1899: recensione della nuova serie degli autori di Dark

La nuova serie di Netflix è un viaggio onirico e inquietante nella mente umana.

Dopo il meritato successo di Dark, le menti geniali di Jantje Friese e Baran bo Odar presentano 1899, una nuova serie dai tratti gotici, horror e che strizza l’occhio alla fantascienza e – in qualche modo – alla stessa formula perturbante e intricata che ci avevano già proposto con Dark.
1899, però, non è legata alla serie precedente dei due autori tedeschi se non per qualche citazione simbolica e per la fascinazione di Friese e Odar per le storie stratificate e complesse.

Indice

Kerberos – 1899, la recensione

Un primo sguardo alla serie, soprattutto se non si conoscono gli showrunner, poteva trarre in inganno e far credere che 1899 fosse semplicemente uno show, magari dai tratti horror, su una nave alla deriva nell’oceano. Un incipit spaventoso, ma che si allontana dal prodotto finale.
Ambientata alla fine dell’Ottocento, i passeggeri della Kerberos sono diretti in America, nel Paese dei sogni delle seconde opportunità.
Una promessa allettante, in special modo per chi è alla ricerca di qualcosa o per chi si sta lasciando un passato troppo ingombrante alle spalle. È il caso di Maura Franklin (Emily Beecham) che è diretta a New York per cercare informazioni sulla Prometheus, un’altra nave della medesima compagnia navale che è scomparsa nel nulla quattro mesi prima.

1899

1899. Dark Ways.

Assieme a lei, tutti gli altri personaggi sono legati tra di loro da un filo indissolubile quanto invisibile se non il dover condividere un passato simile e traumatico poco importa se si è ricchi o poveri, se si viaggia in prima classe o in seconda, costretti ad essere stipati nel piano inferiore della nave come bestiame in trappola.
Ad essere un ulteriore ostacolo è l’incomunicabilità e l’incomprensione linguistica: la Kerberos ospita infatti passeggeri da tutta l’Europa, che hanno background differenti, ma – soprattutto – parlano lingue diverse. Un elemento così importante per il complesso intreccio narrativo che obbliga, per godere pienamente della visione, di vedere la serie in lingua originale, così come è stata pensata dagli autori.

I personaggi – 1899, la recensione

Il gruppo eterogeneo di passeggeri non potrebbe avere più differenze di così: si va da Ling Yi (Isabella Wei), di origini cinesi, che si finge una geisha accompagnata da sua madre Yuk Je (Gabby Wong) tenute sott’occhio dalla maîtresse Mrs. Wilson (Rosalie Craig); una coppia francese in luna di miele composta da Clémence (Mathilde Ollivier) e Lucien (Jonas Bloquet); lo spagnolo Ángel (Miguel Bernardeau) e il suo finto fratello Padre Ramiro (José Pimentão); il misterioso vicino di cabina di Maura, Daniel (Aneurin Barnard) e il burbero capitano della nave con un problema con l’alcol (interpretato da Andreas Pietschmann, già visto in Dark).

1899

1899. Dark Ways.

Il piano inferiore della Kerberos è riservato ai passeggeri di seconda classe, troppo poveri per alloggiare in una cabina sono costretti in uno stanzone condiviso. È qui che viaggia la religiosa famiglia danese composta dai devoti genitori Iben (Maria Erwolter) e Anker (Alexandre Willaume) e dai loro tre figli Krester (Lucas Lynggaard Tønnesen) e Tove (Clara Rosager). Alla base della severa piramide gerarchica ci sono anche il viaggiatore clandestino Jérôme (Yaan Gael) e Olek (Maciej Musiał) un lavoratore della fornace. I loro destini sono legati inconsapevolmente l’uno all’altro dal momento che si sono imbarcati, un destino che diventa più complesso quando la Kerbeos riceve un strano messaggio dalla Prometheus. Una volta arrivati nel luogo delle coordinate inviate dalla nave fantasma, quello che si trovano davanti è una nave in evidente stato d’abbandono, senza nessuno a bordo se non un misterioso e silenzioso bambino che sembra portare con sé una maledizione.

Una serie complessa e affascinante – 1899, la recensione

Questo intricato preambolo è, in realtà, solamente un piccolo accenna di quello che accade a bordo della nave. Ancora una volta Jantje Friese e Baran bo Odar giocano con l’intelletto dello spettatore, spingendolo verso i limiti della concentrazione.
Lo fanno, esattamente come era accaduto in Dark, in modo non confuso e raffazzonato, anzi. 1899 è una serie complessa e dai molteplici livelli di lettura e interpretazione, ma i due autori sanno esattamente quale strada hanno intrapreso. La storia si ripiega sempre più su se stessa, giocando su diversi piani temporali e differenti punti di vista che vanno, pian piano, a formare il tanto atteso piano generale. È l’attesa della risoluzione la carta che i due showrunner sanno giocare così bene, quella volontà di vedere un altro episodio anche se ci hanno appena bombardato di nozioni e di informazioni, ma le domande sono troppe e la curiosità divora.

1899

1899. Dark Ways.

Il contesto narrativo nel quale ci troviamo sfugge dalla prevedibilità e dalla comprensione fino alla fine della prima stagione che lascia esterrefatti, ma con la voglia di saperne ancora di più. Questo risultato è stato raggiunto dagli autori grazie ad un delicato equilibrio tra trama, ambientazione e sottotesti. L’atmosfera è alienante e claustrofobica non solamente perché i protagonisti si ritrovano imprigionati su una nave nel bel mezzo dell’oceano, impossibilitati a scappare e costretti a piegarsi al volere di quello che sembra essere un sadico esperimento. L’atmosfera raggiunge livelli quasi soffocanti grazie ad una colonna sonora puntuale accompagnata da suoni, musiche e ritmi di diversa natura che alienano e angosciano. Un’angoscia che continua nelle ambientazioni nebbiose che strizzano l’occhio alla letteratura gotica e ad una regia curata dai richiami horror.

Simbolismo e misteri – 1899, la recensione

Come dicevamo, 1899 non è in alcun modo legata a Dark, ma è stretta a quello che gli autori trovano affascinante: la mente umana, narrazioni che avvengono in differenti luoghi nel tempo e nello spazio e un simbolismo che la fa da padrone. Vedendo 1899 è impossibile non pensare a Lost, non tanto per la trama o per i continui colpi di scena quanto per la reazione del pubblico che è chiamato ad essere un elemento attivo.
I triangoli, una figura cara anche in Dark, tornano costantemente anche nei luoghi più inaspettati, infestando le strette cabine di legno, i labirintici corridoi e i ponti avvolti da una nebbia inquietante e fatiscente. Un simbolismo che accompagna i continui misteri che avvolgono la storia dei passeggeri e il motivo reale per cui si trovano su quell’imbarcazione.

1899

1899. Dark Ways.

Ogni episodio è costernato di domande che faticano a trovare una risposta, lasciando intendere che ci sarà una seconda stagione. Sebbene possa essere frustrante la continua aggiunta di misteri, sfaccettature e domande che non ricevono risposte esaustive, 1899 è una serie perfetta sotto ogni punto di vista.
Il suo fascino risiede nel meccanismo narrativo, inquietante e introspettivo che cela una storia ben più complessa di quella che potrebbe sembrare ad un primo, timido approccio. 1899 è una serie che vale la pena di vedere, rigorosamente con un taccuino in mano e con tutta la concentrazione che una narrazione così affascinante richiede.

 

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1899

Voto - 9

9

Lati positivi

  • Una sceneggiatura curata fino al minimo dettaglio
  • Le atmosfere misteriose e oniriche che richiamano la letteratura gotica e il cinema horror
  • La colonna sonora composta da brani conosciuti e azzeccatissimi e da un impianto sonoro immersivo

Lati negativi

  • Alla fine della stagione vengono date ben poche risposte, ma questo amplia ancor di più le possibilità che 1899 diventi una serie stratificata e complessa

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