Wall-E: recensione del film di animazione della Pixar

Vincitore di un premio Oscar, Wall-E commuove e trasmette un importante e necessario insegnamento

Wall-E: recensione. La Pixar ci ha sempre abituati ad eccezionali lungometraggi d’animazione, sia per quanto riguarda l’innovazione tecnica, sia per le storie raccontate. Mentre la Disney è sempre rimasta più o meno fedele alla linea di narrazione romantica come elemento centrale, la Pixar ha spesso affrontato le dinamiche relazionali dell’amicizia e del rapporto genitori-figli. Toy Story e Ribelle ne sono due grandi esempi.  In alcune pellicole inoltre, vediamo questi mondi affettivi interagire con tematiche più adulte e profonde, come il concetto di morte in Coco. La maestria della Pixar però, sta proprio nel saper rappresentare tali argomenti in maniera semplice e adeguata per un pubblico composto anche da bambini.

Nel 2008, la Pixar, in coproduzione con la Disney, ha voluto rischiare e realizzare un film la cui storia avesse un sottotesto d’impatto: l’inquinamento globale.  La Terra è invasa da montagne di rifiuti ed è diventata ormai disabitata. La combinazione tra una situazione che è sempre più attuale ed una dolcissima storia d’amore fa di Wall-E un capolavoro. Diretto da Andrew Stanton, la pellicola ha vinto l’Oscar come Miglior Film d’Animazione ed è stata inserita al 373simo posto nella lista redatta da Empire dei 500 migliori film della storia.

Wall-E recensione: trama

Siamo nel 2105. La Terra non è più il pianeta su cui siamo abituati a vivere. Al posto dei palazzi e dei grattacieli, si ergono montagne di rifiuti che, con il passare degli anni, hanno impedito all’uomo di abitarla. L’elevato livello di inquinamento ha quindi costretto la razza umana a trovare un modo alternativo per continuare a vivere, sebbene non più sulla Terra. Una grande azienda ha così pensato di costruire una flotta di navi spaziali sulle quali l’uomo si sarebbe imbarcato per sopravvivere. Nel frattempo sulla Terra, una serie di robot chiamati Wall-E avrebbero ripulito la terra dai rifiuti compattandoli.

Siamo ora nel 2805. Le navi spaziali, il cui progetto prevedeva di rientrare sulla Terra dopo cinque anni, ha fallito, poiché i robot addetti allo “smaltimento” dei rifiuti hanno smesso di funzionare, lasciando il pianeta in uno stato non ancora vivibile. Solo un robot Wall-E è ancora in funzione ed ha continuato per anni a svolgere il suo compito. È l’unico abitante sulla Terra e, dopo il lavoro, si dirige verso il suo rifugio, mette il VHS di un vecchio musical e sulle sue note, immagina un giorno di poter avere anche lui un’interazione.

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Il giorno finalmente arriva. Periodicamente sulla Terra viene mandato un robot molto tecnologico, Eve, la cui funzione è quella di rilevare “forme vitali” che indichino la sostenibilità della vita sul pianeta. Il robot, di genere femminile, inizia a perlustrare gli ambienti in cerca di vita fin quando non incontra Wall-E. Nonostante inizialmente Eve non sia molto interessata ad un’interazione con lui, tra i due scatta una scintilla. Wall-E la porta nel suo rifugio e le fa vedere tutti gli oggetti da lui raccolti nel corso degli anni. Tra le tante cianfrusaglie, il robot aveva raccolto giorni prima una piantina che mostra ad Eve.

Eve, la cui direttiva era proprio quella di trovare forme di vita su un pianeta apparentemente morto, prende la piantina e si disattiva. Quando la nave spaziale torna a prenderla, Wall-E la segue. I due robot si ritroveranno così nello spazio, e precisamente nella “nave crociera” Axiom, dove gli umani trascorrono i giorni. Una volta riattivata Eve, si scopre che la piantina è sparita. Eve, con il goffo ed inconsapevole aiuto di Wall-E, si metterà alla ricerca della pianta all’interno della nave.

Wall-E recensione: non solo un film d’animazione

 

Quando uscì Wall-E nel 2008, stupì molto la straordinaria e magnifica innovazione che la Pixar apportò al film. Rispetto a molti altri lungometraggi d’animazione, Wall-E si potrebbe classificare più come film di genere fantascientifico che cartone animato. I rimandi e i riferimenti a tali pellicole sono innumerevoli, partendo proprio dalla realizzazione dei robot. Oltre la vaga somiglianza di Wall-E con il famoso alieno di Spielberg ET, l’idea del regista era proprio quella di rendere i robot più umani. Tale umanizzazione però non doveva avvenire a livello estetico, trasfigurando le parti del robot per renderle più simili ad un uomo. L’obiettivo era quello di trasferire in un ammasso di parti robotiche le caratteristiche e l’anima dell’essere umano.

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Ciò che il regista ha conferito a questi robot è il calore e la sensibilità che solitamente non concernono degli esseri tecnologici. Lo spettatore è abituato a percepire i robot come oggetti senza sentimenti e intenzioni nati dalla genialità dell’uomo. Ma come accade ad ogni opera artistica, il prodotto acquista inevitabilmente parte dell’essenza di colui che l’ha creato. Così accade per Wall-E, Eve e tutti gli altri robot. Da un certo punto in poi nella pellicola, il pubblico dimenticherà che i protagonisti siano degli automi. Ed anzi inizierà a pensare che gli automi siano gli umani della nave.

Stanton crea in Wall-E un non così impensabile capovolgimento che vede gli essere umani sempre più integrati con la nuova tecnologia, tanto da subire una metamorfosi totale. L’uomo che dipende dalla tecnologia diventa inevitabilmente egli stesso un automa. L’interazione umana sparisce e l’unico legame che l’essere umano stringe è con uno strumento tecnologico. In questo lontano futuro, il regista inserisce un avvertimento per coloro che guardano il film: il continuo bisogno di tecnologia ci renderà schiavi e inetti.

Arriverà il momento, proprio come nel film, in cui l’uomo non dovrà nemmeno più camminare per spostarsi. Tutte le sue necessità verranno svolte dagli automi, dal gesto più banale, come alzarsi dal letto, alle relazioni fisiche con le altre persone (cosa che sta già accadendo). L’inattività fisica ed affettiva dell’uomo è in forte contrasto con l’umanità dei robot, i quali intuiscono in maniera profonda il concetto di prendersi cura.

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Wall-E recensione: un omaggio ai film muti

Per la maggior parte del film, lo spettatore può ovviamente notare la grande assenza di dialoghi. Le uniche battute presenti sono inserite nelle scene nello spazio, dove troviamo gli umani e il capitano della nave spaziale. Questa audace scelta di non dare una vera e propria voce ai robot è l’elemento che più valorizza il film. Wall-E ed Eve infatti non emettono parole e frasi. Continuando a seguire il concetto di rendere più umani gli automi, il regista ha deciso di farli “parlare” attraverso dei suoni robotici. Gli improvvisi cambi di tonalità rendono però questi suoni molto simili all’emissione vocale dell’uomo.

Wall-E può essere quindi percepito come un omaggio ai film muti degli anni Venti. Tale affermazione non deriva semplicemente dal fatto che i personaggi non parlino, ma dall’incredibile capacità di far trasmettere i sentimenti dei robot attraverso i gesti. Nel periodo del cinema muto, gli attori dovevano comunicare con il proprio corpo, portando all’esagerazione i gesti e l’espressività. Non potendo esprimere vocalmente ad esempio la tristezza, l’attore doveva mimarla attraverso l’espressività facciale, accentuando la bocca all’ingiù. Nonostante Wall-E non abbia le fattezze espressive umane, il regista ha studiato le gestualità degli attori “muti”, riportandole in quelle dei robot.

Il risultato ha superato ogni aspettativa, poiché lo spettatore percepisce molti più stati e sensazioni attraverso il “silenzio” degli automi. Ciò che il film ci vuole trasmettere è che spesso si comunica in maniera più efficace e giusta senza il bisogno di riempire tale silenzio con parole inutili e vacue. Quando si è con un’altra persona, si sente inevitabilmente l’obbligo di parlare per evitare l’imbarazzo del silenzio. Ma in realtà ciò che comunichiamo all’altro è il nulla.

Wall-E riprende la tipica comicità dei film muti, in cui gli attori mettevano in scena delle divertenti gag. I meccanismi della risata nascevano dall’utilizzo errato di oggetti o dalle cadute. Il piccolo robot dai grandi occhioni ci strappa sempre il sorriso anche grazie al suo buffo modo di comportarsi.

Wall-E recensione: una storia d’amore per insegnarci a non inquinare

Wall-E ci fa vivere una delle più grandi storie d’amore di sempre. Quello che prova il simpatico automa è un sentimento d’amore disinteressato verso Eve, nonostante inizialmente lei lo ignorasse. Nel momento in cui Eve si disattiva, Wall-E non smette comunque di prendersi cura di lei, standole vicino sebbene non possa vedere i gesti d’amore nei suoi confronti. Amare l’altro per avere dei tornaconti e delle gratificazioni è un atteggiamento malato che conduce alla solitudine.

L’amore tra Wall-E e Eve non è altro che il perfetto esempio di come l’umanità si dovrebbe comportare nei confronti della Terra. L’inquinamento è un argomento scottante, attuale come non mai. Lo scioglimento dei ghiacciai, l’invasione della microplastica nei nostri mari non sono altro che delle conseguenze di come trattiamo il luogo in cui viviamo. L’uomo non riesce a rendersi conto delle risorse che la Terra ci offre, e le dà per scontate. Per il proprio benessere personale, l’essere umano diventa cieco davanti ai cambiamenti climatici e continua a sfruttare oltre i limiti il nostro pianeta.

Wall-E ci mostra una verità scomoda e un futuro che non si allontana molto dalla realtà. La Terra rischia di morire se non contribuiamo a farla vivere. Ognuno nel suo piccolo dovrebbe compiere dei gesti che siano benefici per quella che è la nostra casa senza aspettarsi qualcosa in cambio. Ma soprattutto, è necessario che l’uomo si prenda cura della Terra come lei ha fatto con noi dall’inizio dei tempi.

Wall-E

voto criteria - 8

8

Lati positivi

  • Sceneggiatura impeccabile
  • Umanità dei robot
  • Bellissima e potente storia romantica
  • Omaggio al cinema muto

Lati negativi

  • L'assenza di dialoghi potrebbe essere vista come elemento negativo

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