The Morning Show: recensione della seconda stagione della serie Apple TV+

Lo show con Jennifer Aniston e Reese Witherspoon riprende da dove lo avevamo lasciato ma fatica più del previsto a trovare una nuova strada

Apple TV+ meriterebbe più attenzione, almeno in Italia. Ne è testimone la valanga di premi portati a casa da Ted Lasso. Certo, il catalogo non è dei più vasti ma i contenuti originali della piattaforma sono invidiabili. Tra essi spicca sicuramente The Morning Show (qui la recensione della prima stagione). La serie con Jennifer Aniston e Reese Whiterspoon è stata una delle sorprese degli ultimi anni. Intensa e con un ritmo serratissimo, era iniziata lentamente e con gli occhi puntati addosso, finendo poi per sbalordire tutti con il cambio di rotta delle ultime puntate. Dopo due anni, lo show torna con dieci nuovi episodi e le aspettative, dopo ciò che si è visto, sono altissime. In questa recensione di The Morning Show 2 vedremo che direzione ha preso la serie e come si è evoluta.

Inevitabili saranno dei piccoli riferimenti agli avvenimenti della stagione precedente.
Avevamo lasciato lo show della UBA nel bel mezzo di un’esplosione. Alex e Bradley avevano preso una posizione in diretta tv e i vertici del network si erano trovati costretti a interrompere la trasmissione. Nove mesi dopo, mentre ci si avvicina al 2020, la situazione è radicalmente diversa. Bradley si trova con un nuovo compagno di squadra a TMS, Eric, mentre Alex passa le sue giornate nel Maine dopo aver abbandonato lo show. Cory, che intanto è riuscito in breve tempo a farsi licenziare e poi riassumere con una promozione, nota il calo di spettatori e decide di imbastire un piano per riportare Alex in carreggiata. Tocca rimettere insieme i pezzi di una trasmissione in frantumi, mentre nuovi arrivi sono pronti a minare i già precari equilibri. Parallelamente Mitch si trova lontano dai riflettori in una villa in Italia.

Indice:

Stagione uno e mezzo – The Morning Show 2, recensione

Una delle tante cose che The Morning Show ha evidenziato è che dopo una tempesta c’è quasi sempre una sorta di quiete. Quiete che prepara a qualcosa di più forte. Era successo così all’inizio: le accuse rivolte a Mitch Kessler avevano scatenato un putiferio (la prima tempesta) ed erano state il pretesto per sviscerare tutti i segreti dietro il network e far partire la narrazione. Una partenza lenta, che ha permesso puntata dopo puntata (la quiete apparente) la costruzione di un meccanismo pronto ad esplodere sul finale (la nuova e più forte tempesta). Meccanismo che però era il vero godimento della serie. La seconda stagione dello show di Jay Carson sembra essere stata pensata come quiete di quella seconda tempesta che abbiamo visto nell’atto conclusivo della precedente stagione. C’è da ricostruire tutto e da analizzare le conseguenze che il cataclisma ha avuto sulle vite dei protagonisti.

Il punto principale è che adesso quel meccanismo si è rotto e la quiete è diventata un groviglio di eventi disorganici. Eventi che non hanno più quella forza che permetta di trainare fino alla fine. Ha più le forme di un’appendice della prima che di una vera e propria seconda stagione. The Morning Show infatti ha tantissime storie da raccontare ma sembra non avere più una trama. Perché è vero che gli scatti sono pochissimi – e quei pochi che arrivano sono isolati – ma di occasioni ce ne sarebbero moltissime e vengono tutte dalla lodevole volontà di essere una serie contemporanea. Ciò che però sembra è che questa stagione parli di temi contemporanei ma che il linguaggio e il modo con il quale prova a trasmetterli spesso non siano al passo con essi.

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The Morning Show. Apple TV+, Media Res, Echo Films, Hello Sunshine

Tantissimo fumo ma poco arrosto

Come accennato, la posta in gioco viene alzata di episodio in episodio con nuovi stimoli. Oltre alle molestie sul luogo di lavoro e agli insabbiamenti visti in precedenza, si fanno più forti i riferimenti alle differenze di genere, culturali ed etniche, oltre che allo spettrale scenario pandemico. Se nei precedenti episodi il movimento metoo veniva decostruito, ridimensionato dall’interno, studiando sia vittime che carnefici, qui viene scelta una via pigra, che più che di sottrazione lavora d’esposizione. Non è facile cambiare natura e scegliere di affrontare aspetti tanto delicati quanto importanti, specie in un prodotto che cerca sempre di scandagliare ogni elemento. Lo è invece cadere sul banale e sul didascalico cercando di rimanere su quella linea di confine che accontenta un po’ tutti. Ogni volta che lo show sembra sul punto di esplodere, qualcuno spegne la miccia

Poco viene approfondito a dovere in una narrazione frammentata, incapace di incanalare le proprie forze e far convergere tutto verso qualcosa di concreto e coeso. Solo le vicende legate alla pandemia e all’isolamento, dopo un inizio faticoso, sono ben impiegate come pretesto per mostrare alcuni dei momenti più interessanti della stagione. Le dieci puntate hanno però dalla loro quel ritmo e quel montaggio eccezionali che in passato hanno aiutato a plasmare la forma del successo della serie. Ciò però che manca è la sostanza, ciò che spinga a giustificare certe scelte superficiali e una verbosità resa d’impatto dal carisma degli interpreti ma che non porta a nulla. Soprattutto è evidente come The Morning Show sia diventata dipendente dal colpo di scena che qui però è spesso fiacco.

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The Morning Show. Apple TV+, Media Res, Echo Films, Hello Sunshine

Distacco e limitazione – The Morning Show 2, recensione

Priva di solidità narrativa e confusa, The Morning Show è, come già detto, impeccabile visivamente. Frutto di un lavoro a più mani, l’estetica della serie e la colonna sonora provano a riequilibrare la bilancia del giudizio di questa stagione. Bilancia che oscilla da una parte all’altra specie quando si prende in considerazione uno degli aspetti fondamentali della serie, ovvero i suoi personaggi e i rapporti tra di essi. Da una parte Alex e Bradley: le loro vicende non hanno più emotività e non trovano mai lo sprint giusto per risultare interessanti. In mezzo sta il personaggio di Mitch che sembra sempre avere qualcosa da dire ma la cui storia sembra interessare più allo spettatore che alla serie stessa. Dall’altra parte Cory e la new entry Laura. Billy Crudup e Julianna Margulies riescono, con due interpretazioni diversissime, a dar valore a due personaggi chiave, costruendone perfettamente sfumature e caratteri.

Sono infatti certe interpretazioni a sopperire alla mancanza di indagine dei rapporti che si poteva apprezzare in passato; quella tela di relazioni sempre tesa e pronta a spezzarsi da un momento all’altro, che adesso si è decisamente ammorbidita. Alla fine di questa recensione di The Morning Show 2 si sottolinea un aspetto che poteva dare di più allo show, ovvero la poca ironia e indagine di ciò che era il motore della metanarrazione, la trasmissione televisiva. Dai tributi a Groucho Marx a discapito dell’informazione circa il Covid fino alle finte improvvisazioni in diretta; tutto fa brodo ma il sapore resta sempre un po’ amaro. Così la serie sceglie di auto-limitarsi e non alzare l’asticella. E anche se l’intrattenimento non manca, è tangibile una certa difficoltà nell’allontanarsi dai temi cardine e nell’intraprendere nuovi percorsi.

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The Morning Show, seconda stagione

Voto - 6

6

Lati positivi

  • Julianna Margulies e Billy Crudup sono eccezionali in ogni sequenza che li vede protagonisti
  • Il ritmo è sempre altissimo, grazie soprattutto ad un ottimo montaggio che valorizza l'ineccepibile comparto tecnico

Lati negativi

  • La narrazione risulta frammentata e poco coesa: quando la carne al fuoco è troppa rischia di non cuocersi adeguatamente
  • La serie non compie passi (né in avanti né indietro) e sembra non trovare più la sua strada

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