The Madness: recensione della miniserie thriller di Netflix

Sostenuta da un Colman Domingo decisamente in parte, l'ambiziosa serie creata da Stephen Belber guarda ai thriller cospirativi del passato con un occhio alla contemporaneità

Dal 28 novembre è disponibile su Netflix la miniserie The Madness. Un conspiracy thriller creato da Stephen Belber (What We Do Next) e interpretato da Colman Domingo (Fear The Walking Dead, Euphoria) che racconta la storia di un uomo finito suo malgrado nelle grinfie di un Potere onnisciente, invisibile e implacabile. Una serie che mischia thriller e politica, riflessioni sul presente e affetti famigliari, in una storia ambiziosa capace di travalicare il puro genere per parlare – non senza qualche difficoltà – del mondo “impazzito” in cui viviamo.

In otto, densissimi episodi si dispiega così la vicenda del conduttore e opinionista televisivo Muncie Daniels, il classico personaggio nel posto sbagliato al momento sbagliato. Una storia dove tensioni razziali, rapporti tra politica e interessi economici, ambientalismo e salute mentale finiscono col convergere in una narrazione inevitabilmente sovraccarica, costantemente indecisa tra impegno e intrattenimento puro, genere e questioni politiche e sociali tutt’altro che banali.

Indice:

Trama – The Madness recensione

Muncie Daniels (Colman Domingo), un passato da militante per i diritti civili, è un opinionista della CNN di successo, ma quel ruolo, fatto di compromessi e apparenze, comincia ad andargli stretto. È così che, nel tentativo di finire di scrivere il suo primo romanzo, l’uomo affitta per qualche giorno un cottage sui monti Poconos. Tutto precipita però quando Muncie trova il corpo del suo vicino fatto a pezzi e i suoi assassini pronti a finire il lavoro. Dopo essere riuscito a fuggire ma frustrato per lo scetticismo della polizia locale, Muncie torna così a Philadelphia solo per scoprire che la vittima era un celebre suprematista bianco e che lui è il primo indiziato per la sua morte.

È l’inizio di una fuga senza quartiere in cui Muncie, aiutato, tra gli altri, dalla ex moglie Elena (Marsha Stephanie Blake) e dall’agente dell’FBI Franco Quinones (John Ortiz), dovrà cercare di scagionarsi e, insieme, di venire a capo di un sistema criminale che stringe sempre più i suoi tentacoli attorno a lui e alla sua famiglia. Dimostrando come la vera “pazzia” non sia la paranoia a cui sembra ormai condannato ma l’essenza stessa di un sistema marcio fino al midollo.

The Madness recensione

The Madness. Chernin Entertainment

Poche certezze, tanti misteri

Un uomo si sveglia in una foresta, solo e disorientato. Non è l’inizio di Lost ma, come nella serie creata da J.J. Abrams e Damon Lindelof, c’è un mistero altrettanto grande alla base di The Madness. Un mistero decisamente più concreto, fatto di intrighi politico-economici, suprematisti bianchi e gruppi anarchici armati, ma capace, allo stesso modo, di stravolgere intere esistenze e cambiare il corso stesso degli eventi.

È pressappoco quello che accade a Muncie Daniels (un Colman Domingo decisamente in parte, sempre in bilico tra smarrimento e resilienza), di colpo e quasi per caso gettato in un complotto ben più grande di lui. Una cospirazione senza volto e di portata enorme, pronta a minacciare i suoi affetti più cari e a minare le sue più profonde certezze, trasformando la sua vita in una infinita caccia all’uomo, dove niente è ciò che sembra e basta un momento per mutare gli amici in nemici.

The Madness recensione

The Madness. Chernin Entertainment

Tra complotti e luoghi comuni

L’uomo solo (o quasi) smarrito nelle maglie di un sistema diabolico che fa di tutto per isolarlo, stritolarlo e farlo impazzire è un topos narrativo di cui il cinema si è nutrito per decenni. Da Hitchcock e i suoi uomini comuni accusati ingiustamente a I tre giorni del Condor e il cinema politico degli anni Settanta, il thriller complottista è diventato infatti, oltre che un meccanismo di suspense, il modo migliore per analizzare, attraverso il genere, il periodo storico in cui viviamo.

Non sorprende allora che in tempi di post-verità, fake news, estremismi, corruzione politica e strapotere delle multinazionali, il thriller cospirativo sia tornato alla ribalta, specchio di un presente inafferrabile e difficilmente leggibile. In una fuga che è anche un’indagine è così che il protagonista lambisce i confini della paranoia per scoperchiare la vera follia portata da un intero sistema. Un mondo “impazzito” dove il Potere, per perpetrarsi, usa ogni mezzo necessario, dai media all’omicidio, mentre l’individuo resta in bilico tra asservimento e un senso di giustizia che prende sempre più le forme della rivalsa.

The Madness

The Madness. Chernin Entertainment

Troppa carne al fuoco

Usando tutti gli strumenti del caso, tra inseguimenti, depistaggi e complotti più o meno plausibili, The Madness diventa così il viaggio di un uomo alla ricerca di una verità e di un’integrità che credeva perdute. Una storia fatta non solo di thriller e cospirazioni ma anche di critica capitalista, questione ambientale, tensioni razziali…Tanta, forse troppa carne al fuoco che rischia di lasciare la serie senza una direzione precisa. Persa tra suggestioni eterogenee e riflessioni tutt’altro che semplici sul contemporaneo.

Una complessità che The Madness cerca inevitabilmente di ricondurre alle logiche del genere e a uno spazio per forza di cose limitato (per sviluppare al meglio ogni tema toccato sarebbero serviti ben più di otto episodi) ma non sempre con successo. Finendo così con il perdere, soprattutto nella seconda parte, molta della forza e del fascino delle premesse iniziali. Un ridimensionamento forse inevitabile ma che lascia con l’amaro in bocca per una storia dalle grandi potenzialità e con molto da dire su quel presente in cui tutti ci troviamo a vivere.

The Madness

Voto - 6.5

6.5

Lati positivi

  • L'idea di mischiare il genere a un'analisi del presente non banale è interessante e convincente
  • Le interpretazioni, in particolare quella di Colman Domingo, sono credibili e di buon livello

Lati negativi

  • In bilico costante tra impegno e intrattenimento puro la serie spesso sembra non sapere più quale direzione prendere
  • Per approfondire davvero le questioni e i temi trattati sarebbe servito ben più dello spazio di una miniserie

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