Ritorno al Bosco dei 100 Acri: recensione del film su Winnie the Pooh

Ewan McGregor nei panni di Christopher Robin ci accompagna in un viaggio sul viale della memoria

Ritorno al Bosco dei 100 Acri: recensione. Con un sentimentalismo sfruttato sapientemente, il film con protagonista Ewan McGregor si presenta come un prodotto pieno di dolcezza e nostalgia. E, allo stesso tempo, propone allo spettatore una storia che, per quanto poco avvincente od originale, si tiene in piedi da sola senza troppe difficoltà.

Chrisopher Robin – questo è il titolo del film in lingua originale, oltre che del protagonista – è ormai cresciuto; e si è lasciato alle spalle quel mondo che lo aveva accompagnato per tutta la sua infanzia. Con un parallelismo che potrebbe ricordare Hook – Capitan Uncino di Steven Spielberg con Robin Williams, il film procede in maniera lineare fino alla fine; con un finale forse scontato ma, certamente, che non dispiacerà a quegli adulti che un tempo erano tra quei bambini cresciuti con Winnie The Pooh.

Ritorno al Bosco dei 100 Acri: recensione

Ritorno al bosco dei 100 acri recensione

Trama

È ormai passato del tempo da quando Chrisopher Robin era un bambino spensierato; da quando per scappare dalla quotidianità si rifugiava insieme ai suoi amici, vivendo mille avventure, nel fantastico Bosco dei 100 Acri. Ora Christopher è un adulto; ha attraversato varie peripezie nella vita – non sempre particolarmente piacevoli – e quel sentimento di spensieratezza che da sempre lo caratterizzava ha lasciato spazio al più completo disincanto.

Il protagonista di Ritorno al Bosco dei 100 Acri è cresciuto, e si è lasciato alle spalle gli amici di un tempo; amici che però non sono riusciti a fare altrettanto. E così, nel momento in cui la vita del non più piccolo Chrisopher Robin sembra andare a rotoli – il lavoro lo mette sotto pressione, e la sua famiglia inizia a sgretolarsi a causa di questo – Winnie The Pooh torna sulla scena in tutta la sua infinita dolcezza.

E se in un primo momento tutto ciò che Christopher vuole fare è rimandare l’orsetto a casa, così da poter proseguire con la sua vita disastrata, ben presto cambieranno le carte in tavola. Passare del tempo con quello che una volta era il suo migliore amico riaccende l’animo dell’uomo, e incontrare nuovamente anche gli altri abitanti del Bosco dei 100 Acri come Pimpi, Ih-Oh e Tigro farà cambiare a Chrisopher Robin prospettiva sulla vita; facendogli rivalutare quelle che sono davvero le cose importanti.

Nostalgia e disincanto: le chiavi di Ritorno al bosco dei 100 acri

Era il 1926 quando il personaggio di Winnie The Pooh fece la sua prima comparsa nel romanzo di A.A. Milne; e subito insieme al personaggio nato dalla mente dell’autore, un’immagine nacque in parallelo dall’estro creativo Ernest H. Shepard. E da quel momento Winnie The Pooh e tutti gli abitanti del Bosco dei 100 Acri acquistarono le fattezze con cui, ancora oggi, li conosciamo.

E sono quelle stesse fattezze che ci ritroviamo a guardare, ovviamente opportunatamente rimaneggiate e adattate a dei pupazzi di pezza animati con un’ottima CGI, nel film di Marc Forster. Il regista si adopera in un ottimo adattamento in live-action della storia di Milne – forse uno dei migliori degli Studios Disney per ora – intraprendendo la strada del sequel, più che del remake. La scrittura del film, a cui ha collaborato il premio Oscar Tom McCarthy (Il caso Spotlight) è sicuramente ben strutturata; e altrettanto bene si snoda partendo dalla rievocazione iniziale – in una brillante alternanza di animazioni e didascalie – fino all’evoluzione finale. Una scrittura sicuramente buona, ma altrettanto non originale. Tuttavia, ciò non toglie nulla alla poeticità e alla dolcezza della pellicola.

Questa, difatti, non si propone come un film d’azione ricco di colpi di scena; il film va in una sola direzione, chiara sin dai primi momenti della pellicola. Quella della rievocazione; del sentimento nostalgico che vuole contrastare il disincanto dell’età adulta. Un’età in cui la vita frenetica ha sostituito la bellezza del non fare niente; un’età in cui non è più possibile immaginare come un tempo, né per gli adulti – inseriti in un vortice inarrestabile di operosità – né per i bambini.

Ritorno al Bosco dei 100 Acri: recensione – Le conclusioni

Ritorno al bosco dei 100 acri recensione

Un palloncino rosso. È questo che segna metaforicamente l’infanzia di Christopher Robin; e quello stesso palloncino rosso appartiene a Winnie The Pooh, che nella pellicola dà a quel piccolo oggetto un’importanza quasi eccessiva. E il palloncino sarà poi un testimone, che da Christopher passerà a sua figlia Madeline come in un cerchio che si chiude; un ritorno, appunto, a quel Bosco nel quale mille avventure avevano unito Pooh, Tigro e tutti gli altri.

La chiave del film è tutta qui. Si cresce; è necessario farlo. Ma non per questo diventa tassativo chiudere per sempre con la propria infanzia. E Winnie The Pooh ci ricorda questo, con la sua infinita dolcezza e la passione per il miele; con le sue piccole perle di saggezza e la voglia di passare le giornate con i propri amici a non fare nulla. E ce lo ricorda infine anche il Christopher Robin di Ewan McGregor, che dopo aver passato anni immerso nella vita adulta, ritrova uno spazio per quel bambino che tutti conosciamo. E ritrova finalmente spazio anche per la sua famiglia, per la quale è disposto ora a sacrificare tutto.

Ritorno al Bosco dei 100 Acri non è di certo un film che ti fa rimanere con il fiato sospeso, lo abbiamo già detto; ma non è neppure quella la sua intenzione. Ciò che si prefigge è di rievocare il bambino che è in ognuno di noi, e questo lo fa egregiamente. In un vortice di nostalgia per un tempo che sembrava perduto e una ritrovata serenità fanciullesca, il live-action Disney è senza dubbio un lavoro ben riuscito. Non solo per ciò che comunica, ma anche per come lo fa: con una buona regia, un’ottima fotografia e una colonna sonora che ci riporta indietro nel tempo tra storiche canzoni e nuove suggestioni.

Ritorno al bosco dei 100 acri

7 - 7

7

7

Lati positivi

  • Ottimo uso della CGI
  • Film estremamente dolce e ben scritto

Lati negativi

  • Trama poco consistente

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