Ride: recensione del film di Jacopo Rondinelli

Ecco la recensione di Ride, spericolato film d'azione made in Italy diretto da Jacopo Rondinelli

Ride è un film d’azione…ed è un film italiano. Opera prima del regista Jacopo Rondinelli vede la collaborazione determinante della coppia Fabio Guaglione e Fabio Resinaro. Gli autori del film Mine (2016) sono, infatti, sceneggiatori e produttori di questo esordio spericolato. Un’avventura che pesca a piene mani dalle Battle Royale videoludiche con venature horror e uno stile narrativo mutuato dai film found footage (storie narrate interamente dalle riprese video dei protagonisti). Ludovic Hughes e Lorenzo Richelmy sono i protagonisti in un cast che vede anche Simone Labarga e Matt Rippy.

Per conquistare 250.000 dollari, i due riders Max e Kyle accettano di partecipare a una gara letale. Perennemente online e tenuti sotto controllo da droni e videocamere, dovranno affrontare un percorso impervio, battendo sul tempo gli altri otto concorrenti. Peccato che questo “gioco” si rivelerà molto più efferato e imprevedibile di quanto i due partecipanti si aspettassero. Gli autori del film saranno riusciti a regalarci un nuovo tassello di Cinema di Genere per il nostro Paese? Cerchiamo di scoprirlo parlando approfonditamente di Ride nella nostra recensione!

Ride: la recensione

Ride Recensione

Ride: Un film a tutta velocità

Una storia come questa non può perdere tempo e, infatti, il primo minuto di film è un forsennato montaggio delle imprese sportive di Max e Kyle. I due protagonisti amano il rischio estremo e vivono per quello. Nulla li spaventa ma, soprattutto, nulla potrebbe frapporsi fra loro e il successo. Sono personaggi che sembrano davvero usciti da quegli strepitosi video che vediamo su Youtube, dal montaggio sincopato e dalla soundtrack scatenata. Proprio questo è lo stile che Ride insegue in un mix fra il classico genere Found Footage e gli show reel dei professionisti dello sport acrobatico. A tale proposito è sorprendente la performance di Lorenzo Richelmy che si rivela dotato del volto e della fisicità adatti per ricoprire ruoli in film d’azione.

L’esordiente Rondinelli e la coppia Guaglione & Resinaro decidono di raccontare l’intera vicenda applicando l’approccio stilistico più simile alla personalità dei due personaggi. Per la quasi totalità del film assistiamo a ciò che accade attraverso le numerose telecamere GoPro applicate al corpo e alle mountain bike dei protagonisti. Le sequenze di corsa sono montate con il medesimo stile spericolato e ubriacante dei video professionali di settore. L’immersività è immediata e il pretesto della gara trasmessa online a un gruppo di misteriosi “ricchi” che potrebbero forse finanziare alcuni dei concorrenti giustifica perché tutto venga ripreso anche quando la storia inizia a diventare pericolosa.

Ride: un Franchise italiano?

Ride Recensione“Pericolosa?” Esattamente. I due protagonisti partecipano a una gara che dovrebbe renderli ricchi ma finiscono vitime di un killer in motocicletta che cerca di uccidere tutti i concorrenti. Nessuno ferma l’evento, nessuno soccorre i feriti: è un efferato gioco al massacro in diretta streaming. Immersi fra i boschi di una non identificata regione italiana (il film è stato girato tra i parchi del Trentino), i personaggi si rendono conto che l’unica ancora di salvezza per fuggire da quell’incubo sarà tagliare il traguardo, a costo di mettersi l’uno contro l’altro.

Un film come questo sembra nato per innescare un franchise italiano e riteniamo che Guaglione & Resinaro lo sappiano bene. Caso rarissimo di autori che guardano in egual misura al prodotto artistico e alle dinamiche promozionali, i due hanno sviluppato un vero e proprio “mondo”. La cura nel design, dalle grafiche di gioco della gara alle scenografie, è ammirevole e raro nel panorama nostrano e parallelamente all’uscita del film vedranno la luce anche un fumetto prequel e un romanzo spinoff, entrambi opera di Adriano Barone.

Tutto sembra costruito per generare un Universo Narrativo dal quale attingere per svariati sequel. Non fatichiamo a immaginare altri episodi con diverse location, diversi concorrenti, diversi sport ma sempre questa oscura organizzazione all’opera per finalità misteriose. Il pensiero che alcuni autori italiani lavorino con questi obiettivi in mente ci rallegra e fa ben sperare per il versante prettamente commerciale del nostro Cinema.

Ride: le note dolenti

Giudicando tutto quello che abbiamo scritto finora in questa recensione sembrerebbe scontato immaginare un voto medio-alto per questo film. Purtroppo non è così e i fattori che raffreddano il giudizio generale fino ad impedirci di dare a Ride la sufficienza sono due.

Il primo è proprio lo stile dinamico che abbiamo già citato. L’uso insistito delle riprese apparentemente “casuali” attraverso telecamere applicate al corpo degli attori è una tecnica che conosciamo bene. Proprio per questo motivo siamo consapevoli del forte rischio di “nauseare” lo spettatore o di rendere ostica la visione se prolungata oltre certi limiti. Sfortunatamente la durata (eccessiva) di 102 minuti penalizza il terzo atto perché rende difficoltosa la concentrazione giunti a quel momento. Nonostante si adottino alcuni sotterfugi (riprese dalle telecamere di sicurezza, riprese dai droni) il fastidio mescolato a un pizzico di noia si fa strada inesorabilmente.

Il secondo è legato alla scrittura. La sceneggiatura di Guaglione, Resinaro e Marco Sani procede spedita e sicura di sé per più di un’ora. Introduce i giusti misteri e srotola la vicenda senza tempi morti ma tutto cede di schianto nell’ultima mezz’ora. L’intreccio sembra ripiegarsi su se stesso in un infinito loop di rese dei conti e accumulo di colpi di scena per poi concludersi con un finale “aperto” onestamente inconcludente. Anche tutti gli elementi narrativi esterni alla gara che sembravano fondamentali ai fini dell’evoluzione dei personaggi (la famiglia di Kyle e i debiti con alcuni strozzini di Max) non portano da nessuna parte. Si arriva a introdurre uno strepitoso plot twist legato alla nascita della figlia di Kyle (chi ha visto il film lo ricorderà) senza sfruttarlo praticamente mai!

Ride: la recensione – Conclusione

L’Italia è un paese che per molti anni non ha visto nuovi autori di successo nel Cinema di Genere. I recenti exploit di Gabriele Mainetti con Lo Chiamavano Jeeg Robot, di Matteo Rovere con Veloce come il Vento e di Guaglione & Resinaro con Mine ci rallegrano ma restano casi isolati. Proprio per via di questa carenza si tende a osannare ogni film che tenti di uscire dalle rigide maglie del cinema nostrano, sorvolando sui difetti per lodarne il coraggio produttivo. Questo atteggiamento, però, non aiuta perché solo un’analisi accurata dei difetti permetterebbe il costante miglioramento.

Ride dimostra che possiamo realizzare prodotti davvero competitivi sul fronte produttivo/promozionale e confidiamo che Jacopo Rondinelli continui a lavorare per raggiungere questo obiettivo. Allo stesso tempo, però, dimostra che senza delle fondamenta solide in fase di scrittura qualsiasi progetto, anche quello apparentemente più improntato all’impatto visivo, può crollare come un castello di carte.

Ride Recensione

Ride

Voto - 5

5

Lati positivi

  • Strepitosa cura nel design e nella creazione di un Universo Narrativo
  • Uso ardito del linguaggio visivo che fornisce uno stile unico alla pellicola

Lati negativi

  • Grossi problemi di sceneggiatura che fanno crollare l'impianto narrativo nel terzo atto
  • Lo stile di regia "Found Footage", se applicato troppo a lungo, rischia di nauseare e generare stanchezza

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