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I 12 Film che hanno rivoluzionato il Cinema
Il Cinema nasce convenzionalmente nel 1895, anno in cui i fratelli Lumière proiettarono a Parigi “L’arrivo di un treno alla stazione La Ciotat”, dalla durata di 45 secondi circa, il quale traumatizzò gli spettatori, che non essendo abituati a vedere immagini in movimento, scapparono per la paura che il treno sullo schermo potesse schiacciarli. Da allora la Settima Arte si è trasformata, si è definita, è cresciuta sino ad arrivare al Cinema che conosciamo oggi. Ecco una gallery dei film che hanno rivoluzionato, sotto vari aspetti, l’arte delle immagini (e dei suoni) su schermo.
Voyage dans la lune (Il viaggio nella luna) 1902, Georges Méliès
Agli albori della cinematografia, in soli quattordici minuti l’illusionista e attore teatrale Georges Méliès costruisce una vera e propria pietra miliare del cinema di tutti i tempi. “Il viaggio nella luna” può, senza se e senza ma, essere considerato come la prima pellicola di fantascienza in assoluto. Il regista lavorò assiduamente alla realizzazione di ogni parte del film, dai costumi alla sceneggiatura, dalla fotografia al lavoro attoriale. Citato anche in “Hugo Cabret” di Martin Scorsese, “Le voyage dans la lune” racconta le vicende di un gruppo di scienziati, guidati dal professor Barbenfouillis (Méliès), i quali partono in un viaggio di esplorazione della luna (dalle sembianze antropomorfe). Da qui si succedono una serie di episodi indubbiamente fantastici, come l’incontro con i Seleniti, gli abitanti della luna e l’eliminazione degli stessi tramite il semplice tocco di un ombrello. Il regista combina tecniche teatrali con quelle cinematografiche, ed è il primo a farlo. Inoltre, in un’epoca di sperimentazione cinematografica, segna il confine netto tra Cinema-verità e Cinema-finzione, utilizzando per primo la pellicola come puro mezzo per divertire e azionare la fantasia.
The great train robbery (L’assalto al treno) 1903, Edwin S. Porter
Erroneamente ricordato come il primo western, questo film da 12 minuti circa può sicuramente essere considerato come il primo ad avere una struttura simile ai lungometraggi odierni, o perlomeno ad avere una primordiale parvenza di montaggio ragionato. La trama, data anche la sua brevità, è semplice: due rapinatori assaltano un treno, si impossessano della cassaforte e uccidono un passeggero in procinto di fuggire, per poi subire lo stesso identico destino. Ciò che colpisce di questa antica pellicola è, principalmente, la scena finale (o iniziale), durante la quale uno dei due fuorilegge spara dritto verso lo spettatore, trovandosi quindi fuori dalla narrazione. Il capolavoro di Porter vanta un’enorme successo, il maggiore prima dell’avvento di Griffith, l’uomo che ha creato il cinema hollywoodiano.
The birth of a nation (La nascita di una nazione) 1915, David Wark Griffith
Ci sarebbero troppe cose da dire su questo immenso capolavoro cinematografico, ma è fondamentale citare subito l’enorme importanza che questa pellicola ha avuto per lo sviluppo successivo dell’intera produzione cinematografica. “La nascita di una nazione” è, se si vuole vedere la trama, una becera e disturbante propaganda razzista, un elogio alla razza bianca e una giustificazione alla creazione del Ku Klux Klan. Ma il regista non era affatto interessato al tema, bensì al modo migliore per esprimerlo. Questo film, dalla durata di tre ore circa, segna la nascita del primo piano, del flashback, delle riprese mobili, dei movimenti della macchina, del montaggio semantico e addirittura dell’utilizzo dell’orchestra d’accompagnamento. Da non dimenticare poi l’utilizzo dell’alternanza dei campi, dal lunghissimo al primo, la caratterizzazione dei personaggi e le grandiose scene di massa. Insomma, è inutile dire che le feroci polemiche che seguirono l’uscita del film non possono negare a Griffith (considerato il padre del montaggio e di Hollywood) il merito assoluto di aver disegnato la linea di demarcazione tra sperimentazione e Cinema con la C maiuscola. Impossibile non citare, infine, un ulteriore capolavoro di Griffith, “Intolerance”, il quale ha definito con maturità la tecnica del montaggio intrecciato (o parallelo).
Bronenosec Potëmkin (La corazzata Potëmkin) 1925, Sergej M. Ėjzenštejn
Chi non ha mai sentito nominare almeno una volta questo film? Chi (almeno in Italia) non ha mai sentito il parere del ragionier Fantozzi a riguardo? Contrariamente a quanto pensava lui, “La corazzata Potëmkin” non è una ca***a pazzesca, ma un capolavoro indiscusso. Anche qui la trama è piuttosto semplice: l’equipaggio del Potëmkin decide di fare un ammutinamento, che sarà premiato dal popolo, ma punito severamente dai militari cosacchi. Si potrebbero fare innumerevoli discorsi su questo film da meno di un’ora, per esempio il fatto che compare il colore, il rosso di una bandiera (ottenuto dalla colorazione a mano di ogni fotogramma), oppure lo spaventoso realismo (già presente in “Sciopero”, l’opera prima del regista) e la cinica e cruda violenza, piuttosto che il valore simbolico e politico dell’opera. Ma tutti questi discorsi sono inutili senza valorizzare l’importanza che la pellicola ha avuto per l’evoluzione successiva dell’intera opera cinematografica. Ėjzenštejn, infatti, al pari di Griffith, sviluppa un vero e proprio linguaggio cinematografico, posiziona simboli e oggetti mai in maniera casuale, sviluppa quello che lui definisce il “montaggio delle attrazioni”, ossia una vera e propria esplosione di sentimenti legati alla visione di un film, la quale, più che una semplice visone, diventa un’opportunità di cambiamento e crescita emotiva.