The Place: spiegazione finale del film di Paolo Genovese

Andiamo ad analizzare e spiegare le possibili interpretazioni del finale di The Place

The Place è un film complesso, non lo si può negare, e non è facile fare una spiegazione del suo finale. Questa pellicola uscita nel 2017, co-scritta e diretta da Paolo Genovese, ha lasciato dubbi e perplessità alla critica e al pubblico. Noi di filmpost.it abbiamo dedicato al film una recensione che vi consigliamo di recuperare prima di addentrarvi in questo articolo. Come potrete immaginare, se siete giunti qui, ci saranno spoiler del film, dato che andremo a trattare proprio del finale: possibili interpretazioni, misteri e chiavi di lettura. Per concludere questa breve ma dovuta introduzione, è necessario ricordare un ultimo fatto: il film è un adattamento cinematografico della serie tv The Booth at the End. Tenete a mente questo fatto perché tornerà utile successivamente.

The Place, spiegazione finale: un intreccio di fili rossi

Se siete giunti qui certamente avete visto The Place, ma può essere utile fare un punto della situazione. Nel film il protagonista è un uomo (un eccelso Valerio Mastandrea) di cui non sappiamo nulla, neppure il nome; questo personaggio siede sempre allo stesso tavolo di un ristorante, pronto a esaudire i desideri dei visitatori. Questi, in cambio, devono svolgere un compito. L’uomo, inoltre, sottolinea come nessuna di queste richieste sia impossibile.

Nella pellicola sono otto le persone che si rivolgono a lui: poliziotti, spacciatori, suore, meccanici, non vedenti… ogni possibile classe sociale e appartenente a diversi ambiti culturali. Le vite di questi personaggi si intrecceranno in modi inaspettati sia per loro sia per lo spettatore; quest’ultimo collegherà lentamente i puntini fino a comprendere il quadro complessivo.

Tutto gira, dunque, intorno a questa tavola calda (il The Place, appunto) in cui l’uomo sembra quasi vivere, ma sempre allo stremo, stanco di questa vita. Altri due “personaggi” fondamentali sono Angela (Sabrina Ferilli) e il libro. La prima è una barista che sembra interessata, quasi morbosamente, a questo strano personaggio e continuerà a giocare con l’uomo stuzzicandolo; il secondo è il libro in cui lo strano protagonista segna ogni sviluppo dei suoi “contratti” ma, soprattutto, trova le indicazioni su cosa far fare ai “clienti”. Un fatto da sottolineare è che, però, lo spettatore non vedrà mai il contenuto effettivo del libro, facendo crescere il dubbio sulla veridicità delle parole dell’uomo.

The Place: una chiave di volta nascosta

Dare una spiegazione univoca del misterioso finale è impossibile. Nelle ultime scene, infatti, l’uomo è ormai distrutto dalla stanchezza dovuta al non dormire mai e dal dover far superare a quelle persone prove tanto difficili. Egli desidera, quindi, smettere di fare ciò che fa e, inaspettatamente, Angela si siede e gli comunica che sì, si può fare, e prende il libro (e probabilmente, quindi, il suo posto). Ovviamente nel racconto entrano riferimenti e influenze letterarie (e non) fondamentali: uno tra tutti il Faust di Goethe.

Direi che le possibili interpretazioni si dividono in due gruppi, in base a come si considera il film, se una pellicola totalmente realistica o con elementi fantastici. Personalmente credo sia quasi impossibile propendere per la prima possibilità, dato proprio ciò che si vede e sente nel film come, ad esempio, ciò che accade con lo spacciatore Alex (Silvio Muccino). Oltre a questo, bisogna considerare che l’idea dietro al film viene da una serie tv che, come Wikipedia afferma, sembra essere una “serie televisiva di genere drammatico con elementi fantasy”. Ovviamente noi vediamo un adattamento che potrebbe completamente cambiare le carte in tavola ma non penso sia questo il caso.

Quello a cui noi assistiamo è, probabilmente, la storia di un “agente del Diavolo” (anche se non obbligatoriamente del Diavolo, in effetti) che permette di offrire contratti ad altre persone. L’uomo, però, è rimasto a sua volta “incastrato” in un contratto che lo obbliga a svolgere questo compito senza mai potersi riposare. Come Il protagonista sottolinea nel film, non è lui a decidere cosa le persone devono fare, lui legge semplicemente il libro. Qui arriva la svolta. Angela, probabilmente, è un nuovo “agente” che decide di prendere il suo posto (conoscendo quindi tutta la vicenda) proponendogli un (altro) contratto. Il dubbio rimane, certo: Angela sapeva tutto fin dal principio o no? Ma, alla fine, conta poco. L’elemento davvero importante è: cosa sei disposto a fare per ottenere ciò che vuoi?

The Place – correte a vederlo

Ve l’abbiamo già detto nella recensione ma vogliamo sottolinearlo: non perdetevi questo film. Paolo Genovese è come il vino e invecchiando migliora davvero, sfornando opere di qualità eccelsa come Perfetti Sconosciuti o questa pellicola. The Place potrà piacervi o meno ma, in ogni caso, non vi lascerà sicuramente indifferenti. E nel caso l’aveste già visto, riguardatelo con la consapevolezza di questo articolo e, chissà, magari scoprirete nuovi dettagli.

Questa è quindi la nostra spiegazione del finale di The Place. Vi è stata utile e vi ha convinto? Fatecelo sapere nei commenti!

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2 commenti

  • Valeria ha detto:

    Ti consiglio di rivedere il film,perché non condivido la tua spiegazione del finale

  • isabella ha detto:

    Al contrario. Per me il personaggio di Mastandrea rappresenta il Dio, la vita che ci mette di fronte a delle prove che dobbiamo/possiamo superare a volte solo attraverso la sofferenza, il sacrificio. Insomma il “grande fardello”.
    Questo è un Dio stanco, umano al quale nel finale gli viene in aiuto un angelo, non a caso “Angela” (Ferilli) che gli consente di riposarsi.

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