Servant: la recensione della serie Apple TV+ di M. Night Shyamalan

Una famiglia di Filadelfia, una babysitter e un bambino in quest'inquietante thriller psicologico

Nel panorama televisivo e cinematografico online c’è una new entry interessante. Già da mesi Apple TV+ ha proposto alcuni dei prodotti più interessanti visti recentemente sulle piattaforme di streaming, mostrandosi come una delle principali rivali di Netflix ed Amazon Prime Video. Dopo avervi parlato del successo di The Morning Show, serie con Jennifer Aniston e Reese Whiterspoon candidata a numerosi Golden Globes, in questa recensione entriamo nel mondo di Servant. La serie, tra alti e bassi, è una delle sorprese thriller-horror di fine 2019. Servant è stata distribuita sulla piattaforma Apple a partire dal 28 novembre dello scorso anno, concludendosi questo gennaio. Ideata e scritta da Tony Basgallop, la serie si avvale del contributo alla regia di M. Night Shyamalan (Il sesto senso, Split) e Daniel Sackheim (Dr. House).

Tra misteri, inquietanti enigmi familiari e personaggi criptici, la storia è tra le più interessanti viste di recente. Inoltre vanta tra i membri del cast attori già piuttosto noti, che dimostrano qui una grandissima attitudine a certi prodotti. Tra essi Nell Tiger Free (Game of Thrones), Toby Kebbell (Black Mirror), Lauren Ambrose (Six Feet Under) e Rupert Grint (la saga di Harry Potter). Addentriamoci in questa recensione di Servant, scoprendo le caratteristiche che la rendono un buon prodotto e i difetti che smorzano l’entusiasmo e ci proiettano alle speranze riposte nella seconda stagione, già annunciata ancora prima delle messa in onda della prima.

Indice

Trama – Servant, la recensione

Filadelfia, Pennsylvania. In una buia e piovosa serata la famiglia Turner è in casa e aspetta qualcuno. Questi ultimi sono i coniugi Sean e Dorothy, più Jericho. Il primo è un famoso chef, spesso ospite in programmi di cucina e molto richiesto dai più prestigiosi clienti. La seconda riveste l’importante ruolo di inviata per il notiziario locale. Il terzo è il loro figliolo neonato. Alla loro porta si presenta Leanne Greyson, giovanissima ragazza pronta a diventare la babysitter per il loro piccolo. L’atmosfera in casa Turner è gradevole: l’abitazione, piuttosto notevole per dimensioni e lusso, è accogliente e i coniugi si mostrano affidabili. Il problema principale, però, sovviene una volta venuti a contatto per la prima volta con il piccolo Jericho. Egli, infatti, non è un bambino reale, in carne ed ossa. Il neonato è in realtà una bambola reborn.

La bambola serve per alleviare il dolore causato dalla perdita, per cause sconosciute, del piccolo Jericho e risollevare la madre Dorothy dallo stato catatonico. Sean sembra aver preso con consapevolezza il lutto e comprende che l’oggetto può essere davvero utile per sua moglie. Il mondo esterno non sa del decesso di Jericho, tranne i familiari stretti che però sembrano sapere fin troppe cose in più. Il più grande mistero e sbigottimento sovviene quando Leanne entra finalmente a contatto con la bambola reborn di Jericho. Inizialmente la tratta come un vero bambino e Sean, stupito, capisce che la ragazza regge il gioco della moglie. Ma quando Dorothy non è in casa la ragazza continua a svolgere il suo ruolo da babysitter per un bambino che in realtà non esiste, lasciando senza parole il padre che non riesce a comprendere le sue azioni. Dopo pochissimo tempo, però, la situazione precipita improvvisamente.

Servant recensione

Una casa, tante cose – Servant, la recensione

Il primissimo approccio a Servant è subito forte, deciso e incisivo: la serie Apple vuole inquietare psicologicamente lo spettatore e lo fa subito capire. Ogni elemento sembra uscire fuori nel momento ideale per creare una concatenazione di eventi che non lasciano indifferenti. Gli episodi iniziale, in particolare il pilot, riescono appieno in questo obbiettivo, mostrandosi in un plot capace di rivoltarsi completamente nella puntata successiva e stimolare lo spettatore. Il ritmo, però, con il passare degli episodi sembra ammorbidirsi e la narrazione allungarsi verso inesorabili punti morti. Se nelle prime battute alcuni eventi si susseguono senza darci molto tempo di comprendere cosa stia accadendo, negli episodi centrali della serie la scrittura non si evolve. Lo spaccato delle giornate familiari dei Turner diventa così il centro degli episodi, mostrando piccoli – ma non meno inquietanti – eventi che aggiungono poco alla storia, come piccolissimi pezzi di un puzzle che però è davvero gigante.

La narrazione prosegue mostrando alcuni elementi interessanti ma non abbastanza per districarsi nella sempre più complessa storia dei singoli personaggi. Vero è che, successivamente, ogni elemento viene giustificato senza esser gratuito o fuori luogo – anche se spesso sono più simbolici – ma la sensazione è che il tempo sia stato prolungato in maniera eccessiva, creando dei tempi quasi vuoti, a cui diamo valore dopo aver scoperto alcuni dettagli ma che sul momento appesantiscono la visione. Nota di merito al cast che si adatta più che positivamente alle esigenze del soggetto e della sceneggiatura. Espressioni, movimenti e tono vocale: ogni singolo dettaglio da parte degli attori, anche chi recita in ruoli secondari, è curato e non stona con l’atmosfera thriller d’insieme. Tra essi Nell Tiger Free è la scoperta più importante, capace di essere il centro dell’attenzione e provocare sia interesse che repulsione, anche grazie ad al personaggio enigmatico.

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Parola d’ordine? Inquietudine

Ma l’elemento fondamentale di Servant è la componente dell’inquietudine, vero fiore all’occhiello del prodotto. La serie riesce nella difficile impresa di inquietare e far mancare il respiro “senza mostrare nulla”. Anche solo un corridoio, una scala o una cantina diventano luoghi macabri, maggiormente una volta conosciuta bene la casa dei Turner. Ma, collegandoci al discorso precedente, è necessario, ai fini di un minimo di risoluzione degli enigmi e di spazio per la riflessione, mostrar pur qualcosa in più. Le domande, spesso, sono più delle risposte e non sempre questo è un bene, soprattutto considerando che le alcune delle risposte desiderate arrivano tutte insieme. Un esperimento che, probabilmente, sarebbe stato più interessante se fosse stato distribuito più uniformemente. La serie però, come già detto, si riscatta dal punto di vista tecnico visivo, grazie ad un lavoro registico e scenografico eccellente.

I movimenti della macchina da presa, insieme al montaggio serrato e alle inquadratura dal taglio particolare, riescono a renderci parte della famiglia, trasportati da una parte all’altra della casa. Ogni elemento davanti alla mdp è ripreso come fosse il vero protagonista della serie, dai mobili fino al cibo: grande attenzione ai simboli e ai dettagli. Proprio la cucina, insieme agli elementi naturali ed animali giocano un ruolo importante nell’inquietudine generale. Tra le scene più particolari, interessanti e inquietanti ci sono quelle in cui il padre cucina e sperimenta sensorialmente i suoi prodotti, entrando in relazione con alimenti che sono i protagonisti di alcune delle scene più forti della serie. Insieme ad essi tutti gli altri elementi godono di particolare attenzione, aiutando a creare l’atmosfera: tra essi il vuoto, i rumori in background, le particolarità fisiche dell’uomo e ciò che deforma la realtà e i sensi.

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Considerazioni finali – Servant, la recensione

La sensazione, alla fine di questa recensione di Servant e della visione dell’episodio finale, è quella di un prodotto riuscito in parte. Dal punto di vista tecnico la serie Apple è promossa a pieni voti. Altrettanto bene si pone quando c’è bisogno di inquietare, trasmettere un senso d’ansia e provare a spaventare in maniera particolare, diversa. La scrittura, però, spesso ammorbidisce il ritmo ai fini dell’immersione totale dello spettatore, andando a discapito degli eventi che rallentano e rischiano di annoiare in buona parte degli episodi. Inoltre, la sceneggiatura, pur alimentando le teorie e spingendo lo spettatore alla riflessione, porta avanti troppe teorie e domande.

Il carico degli eventi si moltiplica e si percepisce un forte gap tra episodi della stessa stagione. In alcuni tanti, forse troppi, eventi da registrare e decifrare, in altri un quasi totale vuoto. Gli eventi, quando sopraggiungono, sembrano creare più domande che risposte, proiettando al futuro la loro risoluzione. Un inizio clamoroso e una fine altrettanto incredibile, con in mezzo però un crollo che rovina, in parte, il gioco. Comincia sorprendendo in positivo, rallenta vertiginosamente e poi riprende la corsa troppo velocemente e, soprattutto, troppo sul finire della stagione. Peccato. La seconda stagione arriverà a fine anno e gli interrogativi sono molti, tra personaggi ancora criptici e misteri legati a qualcosa che sembra forse più grande e ampio rispetto a ciò che conosciamo, degli eventi narrati e del nostro comune mondo.

Servant

Voto - 6.5

6.5

Lati positivi

  • L’inquietudine e l’atmosfera: un lavoro curato nel dettaglio che ci rende parte dei macabri eventi di casa Turner
  • Regia e scenografia: raramente prodotti televisivi propongono soluzioni formali del genere
  • Le prove degli attori, dai protagonisti ai comprimari

Lati negativi

  • Il ritmo degli episodi: alcune puntate non reggono il confronto con le altre, facendo crollare il ritmo e appesantendo la visione
  • Il troppo storpia? Forse i troppi elementi ed enigmi potrebbero rendere fin troppo criptica una trama che sembra non avere risoluzione immediata

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