l’hanno consacrata come una delle figure più influenti nel mondo dello spettacolo. La trama si snoda attraverso gli alti e bassi della sua carriera, svelando il lato privato della donna dietro la figura pubblica.

Dai primi passi nell’accademia di danza a Roma, ai tentativi di sfondare nel mondo del cinema con il film Il colonnello Von Ryan insieme a Frank Sinatra, la serie esplora le sfide e le vittorie che hanno caratterizzato la carriera di Raffaella. Il racconto si concentra anche sulle trasformazioni della televisione italiana e del panorama musicale durante gli anni in cui Raffaella Carrà ha lasciato il segno indelebile, attraverso programmi rivoluzionari come Canzonissima, Ma che sera, Millemilioni e Pronto Raffaella.

Spingendosi oltre la dimensione professionale, infine, la docuserie esplora l’impatto di questa icona della televisione nella comunità LGBTQ+ e le relazioni personali che hanno plasmato la sua vita, inclusi gli amori con Gianni Boncompagni e Sergio Japino. 

Un’infanzia difficile – Raffa, la recensione

Con una regia decisa, movimentata e a tratti malinconica, Daniele Luchetti dipinge, in tre episodi, il ritratto di una delle star della televisione e dello spettacolo, più amate di sempre: Raffaella Carrà. Parte dagli inizi, dalla sua infanzia, fino ad arrivare al suo lavoro e agli obbiettivi raggiunti da questa donna energica, dalla mentalità aperta e, infondo, con qualche ferita nascosta. Ciò che Daniele Lucchetti vuole mostrare al pubblico non è solo la Raffaella Carrà degli spettacoli televisivi e dei film, ma l’altra faccia della medaglia, la Raffaella Pelloni, quella di cui non si è saputo poi molto e di cui la star conservava gelosamente i sentimenti e le vicende personali.

Prima di conoscere la Carrà, conosciamo la piccola Raffaella: una bambina abbandonata dal padre e con una madre piuttosto chiusa e severa.  Stringere le labbra per farle sembrare più fine, essere più femminile, più magra, più aggraziata: questo le veniva ripetuto costantemente da sua madre, una donna da cui lei non ha mai ricevuto approvazione o un minimo di incoraggiamento. 

Raffa

Fremantle

La figura della madre, descritta come rigida e scettica sulle aspirazioni di Raffaella, emerge come un elemento chiave nella sua infanzia. Questo approccio materno critico, e forse privo di fiducia nella sua capacità di successo, ha contribuito a alimentare il desiderio costante di Raffaella di approvazione e successo, fungendo da motore per il perseguimento di traguardi più grandi.

Il documentario raccoglie testimonianze e interviste che dipingono un quadro dell’infanzia di Raffaella, sottolineando la sua crescita in un ambiente in cui il ballo era non solo una forma d’arte ma anche una parte integrante della comunità. La serie ci mostra i primi passi verso il mondo della danza, iniziando dall’accademia di danza a Roma, dove la giovane aspirante artista ha sperimentato la danza classica. Si continua poi a raccontare le sfide incontrate durante i primi passi della sua carriera, inclusi I tentativi nel cinema senza il successo desiderato o la decisione di tornare in Italia dopo la vita a Hollywood. Fasi fondamentali nella sua vita che la segnarono e formarono profondamente. 

Una donna determinata a portare il cambiamento – Raffa recensione

Nella serie, l’evoluzione della sua carriera televisiva è narrata in modo chiaro e lineare, evidenziando la sua trasformazione da ballerina e showgirl a conduttrice e icona della televisione italiana. Dopo molti rifiuti, il vero successo arriva negli anni ’70. La sua presenza carismatica e la sua abilità nel ballo catturano l’attenzione del pubblico, rendendola rapidamente una delle figure più amate e riconoscibili dello spettacolo italiano.

La sua carriera subisce una svolta significativa nel 1970 quando, grazie al programma Canzonissima, Raffaella Carrà canta la sigla Ma che musica maestro con una tuta che lascia l’ombelico scoperto, e che, ovviamente, creerà non poco scalpore: questo segna l’inizio di una nuova era di trasgressione e innovazione nella televisione italiana.

Raffa

Fremantle

La difficoltà di entrare nel mondo della televisione in quel periodo, dominato prevalentemente da figure maschili, era palpabile. Tuttavia, la determinazione, la trasgressività e il suo talento hanno contribuito a infrangere gli stereotipi di genere, creando una vera e propria rivoluzione nel mondo della televisione italiana e arrivando a programmi come Pronto Raffaella, consolidando la sua reputazione di “la confidente degli italiani”

Conclusioni – Raffa recensione

Raffaella Carrà ha sempre rappresentato l’emblema dell’artista poliedrica, capace di adattarsi alle mutevoli esigenze del pubblico e delle dinamiche televisive. La sua carriera luminosa è stata caratterizzata da una continua ricerca di innovazione e dalla capacità di rimanere autentica, trasmettendo un messaggio di liberazione e di accettazione di se stessi.

Ma dall’altro lato della medaglia, Raffaella Pelloni ha sempre difeso il suo spazio personale, nascondendo le sue insicurezze, anche negli ultimi momenti della sua vita. Daniele parla di questa artista con delicatezza, senza essere invadente e anzi, sottolineandone l’importanza in una cultura profondamente patriarcale e sessista come quella in cui la Carrà ha dovuto farsi strada.

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