The Lighthouse: analisi e spiegazione del film di Robert Eggers

Cerchiamo di analizzare la simbologia all'interno dell'ultimo film di Eggers

Miti e folklore, omaggi alla grande cinematografia e una storia che cattura e inquieta. Questo è sinteticamente di The Lighthouse, ultimo lavoro di Robert Eggers, regista noto per effettuare molte ricerche prima di girare un film. Due guardiani del faro, Ephraim Winslow (Robert Pattinson) e Thomas Wake (Willem Dafoe) arrivano su un’isola sperduta e dominata da un faro, per svolgere il compito di guardiani per poco più di un mese. Wake è un vecchio senza una gamba, ormai veterano. Winslow invece è un novellino che si avvicina al mondo del mare per la prima volta. Il capo del giovane gli commissiona compiti umilianti e faticosi e gli proibisce severamente di salire al faro, cosa che spetta a lui. In questo articolo cerchiamo di dare una spiegazioneThe Lighthouse.

Quella che sembra una convivenza sopportata civilmente, ben presto si trasformerà in un incubo: due inquilini che si odiano e lottano per potersi avvicinare al piacere estatico della luce del faro. Due uomini e l’isolamento. Due uomini e la pura follia. In una delle prime scene, i protagonisti rompono la quarta parete e fissano la telecamera. Ci invitano ad accompagnarli nel crescendo di inquietudine delle vicende, che qui proveremo a spiegare attraverso la nostra analisi del film.

Indice

ATTENZIONE: SEGUONO SPOILER SUL FILM

Il mito di Prometeo e Proteo – The Lighthouse, la spiegazione

Proteo appartiene alla mitologia greca ed è una divinità del mare. È oracolo e mutaforma, custode della conoscenza e capace di dialogare con gli animali. Prometeo è invece colui che ruba il fuoco agli Dei per aiutare gli uomini, ma paga caro il suo gesto. Il Dio dell’Olimpo Zeus lo punisce incatenandolo ad una roccia. Ogni giorno poi un’aquila va a beccargli le viscere. Cosa centrano queste figure mitologiche con The Lighthouse? Winslow, dopo essere stato sottomesso e aver obbedito al capo guardiano, lo sfida. Un po’ come se avesse deciso di sfidare Dio, volendo a tutti i costi salire a vedere da vicino la luce del faro (simbolicamente, il monte Olimpo).

E poi l’epilogo è il medesimo di Prometeo: gli vengono mangiate le interiora, in questo caso da dei gabbiani. Non solo. La scena finale di Pattinson disteso inerme e beccato dagli uccelli è stata ispirata da un pittore simbolista, Jean Delville, il cui Prometheus mostra un uomo che irrita gli Dei rubando il fuoco, ma il gesto ha un’accezione positiva, sensuale perfino.

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Gli anni in cui è ambientato il film, inoltre, erano quelli in cui i miti di Proteo e Prometeo erano molto diffusi nella cultura popolare. Ma parliamo dei legami della divinità marina con il film. Wake annuncia che ci sarà una tempesta furiosa intorno all’isola, se Winslow non rispetterà l’ordine delle cose e le leggi non scritte che avvolgono il faro. Quando effettivamente si scatenerà il disastro che non permetterà agli uomini di andarsene, potrebbe essere stata colpa di un Dio furibondo, Proteo appunto. Senza contare che l’anziano guardiano crede in un oracolo che avrebbe previsto le sorti dell’isola e vicino alla luce del faro sembra avvenire un processo di cambiamento di forma, come se l’anziano fosse un mutaforma o in contatto con questo.

Il contesto storico e cinematografico

Il film è ambientato nella Nuova Scozia di fine ‘800. Momento storico in cui la letteratura inglese esaltava gli eroi romantici, i racconti di mare e la filosofia che poneva al centro l’uomo e la psiche. Troviamo riferimenti al filosofo Ralph Waldo Emerson e allo scrittore Melville, con il suo Moby Dick. Ma anche le suggestioni spaventose di Poe e i mostri di Lovecraft. Per quanto riguarda la spiegazione del contesto cinematografico di The Lighthouse, dobbiamo fare un salto a venti/trent’anni dopo: il regista ha utilizzato infatti lenti Baltar e si tratta di un omaggio al cinema horror gotico del periodo.

I protagonisti poi incarnano lo stile romantico. Wake ha una visione eroica e gloriosa della professione di marinaio e ama raccontare le sue avventure giovanili avvolte dal mistero, con un linguaggio rappresentativo del 1800, molto letterario. Winslow invece vede il lavoro come un mezzo per sopravvivere, non è mosso dallo stesso fuoco e lo deride dicendogli che i suoi discorsi sono patetici. Nonostante ciò, non vuole rinunciare alla sua identità e chiede al superiore di chiamarlo per cognome, non “ragazzo”.

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The Lighthouse insieme a Il gabinetto del dottor Caligari (Wiene, 1920), Kissing the moon (Winslow, 1904) e Prometheus (Kent, 1931)

Emerge un forte spirito romantico che esalta l’uomo e le sue capacità. Altri riferimenti: quando Winslow viene accecato dalla luce, somiglia all’incisione di Rockwell Kent, Prometheus, 1930. Questo illustratore ha curato anche le illustrazioni di Moby Dick dello stesso anno. Troviamo influenze dall’espressionismo tedesco per l’uso delle luci e delle inquadrature (vedi Nosferatu e Il gabinetto del dottor Caligari) e dei primi film horror, dai quali il regista prende ispirazione per le inquadrature. Non poteva mancare Shining di Kubrick, per l’isolamento e conseguente follia, e per la scena della bella donna/sirena che si trasforma in mostro.

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The Lighthouse vs Shining (Kubrick, 1980) e L’atalante (Vigo, 1934)

La follia dei personaggi

Un luogo ostile e soggetto ai turbamenti del mare rappresenta il sentire dei protagonisti; inizialmente calmi e civili, come le acque che li circondano, arrivano a tentare di uccidersi, con un mare in tempesta e una pioggia battente che nasconde e confonde. Ogni elemento sulla scena ha un senso e interagisce con loro. Dal rubinetto che fuoriesce acqua putrida (sintomo di un malessere celato che avvolge sempre più Winslow) all’urlo incessante dei gabbiani, che girano come avvoltoi sulla sua testa. Impossibile non farsi influenzare dal disagio che il film comunica da ogni inquadratura.

Tanto che lo spettatore entra sì nelle vite dei personaggi, ma ne resta sempre distaccato e fatica a trovare un approccio empatico: le situazioni sono così folli che non riesce o non vuole entrare davvero nella spirale di pazzia. Un racconto di angoscia e terrore che scende negli inferi e perde presto la cognizione del tempo e dello spazio.

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I personaggi, devastati dalla confusione, non capiscono più se si trovano in spazi aperti o chiusi e non ricordano da quanti giorni si trovano al faro. Il ragazzo conta gli attimi che lo separano dal tornare nuovamente alla civiltà e vede nella barca che li dovrebbe prelevare dall’isola una salvezza. Questa però non arriva, e lo fa sprofondare nella disperazione più totale. Complice anche Wake, che sembra volerlo confondere e imprigionare in uno stato di incertezza mentale e alcolica. L’angoscia che attanaglia Winslow (a cui attribuiamo controllo e sanità mentale) si fa più intensa, più feroce. The Lighthouse diventa così un incubo ad occhi aperti anche per lo spettatore, dove è impossibile distinguere il vero dal falso, coi giochi di ombre dovute al bianco e nero.

I simboli e la luce – The Lighthouse, la spiegazione

Il simbolismo pesa su ogni fotogramma del film, la storia di due uomini che lottano con l’identità, il tempo e sé stessi mentre si trovano all’interno del faro. Entrambi anelano alla scoperta di una verità divina, ma la spiegazione di The Lighthouse avverte che le risposte possono essere pericolose. Inoltre, si potrebbe pensare che in realtà Winslow e Wake siano la stessa persona, una giovane e l’altra nel periodo della vecchiaia. Entrambi hanno problemi ad una gamba nel corso del film. Il giovane non si chiama davvero Ephraim e nasconde le sue origini, così come il vecchio continua a cambiare la versione del suo passato.

La sirena che Winslow trova nel materasso in forma di statuetta diventa poi la protagonista dei suoi sogni erotici, tangibile sulle rocce in riva al mare. Arriviamo al simbolo più potente di tutti, quello della luce del faro. La luce è identificata come “lei”, la donna che ammalia, seduce e manca sull’isola. Inganna e confonde, porta alla perdizione ma è indispensabile.

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Come il fuoco che Prometeo rubò dagli dei, la luce in cima al faro rappresenta ogni cosa, tutta la conoscenza, e guardandovi all’interno Thomas capisce tutto. Ovviamente, non può afferrarlo. Nessuno avrebbe potuto, tranne i marinai che sono già stati dall’altra parte e sono ritornati come gabbiani. Inoltre, le scale che portano in cima e vietate a Winslow simboleggiano la difficoltà a diventare il capo dell’isola, e quando ci riesce tramortendo Wake, cosa scopre davvero? Nulla. Erano le sue aspettative riposte nel potere del faro ad essere troppo alte. Niente lo può salvare da se stesso; luce infatti che non è chiarificatrice, ma accecante. Tutto per mostrarci che il vero orrore è quello che abbiamo dentro di noi, le nostre ossessioni, pulsioni e desideri.

La tensione sessuale tra i due – The Lighthouse spiegazione

Un film così carico di simbologia e omaggi al cinema d’autore destabilizza per il livello di volgarità e disagio che propone. Senza però renderlo disgustoso: elevando invece dei sentimenti beceri e squallidi e mettendoli sotto i riflettori. Per poter analizzare e sviscerare (è proprio il caso di dirlo) l’interiorità dell’uomo. Sotto il linguaggio gergale e le flatulenze, la storia nasconde una crisi di identità che coinvolge anche il piano sessuale. La sirena diventa per Winslow quella carica erotica di cui sente la mancanza e che sogna la notte. Ogni volta che sta per raggiungere l’amplesso pensando a lei la situazione cambia bruscamente, riportandolo alla realtà dei fatti, con il corpo di donna che si trasforma in quello sgradevole e maschile di Wake. I temi portanti di The Lighthouse sono affondati all’interno di una frustrazione maschile, rappresentata dal faro che ricorda una forma fallica.

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Conquistare il faro sarebbe come conquistare la mascolinità che entrambi lottano per imporre. Così diversi e aggressivi tra loro, ma anche vicini. Quando ballano stretti l’uno all’altro, complice il fiume di alcol che hanno in corpo, la tensione sessuale cresce. Insomma, una tensione che non disturba lo spettatore per la connotazione omosessuale ma perché è contraddittoria per il rapporto di odio e prevaricazione che nutrono l’uno sull’altro; perché sembrano allontanarsi e avvicinarsi così come fanno le onde furiose del mare che li circondano.

Per la spiegazione di The Lighthouse è bene concentrarsi su due aspetti fondamentali. Il primo riguarda Winslow che arriva finalmente in cima al faro, al cospetto della luce che svela tutta la verità e sancisce definitivamente la vittoria del subconscio e delle suggestioni sulla realtà. Come si diceva, il giovane non arriva davvero a risolvere i propri dubbi e turbamenti, ma ha l’illusione di farlo, dato lo stato psichico in cui si trova. In fin dei conti cos’è quella luce, se non una macchina che illumina la buia via dei marinai? Ironico pensare che ciò che aiuta i naviganti a non perdere la via, sia proprio causa di smarrimento e perdizione per gli abitanti dell’isola. Altro momento finale che ha bisogno di una spiegazione, la scena in cui Winslow, morente, viene beccato da un grande stormo di gabbiani.

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Gli stessi che lo guardavano da sotto in su e che lui ha offeso uccidendo brutalmente uno di loro, quasi in segno di sfida. Il ragazzo è senza un occhio (così come il secondo morto di pazzia che aiutava Wake prima di lui), steso sulle scogliere, a viscere aperte. Ricorda la fine di Prometeo con l’aquila. Cosa potrebbe significare? L’uomo, volendo giocare a fare Dio e scoprire l’essenza del mondo, si è spinto troppo oltre ed è stato perciò punito. La luce di Dio è stata troppo da sopportare; lo sapeva bene Wake, che come San Pietro portava sempre con sé le chiavi del faro/Paradiso. E che intima al giovane Adamo di lavorare e faticare senza pretendere di più. Una visione cristiana che si scontra con le basi mitologiche e pagane che ha il film.

I rapporti con The Witch – The Lighthouse spiegazione

Robert Eggers nel 2015 ha girato The Witch, sempre avvolta da un’importante influenza magica e mitologica. Anche l’altra pellicola tratta l’horror in modo serio e poco mainstream: niente jumpscare e trovate splatter, ma un omaggio alla “vecchia maniera”. Ovvero, fa più paura ciò che non si vede perché ognuno può immaginarsi lo scenario più spaventoso a seconda della sua sensibilità. The Witch esplora sicuramente il mondo soprannaturale più approfonditamente ma si interroga sempre sui limiti della conoscenza dell’uomo e sulla difficoltà di arrivare alla verità totale. In entrambi i film i personaggi hanno scelto di allontanarsi dal mondo (i puritani in The Witch e i guardiani del faro in The Lighthouse), interiorizzando in loro stessi l’orrore.

Concludiamo l’analisi di The Lighthouse citando brevemente l’ambientazione: in tutti e due gli spazi che vivono i personaggi sono mostrati con precisione, hanno una connotazione storica e una collocazione temporale. The Witch raffigurava gli eventi come se fossero la descrizione dei resoconti dei puritani del XVIII secolo. The Lighthouse racconta ancora il folklore degli Stati Uniti, e ai temi quali la spiritualità e la religione unisce quelli del lavoro e delle differenti forme di dipendenza.

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2 commenti

  • Simone Serafini ha detto:

    complimenti, bella scopiazzatura dalla recensione de il cineocchio, che è di dicembre scorso

    • Beatrice Castioni ha detto:

      Ciao Simone. Sono andata a leggere la recensione di cui parlavi. Partiamo dal presupposto che se viene analizzato uno stesso film e se il regista è stato bravo a veicolare quello aveva in mente, allora i contenuti di analisi saranno bene o male gli stessi. Non avrei potuto escludere la luce del faro, la mitologia, l’erotismo. Non ho nominato però tutto quello che dicono su Il Cineocchio, così come loro non hanno nominato tutto quello che ho detto io. Ti posso assicurare che quando scelgo una recensione/analisi, mi guardo il film con attenzione, più volte se necessario (come in questo caso). Poi siamo tutti umani e non conosciamo tutto, quindi confrontandosi su un film, magari si scoprono degli spunti nuovi di cui si ignorava l’esistenza. Ma quegli spunti vanno sempre approfonditi personalmente, mai riportati pari pari. Quindi non direi che si tratti di “scopiazzatura”.

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