Megan: recensione del nuovo horror targato Blumhouse

Megan è la nuova e tecnologica bambola di titanio adatta ai vostri bambini, per nulla letale e per nulla inarrestabile

Sono anni ormai che Jason Blum e la sua Blumhouse producono un successo dopo l’altro rendendo l’horror il genere più redditizio dopo i film di supereroi. Non si parla di incassi miliardari ma di progetti oculati con budget estremamente ridotti ed un incasso relativamente basso ma che se paragonato ai costi di produzione rappresenta un guadagno esorbitante. Da quando poi la collaborazione tra Blum e James Wan (regista di Saw, The Conjuring, Insidious ecc.) è diventata ancora più stretta, i due stanno facendo faville. Non a caso Megan, di cui vi proponiamo la recensione, nasce da una coproduzione tra la Atomic Heart di Wan e la Blumhouse. Il regista ha scritto il soggetto di un film che all’apparenza sembra il remake apocrifo de La bambola assassina e che invece si rivela molto più sfaccettato di quanto ci si aspettasse. Megan inoltre nasce diverso da come è arrivato poi in sala; il film infatti doveva essere molto più crudo e sanguinolento ma dopo il successo del primo trailer, diventato virale tra gli adolescenti, la produzione ha imposto paletti affinché la pellicola rientrasse nel PG-13, ovvero il rating dei film Marvel.

Puntando quindi ad un pubblico più giovane e meno abituato all’horror si è deciso di limitare l’orrore e la violenza che comunque ci sono ma vengono lasciati intendere. In quella che poteva sembrare la solita ignoranza produttiva il film ha trovato invece una sua identità. La violenza lascia spazio all’ironia che non viene messa in scena sotto forma di morti stupide e truculente, ma attraverso un accenno di satira sulle dinamiche genitoriali e come i giocattoli e gli smartphone influenzino il rapporto tra genitori e figli. Megan è la classica bambola assassina, esattamente come ve la aspettereste eppure tra balletti da tiktok totalmente a caso e poteri che manco Ultron risulta più simpatica del previsto.

megan recensione

Megan, Blumhouse Productions, Atomic Monster Productions, Divide/Conquer

Indice

Trama: Megan o come introdurre in casa un robot assassino – Megan recensione

Cady è una dolce bambina che a 12 anni ha dovuto affrontare la perdita dei genitori in seguito ad un incidente stradale. Rimasta orfana finisce in affidamento a sua zia Gemma, una scienziata che lavora per la Funki, principale concorrente della Hasbro e leader nel settore dei giocattoli per bambini. Gemma è la creatrice dei PurPetual Pets, dei Furby parlanti che hanno una loro personalità e durano per sempre (a patto che gli cambi le batterie), quando sul mercato arriva però una variante più economica della sua invenzione ecco che i capoccia dell’azienda esigono al più presto una nuova idea geniale. Gemma crea così M3GAN: Model 3 Generative ANdroid, una bambola robot fatta interamente in titanio e dotata di un’intelligenza artificiale capace di migliorarsi da sola, sviluppandosi intorno alla persona a cui è abbinata. MEGAN infatti diventa la “bambola” di Cady, che dopo aver perso tutto ritrova un legame affettivo proprio nel robot anziché nella zia. Gemma dal canto suo non sembra preoccuparsi della nipote, pensando piuttosto a testare la sua invenzione su di lei in vista di un lancio globale che dovrebbe rivoluzionare il mercato. 

Il giocattolo che li sostituirà tutti costa 10.000$ e si occuperà di vostra figlia in tutto e per tutto, assicurandosi che stia sempre bene. Ma come si può quantificare il benessere di una bambina che ha appena perso i suoi genitori? Fin dove è disposta ad arrivare M3GAN pur di proteggere la sua Cady? Chiaramente essendo un I.A. capace di aggiornarsi da sola non ci metterà molto a scoprire i propri limiti e superarli. Gemma perde rapidamente il controllo della situazione e alla terza volta che un poliziotto viene a casa per indagare su un omicidio e M3GAN è lì alla finestra che la fissa con il suo sguardo freddo e meccanico ci vorrà poco a capire cosa sta succedendo davvero. Il punto è come fermi una Bratz di titanio dotata di una tecnologia avanzata al pari di un Terminator? 

megan recensione

Megan, Blumhouse Productions, Atomic Monster Productions, Divide/Conquer

La Bratz assassina – Megan recensione

Come detto nell’introduzione di questa recensione, Megan a livello di struttura ricorda molto La Bambola Assassina. C’è un bambino a cui viene regalato un giocattolo, dei genitori poco attenti e una scia di sangue lasciata dal tenero e innocuo pupazzo. Anche a livello concettuale la critica al consumismo sfrenato presente almeno nel primo film con Chucky è qui riproposta in un’altra salsa. I genitori sono il bersaglio principale e la tendenza a lasciare che i bambini passino più tempo con l’iPad che con loro è resa chiara sin dall’inizio. La fabbrica di giocattoli marcia proprio su questo, produrre giocattoli che creino un fattore di dipendenza legandoli a doppio filo con i dispositivi smart, cosicché i bimbi restino imbambolati dal loro stupido gioco ed i genitori possono godersi un po’ di sana tranquillità. È proprio questo ciò che dovrebbe essere Megan, un tutore più che un giocattolo, quella che non perderà mai la pazienza e non si stancherà mai di ripetere alla piccola Cady di dover scaricare quando va in bagno. Non è un caso quindi se poi è la stessa Megan a rendersi conto della falsità del tutto e di come all’atto pratico il vero genitore sia lei.

Come dare torto quindi a questo gentile robottino di titanio che in fondo non vuole nient’altro che il bene della bambina a discapito di una zia ossessionata dal lavoro e che sfrutta il trauma della nipote per fare dei test. Da un certo punto di vista si è quasi portati a pensare che il vero personaggio positivo della storia sia proprio Megan, salvo poi le manie di grandezza che le prendono e la già telefonata scia di sangue che si lascerà dietro. Nonostante il tutto sia trattato con superficialità, non si può dire che appunto una critica sociale sia assente e seppure la struttura sia pressoché identica, il film non appare come una semplice riproposizione di un vecchio cult in assenza di idee; ma invece come una delle poche volte in cui, visto il contesto totalmente diverso e gli anni trascorsi, recuperare un successo del passato per rielaborarlo in una nuova chiave abbia effettivamente senso.

Piccoli Brividi – Megan recensione

Già dal trailer Megan è diventato subito virale e la produzione puntando ad un pubblico più giovane, probabilmente per i motivi sbagliati, ha fatto la scelta migliore possibile. I fan dell’horror violento e comico probabilmente resteranno delusi dal film, sia perchè tutte le morti sono spoilerate nel trailer, sia perchè effettivamente ce ne sono poche. Come già detto la violenza è ben dosata e i personaggi umani sono così stupidi e macchiettistici da far ridere al punto che si potrebbe definire Megan quasi una commedia. La componente sci-fi è più presente di quella horror, che essendo solo suggerita permette ad un pubblico di giovanissimi di sentirsi parte dell’evento. I film dell’orrore hanno sempre avuto il fascino del proibito e i divieti hanno sempre impedito ai più piccoli di goderne, questa volta il progetto è invece indirizzato proprio a loro nel mentre i fan più stagionati possono apprezzare il lato ironico del film e vivere quell’effetto nostalgia che va tanto di moda oggi rivedendo una bambola assassina sul grande schermo. Tra le varie innovazioni però Megan non dimentica di essere un film della Blumhouse e quindi segue quella classica struttura vista e rivista che ci fa sentire nella nostra confort zone. Il film inizia e dopo 5 minuti sappiamo già chi muore, chi vive e come finisce la storia, il che non è un problema a maggior ragione se il tutto viene condito con quanto di buono rilevato fin ora.

Ciò nonostante avremmo apprezzato un maggiore sforzo considerando che più si va avanti e più la storia perde di senso rendendo sempre più palese la necessità di uccidere gente perchè sennò che film horror è, e dare a Megan i superpoteri affinché possa essere ancora più minacciosa. Il paragone con Ultron fatto all’inizio non è affatto casuale e la bitchy doll ad un certo punto diventa molto più simile ad un esperimento di Tony Stark che un giocattolo. La sospensione dell’incredulità (non che ce ne fosse molta) ovviamente va a bambole di facili costumi, ma quantomeno ci si diverte di più e si riceve quella dose di violenza promessa dal trailer che per la maggior parte del film è soltanto lasciata intendere. Megan è un prodotto semplice, senza troppe pretese e che non necessita neanche di essere visto per capire dove andrà a parare eppure invece di fare l’ennesimo horror mediocre dimenticato due giorni dopo stavolta ne sentiremo parlare ancora per un bel po’. In vista di un sequel (che possiamo dare già per scontato) si spera soltanto che la prossima volta che creano un giocattolo per bambini magari lo facciano di plastica e non di titanio, altrimenti non vi lamentate se poi diventa un Terminator.

megan recensione

Megan, Blumhouse Productions, Atomic Monster Productions, Divide/Conquer

Megan

Voto - 6.5

6.5

Lati positivi

  • Megan, il suo ballare e il suo cantare sono già iconici
  • Accenno di critica ai modi di fare di alcuni genitori moderni

Lati negativi

  • Più si va avanti e più il tutto prende una piega fin troppo surreale

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