Un inganno di troppo: recensione completa della serie

La recensione di Un inganno di troppo, la nuova serie thriller Netflix da un romanzo di Harlan Coben

Il nuovo adattamento britannico dai romanzi di Harlan Coben, Un inganno di troppo, non raggiunge i livelli dei precedenti, diversamente da come ci si poteva aspettare dai primi 2 episodi. Una storia coinvolgente e ricca di colpi di scena con un buon cast e un’ottima regia, fa però uso di una sceneggiatura didascalica che rende le stesse scoperte prive della giusta emotività. Un inganno di troppo (qui il trailer) si può vedere, pur sapendo che verosimiglianza e pathos saranno quasi assenti.

Indice

Trama – Un inganno di troppo, la recensione

Un inganno di troppo

Netflix

Le scoperte di Maya, spesso avvenute a seguito di attività e con metodi poco ortodossi, confermano i sospetti che gli omicidi di Joe e di Claire siano collegati. Mentre figure come quelle del detective Kierce, di Judith e dei figli di Claire, acquistano carattere e indagano, simmetricamente, su quanto accaduto, le ragioni dietro questi brutali assassini rivelano l’indiscusso coinvolgimento della famiglia Burkett. Il complotto che ha portato a vedere Maya nel centro del mirino, in pericolo, ma soprattutto, quasi del tutto sola, è ben più grande di quanto lei stessa avrebbe mai potuto immaginare. Costretta a circondarsi di nemici, mettendo da parte rancori e cercando di rimarginare vecchie ferite, ogni tentativo di aiuto le viene negato e lei stessa non vuole più mettere in pericoloso le poche persone che ancora si fidano di lei. Mentre il passato torna con prepotenza a chiederle il conto, il senso di colpa la consuma e quel rimorso provato sul campo di battaglia inizia a riguardare anche gli omicidi di 2 tra le persone più importanti della sua vita. Cercando di tenere tutti, in particolare Lily, fuori dai guai, Maya capisce che può contare solo su se stessa, che ciò che vuole davvero è smascherare i colpevoli, distruggere chi le ha rovinato la vita. Ma soprattutto, è pronta a tutto per fare giustizia.

Risoluzioni frettolose e didascaliche – Un inganno di troppo, la recensione

Un inganno di troppo delude rispetto alla buona premiere che aveva posto le basi per un crime britannico capace di conquistare e che aveva dalla sua la mente di uno degli scrittori statunitensi più seguiti e amati dal grande pubblico. Nonostante la storia sia appassionante e capace di catturare l’attenzione, lo show si dimostra fin troppo didascalico, le scoperte più sensazionali avvengono attraverso dialoghi, anzi attraverso interi monologhi di personaggi che spiegano e raccontano, senza emozione né particolare sorpresa. Considerando anche alcune battute che non creano intensità, tensione o inquietudine. Un peccato per una trama indubbiamente intrigante e piena di mistero. Anche stereotipi e luoghi comuni continuano a stonare, venendo accentuati e, soprattutto, sfiorando a volte anche l’inverosimile. Ma niente infastidisce quanto l’elemento quasi informativo, che elenca fatti, paure e motivazioni, riuscendo a stupire e a tirare le fila frettolosamente.

Un inganno di troppo

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Non si tratta di un’eccessiva velocità delle puntate, ma di come, in pochi minuti, segreti mai rivelati e verità nascoste per anni vengano riportate e tranquillamente svelate. Le indagini si limitano così a scoprire solo come arrivare a determinati personaggi che puntata dopo puntata, lo spettatore comincerà a pensare che parleranno e spiegheranno cosa è accaduto senza nessuna esitazione, rendendo l’ottima, unicamente iniziale, linea detection, fin troppo semplice. Il vero problema di Un inganno di troppo risiede quindi nella sceneggiatura, che forte di una trama ampia e ricca di particolari, dettagli e anche di un complotto credibile, rovina tutto nello sviluppo. La conclusione rivela invece il colpo di scena che ci si aspettava, nodi che vengono al pettine e il drammatico ingrediente segreto che rialza l’asticella.

Elementi che alzano il livello dell’intera serie – Un inganno di troppo, la recensione

Anche il finale fa però uso di risoluzioni un po’ fantasiose, e che si possono considerare attendibili solo considerando lo stile dello show. C’è un impegno, evidente, nel rendere la matrice meno credibile che va dal didascalico al cliché, non definibile assurda, ma si tratta di un tentativo non del tutto riuscito. Sia perché ormai il pubblico, di Netflix in particolare, è saturo di prodotti crime elaborati e sensazionali, e sia perché da uno show britannico ci si aspetta sempre il massimo. Anche considerando il cast e le performance degli attori, a Un inganno di troppo non mancava nulla per non deludere nessuna aspettativa e per aggiungersi ai sempre meno popolari show crime da non perdere. L’hype che gli adattamenti cinematografici dei romanzi di Harlan Coben suscita negli utenti della piattaforma streaming e non solo, questa volta non è stato all’altezza delle miniserie precedenti.

Un inganno di troppo

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Dai titoli rimasti per mesi nella top ten Netflix come The stranger, a quelle più amate come Svaniti nel nulla, fino a quelle meno viste e meno disponibili, considerando ad esempio l’ottima The five. Questi difetti che, lampanti e palesi, si legano a una sospensione dell’incredulità che spesso è messa a dura prova. Lasciandola da parte, Un inganno di troppo è comunque uno show da vedere, che si serve dei, ormai un po’ datati, cliffangher di fine puntata. Intelligente la possibilità che ovunque si nasconde un colpevole, intrigante quell’alone di mistero, denso di incognite ed enigmi, e che include crimini consumatisi anni prima, animi distorti e violenti, desiderio e brama di ricchezza e potere. Fondamentale l’uso della tecnologia e anche questa è una componente appassionante e che torna più volte nel corso delle puntate. Un inganno di troppo non manca quindi di coinvolgimento e attrattiva, ma di credibilità.

Un inganno di troppo

Voto - 6.5

6.5

Lati positivi

  • Avvincente e appassionante
  • Un finale inaspettato e soddisfacente

Lati negativi

  • Poco verosimile
  • Sceneggiatura didascalica e puramente informativa

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