Rapito: la recensione del film di Marco Bellocchio presentato al Festival di Cannes 2023

Dopo la presentazione in concorso al Festival di Cannes, è in sala dal 25 maggio Rapito, l'ultimo film di Marco Bellocchio tratto da un reale caso di cronaca

Presentato in Concorso a Cannes 2023, Rapito, film di cui vi presentiamo la recensione in questo articolo (qui il trailer), è l’ultima opera del regista Marco BellocchioL’autore, dopo Il Traditore (2019), su Tommaso Buscetta ed Esterno Notte, sul rapimento di Aldo Moro, in Rapito racconta la storia vera di Edgardo Mortara, che nel 1858 a Bologna, all’età di sei anni venne sottratto dalla gendarmeria pontificia alla sua famiglia, di origine ebraica,  per ordine del Papa Pio IX, per essere condotto poi a Roma ed essere educato come un cattolico. Il motivo del rapimento? Un battesimo, avvenuto all’insaputa dei genitori, ebrei praticanti, usato come pretesto dall’ultimo esponente dell’antico potere temporale per manifestare la supremazia potere pontificio, in anni difficili, caratterizzati da moti di indipendenza, e contestazione dell’autorità religiosa, che porteranno nel 1870 alla Breccia di Porta Pia e alla caduta dell’ultimo papa.

Bellocchio torna con un film ambizioso, dal tema forte, che si schiera apertamente contro la Chiesa antica e contro l’indottrinamento cattolico, mantenendo però toni più verosimili che in passato. Nella pellicola è presente un ottimo cast: Fausto Russo Alesi (il padre di Egardo), Barbara Ronchi (la madre), Enea Sala (Edgardo bambino), Leonardo Maltese (Edgardo adolescente), Fabrizio Gifuni (Inquisitore domenicano Pier Gaetano Faletti) e Paolo Pierobon nei panni di un memorabile Pio IX. Rapito non è il primo film di Bellocchio sul tema del conflitto religioso. Il regista riprende un sentiero da lui già battuto ad esempio con L’ora di religione con Sergio Castellitto, sui dilemmi identitari di un artista a confronto con la possibile santificazione della madre o con Nel nome del padre, incentrato sul sovversivo arrivo di un giovane ribelle in un collegio, che fa deflagrare i conflitti interiori repressi degli altri studenti. 

Indice:

Ebrei e Cristiani – Rapito recensione 

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IBC Movie, Kavac Film, Rai Cinema, Ad Vitam Production, The Match Factory

In Rapito, Belocchio declina il tema del conflitto religioso, osservandolo da un’altra angolazione: quella di una famiglia ebrea che subisce il rapimento del proprio figlio, per pretesti religiosi, per un puro esercizio del potere. Il rapimento è, infatti, “il capriccio” di un pontefice tiranno, intenzionato a ribadire con arroganza e umiliazioni inferte ai nemici la propria superiorità. L’altra parte del conflitto non è come in altri film del regista l’ateismo, ma l’ebraismo. Nell’ottica della chiesa arcaica, infatti, gli ebrei erano considerati gli uccisori di Cristo, quindi acerrimi nemici. Il regista punta proprio su questa contrapposizione: ebrei da un lato, cristiani dall’altro, un bambino di sei anni e la sua famiglia contro il Papa, il clero e il diritto canonico. Una sfida impari, tra battaglie legali e indignazione della stampa, che viene ricostruita molto bene dal dal regista, soprattutto nella prima parte del film e in quella centrale.

Già dalla locandina è presente l’ambiguità di fondo del personaggio del papa. È un “padre” manipolatoreGli abiti, le formule e i simulacri cristiani vengono contrapposti a quelli ebraici e sono utilizzati dal regista come potenti mezzi per veicolare il senso del film. La veste del Papa diventa un nascondiglio per sfuggire ai possibili pericoli, anche in un gioco semplice come il nascondino; il Cristo in croce è visto come un uomo agonizzante da salvare, piuttosto che come il figlio di Dio inchiodato alla croce. Sono tutti i segni di una fede imposta al bambino, che, malgrado il parziale rigetto, però, lascerà indelebilmente il segno. La forza di Rapito, non a caso co-sceneggiato da Susanna Nicchiarelli (Chiara), sta nel ricostruire con verosimiglianza la vicenda, attraverso immagini evocative, simboli, vicende processuali, fatti emblematici, assunti dal regista per denunciare questo abuso di potere nei confronti di persone non in grado di difendersi.

Il potere arroccato alle corde – Rapito recensione 

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IBC Movie, Kavac Film, Rai Cinema, Ad Vitam Production, The Match Factory

Rapito funziona bene lì dove descrive il plagio e la prepotenza del clero nei confronti di Edgardo. I temi di Nel nome del padre vengono ripresi, ma composti e inseriti in una cornice storica precisa, ancorati ad un racconto vero, che guadagna enormemente di potenza, in quanto nel raccontarlo il regista non eccede mai nel grottesco. Tuttavia, il tema del film sembra più la denuncia contro l’indottrinamento cattolico, che quello del conflitto religioso interiore del ragazzo rapito. La seconda parte del film, in cui Edgardo cresce, infatti, è più sbrigativa della prima. I dubbi identitari del giovane, che potrebbe tornare dalla sua famiglia ebrea, sono affrontati in modo piuttosto rapido, pur essendo ancorati a scene di buon impatto visivo ed emotivo. L’effetto complessivo è uno sbilanciamento complessivo, per cui al termine del film sappiamo di più del Papa Pio IX, dell’Inquisitore e del suo clero, “dei nemici” di Edgardo. 

Sappiamo molto meno dei dilemmi interiori del giovane, che è vittima di questo sopruso; la famiglia ebrea che lo ha perduto è messa più in luce rispetto ad Edgardo. In Rapito, inoltre, le figure del clero sono paradossalmente “simili” a quelle degli intoccabili del maxi processo alla mafia descritte dal regista ne Il Traditore: simili nel loro essere uomini di potere. Anche qui vi sono dei processi e vi è la reticenza dinnanzi alla protezione del corpo d’appartenenza. Figurativamente la Breccia di Porta Pia rappresenta il giudizio dell’Italia nascente sugli abusi del pontificato di Pio IX, (il più longevo della storia della Chiesa). Torna quindi l’idea di un potere forte e arroccato, messo alle corde. Torna anche il tema del “rapimento politico”. In Rapito è perpetrato dal papato per corroborare il suo potere; In Esterno Notte il sequestro di Moro, è attuato dalle Brigate Rosse per destabilizzare sovversivamente lo stato.

Una storia che aveva appassionato Spielberg

Rapito la recensione

IBC Movie, Kavac Film, Rai Cinema, Ad Vitam Production, The Match Factory

Il soggetto di Rapito aveva appassionato anche Steven Spielberg,  che aveva deciso di prendere spunto dal libro dell’accademico statunitense David Kertzer. Bellocchio aveva inizialmente abbandonato la storia, per poi riprenderla quando, durante il viaggio negli Stati Uniti nel 2019 per promuovere Il Traditore, aveva appreso che il regista americano aveva rinunciato all’idea di realizzare il film sulla vicenda Mortara. La sceneggiatura è invece liberamente ispirata al libro Il caso Mortara di Daniele Scalise, co-sceneggiata da Susanna Nicchiarelli, con la collaborazione di Edoardo Albinati, Daniela Ceselli e la consulenza storica di Pina Totaro. Come si diceva, nel film, è molto forte la resa visiva della cornice italiana e pregevoli sono senz’altro la fotografia, la scenografia, oltre all’eleganza registica dell’autore. La narrazione ha ritmo e gli scenari sono tutt’altro che anonimi, sia gli interni che gli esterni: da Bologna, alla fantastica scena dell’arrivo notturno in barca a Roma, con Castel Sant’Angelo sullo sfondo.

Non sapremo mai come avrebbe girato il film Steven Spielberg, né se avrebbe mantenuto il racconto su un profilo storico, aderente alla vicenda narrata. Questa è la via percorsa da Bellocchio, in cui, come si diceva però, il personaggio di Edgardo, risulta più funzionale a descrivere l’abuso di potere subito e non è invece il protagonista principale del film. Qualcosa di simile avviene in verità anche in L’Ufficiale e la Spia di Roman Polanski, sul caso Dreyfus: in cui la figura di Dreyfus (Louise Garrel) è quasi marginale rispetto a quella dell’ufficiale che si batte per la sua scarcerazione (Jean Dujardin) in un contesto imparziale e asciutto, molto di più del film di Bellocchio. Tornando a Rapito, più spazio dato all’Edgardo adolescente avrebbe forse permesso di declinare con più sfumature i suoi interessanti dilemmi religiosi e la sua storia dopo la caduta del Papa. Forse, però, non erano questi i veri temi che Bellocchio aveva intenzione di descrivere, quanto piuttosto il paradosso di un Papa rapitore di bambini. 

Rapito

Voto - 7.5

7.5

Lati positivi

  • Regia convincente e ottimo cast
  • Evocativo e scenicamente elegante

Lati negativi

  • Più un film contro l’indottrinamento cattolico che sui dilemmi religiosi interiori
  • Seconda parte meno approfondita della prima

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