Disincanto – Stagione 3: recensione della serie Netflix dal creatore dei Simpson

Si torna a Dreamland, terra di elfi, principesse e demoni, per questa terza stagione della serie animata

L’esordio, nel 2018, di Disincanto su Netflix non era stato dei migliori. Attesa come “la nuova serie di Matt Groening”, il creatore dei Simpson e Futurama, la sua prima stagione si rivelò una delusione. Disincanto non fu all’altezza delle aspettative: un mondo fantasy poco esplorato, battute non sempre ispirate e pochi personaggi interessanti. La seconda parte, che poi era la seconda metà della prima stagione, ha alzato leggermente l’asticella aggiungendo un po’ di pepe alla storia e maggiore brio ai personaggi; ma è con Disincanto 3, di cui vi proponiamo la nostra recensione, che la serie ha spiccato il volo.

Finalmente il mondo fantasy di Bean, Luci e Elfo prende vita e getta sul tavolo tutte le carte che possiede, mostrando allo spettatore i miracoli del regno magico. Dopo tante critiche alle stagioni precedenti, Disincanto 3 si concentra su ciò che la distingueva dalle precedenti serie di Groening: una trama orizzontale. Le dieci puntate appena rilasciate portano avanti l’avventura dei nostri protagonisti in un viaggio verso mondi inesplorati; ciò nonostante fate sempre attenzione a dove mettete i piedi, perché nascosto nell’ombra potrebbe esserci un cavallo pronto a ridere di voi.

Indice

Trama: un regno in preda al caos – Disincanto 3, la recensione

La scorsa stagione di Disincanto si chiudeva lasciando tante porte aperte. La scoperta di un nuovo mondo Steampunk, la possibile morte del re, i malefici piani di Dagmar e il rogo dei protagonisti. Ora, circondato da un turbine di fiamme, l’improbabile trio viene salvato da una voragine che li porta nel mondo sotterraneo. Qui vivono i Trog: a metà tra un elfo e una talpa, questi piccoli esserini sono comandati da Dagmar, la perfida madre di Bean. Dopo l’ultimo incontro con la figlia, in cui le due hanno provato ad uccidersi a vicenda, la madre sembra essere cambiata e animata da un rinnovato amore. Costretta ad accettare il suo aiuto, la principessa Tiabeanie deve tornare a Dreamland al più presto e guardarsi dall’infida donna.

Al castello, infatti, la situazione è precipitata. Zog, colpito da un proiettile, è in fin di vita e le sorti del regno finiscono nelle mani del piccolo Derek, fratellastro di Bean. Il piccolo principe inizia a emanare editti, manipolato come un burattino dal consigliere Odval e l’Arciduchessa che cospirano contro le sorti del regno. Elfo, Luci e Bean non si sono forse mai trovati in una situazione peggiore di questa (neanche all’Inferno) e mai come ora è importante farsi forza e assumersi le proprie responsabilità per salvare Dreamland. A patto che un boccale di birra non li distragga durante il cammino.

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Disincanto. Netflix. The Curiosity Company. The ULULU Company

First reaction: shock – Disincanto 3, la recensione

Siamo nel 2021 e, a tre anni di distanza dal debutto della serie, possiamo dire di essere soddisfatti. Fino a questa terza parte lo show era stato una bozza di ciò che sarebbe dovuto venire, un semplice accenno; ma questa terza parte è ciò che avremmo sempre voluto dalla serie. Matt Groening ed il suo team di collaboratori sono riusciti a condensare perfettamente in una stagione tutti gli elementi mancanti delle precedenti parti, dando ancor più lustro a ciò che già c’era di buono. Il cuore di Disincanto erano i suoi protagonisti, un magico trio in cerca di (dis)avventure, che però da solo non era capace di reggere l’intera serie. In questa terza parte i personaggi secondari sono stati approfonditi più di quanto fatto in passato, riuscendo a farsi apprezzare e amare.

Disincanto 3 apre le porte a un futuro corale, tante storyline sono state aperte ed il percorso di tanti personaggi è ancora da esplorare. Re Zog si imbatte in un nemico contro cui le armi non basteranno; il piccolo Derek, a cui era stato dedicato un episodio nella precedente stagione, cresce e imbocca una strada nuova, mentre tanti nuovi arrivi al palazzo rendono più vivo il regno di Dreamland. Da Scruffle il gatto parlante, che sembra arrivato da Quahog, a Turbish e Mertz, ai quali è impossibile restare indifferenti. Il cuore magico di Disincanto restano però Bean e i suoi strambi alleati, che ancora una volta intraprendono un viaggio che li cambierà nel profondo. Disincanto 3 è un regalo inaspettato, un progetto il cui potenziale stava lentamente scemando e che si è ripresentato come un fulmine a ciel sereno, lasciando tutti in uno stato di shock.

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Disincanto. Netflix. The Curiosity Company. The ULULU Company

Giro del mondo – Disincanto 3, la recensione

Se i personaggi secondari sono diventati molto più rilevanti e caratterizzati, i protagonisti non sono da meno. Bean non è più una ragazzina allo sbando e, quando il padre resta in fin di vita, deve farsi carico delle sue responsabilità, per il re e per il regno; Elfo si imbatte nell’amore più volte e Luci sembra scoprire una sua parte “buona”. Disincanto 3 aggiunge tanta carne sul fuoco e, a differenza delle stagioni precedenti, porta incredibilmente avanti la trama. Gli episodi verticali sono quasi assenti e, nei pochi casi in cui la storia non procede, si resta stupiti da sezioni più introspettive che, quantomeno, approfondiscono la psiche dei personaggi. La stagione parte col botto con una serie di puntate dal ritmo altissimo per poi subire un graduale rallentamento nella parte centrale, che si prolunga fino al finale.

L’aggiunta di storyline e personaggi nuovi ha colmato i momenti morti dello show, permettendo di esplorare più a fondo questo strambo mondo fantasy. La terra su cui si muovono i loro passi è mostrata nel suo splendore: Bean, Elfo e Luci si spostano da Dreamland attraverso il regno sotterraneo dei Trog alla misteriosa Steamland passando dal regno delle Sirene, al Pub per un boccale e poi di nuovo a Dreamland. La sensazione di viaggio e avventura è restituita da un effettivo viaggio dei protagonisti che non era così sentito nelle precedenti stagioni. Durante queste camminate, strambe creature come l’unicorno psicopatico regalano tanti momenti di ilarità. Disincanto 3 si avvale di una scrittura tagliente ed ironica che non perde occasione di lanciare qualche freccia magica anche verso il mondo reale e gli stupidi “umani”.

Considerazioni finali

Tanta carne sul fuoco, ma poco cibo in tavola. Lo abbiamo ripetuto più volte, Disincanto 3 è un balzo avanti rispetto al passato e con un piede proiettato verso un prospero futuro. Questa volta le avventure sono state tante e ne sono successe di cose; sono state poste molte domande ma, ciononostante, le risposte non sono arrivate. I protagonisti hanno avuto una grande evoluzione e nel percorso hanno fatto molte scoperte sconcertanti; nel frattempo gli interrogativi della precedente stagione sono rimasti in sospeso, seppur qualche indizio è stato dato.

La trama imbastita e l’orizzontalità degli episodi sono la più grande qualità di questa terza parte, ma molti dei lati interessanti  purtroppo sono ancora avvolti nel mistero. Disincanto 3 ha riportato la luce su un progetto le cui aspettative andavano calandom mentre l’attesa per la quarta parte è ora spasmodica. Se la terza stagione ha rivelato cosa la serie è capace di fare, il capitolo successivo dovrà necessariamente confermarlo.

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Disincanto 3

Voto - 8.5

8.5

Lati positivi

  • Grande riduzione delle puntate verticali e maggiore attenzione alla trama
  • Sviluppo dei personaggi, sia principali che secondari, ed esplorazione del mondo fantasy

Lati negativi

  • Rallentamento graduale del ritmo
  • Troppi interrogativi lasciati senza risposta

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