Reportage da un Film Festival in Repubblica Ceca

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Jan si ritroverà a dover vivere uno dei momenti più bui del ‘900 in prima fila: ambasciatore a Londra e poi negli Stati Uniti, Masaryk vedrà la propria terra, la Cecoslovacchia creata dal padre con il sangue e l’onore dei suoi abitanti, utilizzata come moneta di scambio dal blocco occidentale, formato da Francia, Inghilterra e Italia, per tentare di accontentare, e arginare, le mire espansionistiche della Germania e del suo folle leader, Hitler.

Con una messa in scena e una tendenza alla narrativa in costume, molto simile a quelle viste ne Il discorso del re, il film ci mostra l’incostanza e la fragilità della mente di un uomo che si ritrova a portare sulle proprie spalle l’eredità di un uomo dallo spessore storico infinito, in un momento in cui la propria patria viene trattata come un semplice disegno sulla mappa delle grandi potenze che tengono in mano lo scacchiere europeo.
Soddisfatto del film, ma anche della cittadina, che, come raccontato dal mio amico, durante il festival richiama i propri giovani, magari studenti o lavoratori fuori sede, nelle più grandi e sicuramente più moderne Praga e Brno. I film vengono proiettati nel parco, in differenti parti di questo, e la gente va a goderseli sedendosi sul prato, o, nel caso di film più importanti, fra cui molti internazionali, sul suolo della piazza principale, dove viene montato uno schermo decisamente più grande e con un impianto audio da concerto.

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Piccola curiosità: durante il festival è stato proiettato il film di Paolo Virzì, La pazza gioia.



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