Zamora: la recensione del film d’esordio alla regia di Neri Marcorè

La nostra recensione di Zamora, film d'esordio alla regia di Neri Marcorè, al cinema dal 4 aprile con 01 Distribution

Al cinema dal 4 aprile con 01 Distribution dopo essere stato presentato al Bif&st 2024, Zamora è il film che segna il debutto alla regia di Neri Marcorè. Marcorè, insieme a Maurizio Careddu, Paola Mammini e Alessandro Rossi firma anche la sceneggiatura e il soggetto, liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Roberto Perrone del 2003. Siamo nell’Italia degli anni Sessanta e più precisamente nel Nord Italia, tra la Vigevano di provincia e l’operosa e vivace Milano del boom. Il protagonista di questa commedia ambientata nel passato ma con uno sguardo e un messaggio che parlano al nostro oggi è il trentenne Walter Vismara, un contabile di provincia interpretato da Alberto Paradossi. Accanto a Paradossi e allo stesso Neri Marcorè troviamo, tra gli altri, Marta Gastani, Anna Ferraioli Ravel (la Sabry del recente Un altro Ferragosto di Paolo Virzì) e Giovanni Storti. Completano il cast una serie di volti noti del cinema italiano, anche in ruoli secondari e camei preziosi e azzeccatissimi. Prima di passare alla nostra recensione di Zamora, vediamo qui di seguito la trama.

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Foto di Fabrizio de Blasio

Indice:

La trama – Zamora recensione

Il trentenne ragioniere Walter Vismara (Alberto Paradossi) vive una vita tranquilla a casa con mamma Anna (Pia Lanciotti) e papà Alvise (Giuseppe Antignati) e lavora come contabile a Vigevano nella fabbrica del Commendator Galbiati (Antonio Catania). Quando la fabbrica chiude, Galbiati gli propone di trasferirsi a Milano e andare a lavorare nella fiorente fabbrica del Cavalier Tosetto (Giovanni Storti). Walter è perplesso, restio a lasciare Vigevano per la grande città, ma compie il grande passo anche per non darla vinta al padre, che lo vorrebbe al suo fianco nell’attività di famiglia. Va a vivere a Milano a casa della sorella Elvira (Anna Ferraioli Ravel) e alla corte del Cavalier Tosetto, imprenditore brillante e di successo, sembrerebbe andare tutto per il meglio.

Se non fosse che Tosetto ha una fissa per il folber – il football – e obbliga tutti i suoi dipendenti a partecipare a scontri settimanali tra scapoli e ammogliati che Walter, che considera il calcio uno sport demenziale, proprio non sopporta. Impossibilitato a sottrarsi, Walter dichiara di giocare nell’unico ruolo che conosce, quello di portiere, diventando vittima delle prese in giro dei colleghi, in particolare dell’ingegner Gusperti (Walter Leonardi) che, sarcasticamente, lo ribattezza “Zamora”, come il leggendario portiere spagnolo degli anni Trenta. Deciso a farsi valere, anche per dare una lezione a Gusperti che sembrerebbe avergli soffiato Ada (Marta Gastini), il suo interesse amoroso, Walter decide di prendere lezioni dall’ex portiere leggendario Cavazzoni (Neri Marcorè), ora caduto in disgrazia, in vista della partita ufficiale del primo maggio.

L’esordio di Neri Marcoré: una commedia ambientata negli Sessanta che guarda in avanti – Zamora recensione

Neri Marcorè debutta alla regia con una commedia divertente e garbata, fedele all’ambientazione storica e pervasa di quello spirito di cambiamento che caratterizzava l’Italia degli anni Sessanta. Ed è una fedeltà che si ritrova nella bella fotografia curata da Duccio Cimatti, nei costumi e le scenografie retrò, nel linguaggio e nei dialoghi. Un’epoca e uno spirito tutti da scoprire per gli spettatori più giovani e che parlano al sentimento nostalgico di chi quegli anni pieni di promesse li ha vissuti. Ma pur essendo caratterizzato da un leggero sentimento nostalgico – che si traduce in uno sguardo velatamente malinconico, ma solo sulla spensieratezza di quel decennio di boom economico e scoperte – Zamora è un film cui non manca un occhio critico e che guarda in avanti, soprattutto attraverso il ritratto delle sue figure femminili, del tutto fuori dagli schemi dell’epoca.

A cominciare da Ada, la segretaria di cui Walter si invaghisce, che sfugge al ruolo subalterno in cui il costume dell’epoca vorrebbe relegarla e che risponde per le rime ai colleghi che le mancano di rispetto, senza timore di far sentire la propria voce. Lo stesso sguardo al presente lo si ritrova nel ritratto della Elvira di Anna Ferraioli Ravel, una donna che ha conquistato la propria libertà da un matrimonio che le sta stretto e che non si fa troppi problemi per i giudizi altrui. Fino ad arrivare ad Anna, la madre di Walter ed Elvira, esempio determinante nel comprendere la rappresentazione del femminile in questo film.

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Foto di Fabrizio de Blasio

La metafora calcistica – Zamora recensione

Marcorè accompagna con affetto e partecipazione il protagonista del suo film in un percorso di affermazione e scoperta, accettazione dei rischi e cambiamento raccontato tramite la metafora calcistica, che qui rappresenta la vita, e il valore simbolico chiave del ruolo del portiere, che si butta, che si prende la responsabilità di un’intera squadra, che si rialza anche dopo le cadute più rovinose. C’è un’eco autobiografica, per ammissione dello stesso regista, nella storia di Walter Vismara, il ragazzo di provincia che si trasferisce nella grande città, sbalzato in un mondo che non gli appartiene e che deve imparare a conoscere e apprezzare. Per farlo Walter deve vincere i suoi timori e i suoi pregiudizi e perfino ammorbidire una certa presunzione, una pecca che lo rende ancor più lontano da stereotipi, oltre che molto più realistico. È un ritratto riuscitissimo quello di Vismara, affidato all’interpretazione del bravissimo Alberto Paradossi, una scelta di casting particolarmente felice.

E se il protagonista di questa commedia piena di garbo ed eleganza funziona così bene, Zamora è un film in cui ciascun personaggio spicca in un ritratto perfettamente amalgamato nell’insieme e in cui ogni attore, qualunque sia il suo ruolo, lascia il segno e porta la sua firma. C’è Giovanni Storti nella parte del Cavalier Tosetto che è letteralmente cucita addosso alle sue corde interpretative e tempi comici, ci sono Ale & Franz in ruoli minori così ben pensati da lasciare un’impronta in una manciata di minuti appena e c’è Giacomo Poretti in un cameo tanto breve quanto esilarante. Il debutto alla regia di Neri Marcorè con una commedia essenziale, che forse rischia poco, ma mai banale, limpida nel suo messaggio e davvero divertente è tutto da promuovere. E fa piacere riscontrare, nel cinema italiano, un altro caso di un artista che abbia voglia di mettersi in gioco e far sentire la propria voce da una prospettiva diversa, portando nuove idee e spunti che facciano venir voglia, quella voce, di sentirla ancora. Al cinema dal 4 aprile con 01 Distribution, qui il trailer.

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Foto di Fabrizio de Blasio

 

 

Zamora

Voto - 7

7

Lati positivi

  • Una commedia divertente e garbata, che guarda in avanti e parla al presente
  • Alberto Paradossi e tutto il cast fanno un ottimo lavoro

Lati negativi

  • Zamora è un film che non si prende troppi rischi, ma è un "peccato" veniale, soprattutto per un'opera prima

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