Anatomia di una caduta: la recensione del film di Justine Triet vincitore a Cannes 2023

La nostra recensione di Anatomia di una caduta, Palma d'Oro allo scorso Festival di Cannes e campione di incassi in Francia, dal 26 ottobre al cinema

Dopo il passaggio in anteprima alla diciottesima edizione della Festa del Cinema di Roma arriva in sala, da giovedì 26 ottobre, Anatomia di una caduta, film scritto e diretto da Justine Triet vincitore della Palma d’Oro al Festival di Cannes 2023. Questo intrigante dramma giudiziario, che ha trovato la distribuzione in Italia grazie a Teodora Film, segna la consacrazione di Triet e c’è già chi parla del suo ultimo film come uno dei candidati papabili ai prossimi Oscar. Un’ipotesi formulata soprattutto associando il nome di Sandra Hüller, attrice protagonista del film e di una grande prova nel ruolo di Sandra e che vedremo al cinema dal 18 gennaio in The Zone of Interest di Jonathan Glazer.

Variazione sul tema dramma giudiziario e procedurale, Anatomia di una caduta amplia l’orizzonte del genere per portare in scena un’analisi (una dissezione anatomica, appunto) sul rapporto di coppia e familiare, sul concetto di verità e delle sue sfumatura, sulle fragilità umane. E proprio come in una dissezione, Triet suddivide questa storia in parti, esaminandola da piani e punti di vista diversi, con un’indagine stratificata e complessa. Accanto a Hüller, nel cast, Swann Arlaud, Samuel Theis, Jehnny Beth e il giovanissimo Milo Machado Graner.

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Les Films Pelléas, Les Films de Pierre

Indice:

La trama – Anatomia di una caduta recensione

Sandra (Sandra Hüller) è una scrittrice di successo, tedesca di nascita, che vive insieme al marito Samuel (Samuel Theis) e al figlio Daniel (Milo Machado Graner) in uno chalet sulle Alpi francesi. Anche Samuel ha aspirazioni letterarie ma la sua carriera è a un punto morto e per questo mette tutte le sue energie nella ristrutturazione dell’ultimo piano dello chalet per affittarlo su Airbnb. Un giorno Sandra è impegnata in un’intervista, resa presto impossibile dai continui rumori e della musica assordante di Samuel al piano di sopra. Sandra congeda la giornalista e si ritira nella sua stanza mentre Samuel continua a lavorare e Daniel, ipovedente, porta il cane Snoop a fare una passeggiata.

Ma quando Daniel rientra trova il corpo di suo padre senza vita sulla neve: è caduto da una finestra di casa e ha una grossa ferita sulla testa. Quando viene disposta l’autopsia quello che sembra un tragico incidente viene catalogato come morte sospetta. Sandra diventa da subito la principale sospettata, ha inizio un processo di portata nazionale e per la difesa la donna si affida a Vincent (Sawnn Arlaud), un avvocato che è anche un suo vecchio amico. Il dibattimento che cerca di fare chiarezza sulla morte di Samuel fa emergere i lati oscuri e i conflitti di una famiglia solo apparentemente felice e di una coppia disfunzionale.

Una riflessione sulle fragilità umane e sulla coppia in una costante atmosfera di tensione – Anatomia di una caduta recensione

Anatomia di una caduta (qui il trailer) è immerso in una costante atmosfera di tensione, che fa stare a disagio e scomodi sulla poltrona per tutti e 150 i minuti della sua durata. Un minutaggio considerevole, piuttosto in linea con le tendenze odierne, ma di cui non si avverte il peso. Perché Justine Triet, con una regia elegante e attenta cucita addosso a una sceneggiatura dai risvolti complessi e l’andamento incalzante, lavora di fino nei meccanismi di svelamento delle molteplici linee e direzioni che intraprende il suo film. Uno svelamento graduale che tiene incollati allo schermo col fiato sospeso sin dalle primissime battute, con un incipit che contiene già, in nuce, tutti gli spunti di riflessione che prenderanno corpo man mano che la narrazione procede. La sequenza iniziale, con quel sottofondo assordante che proviene dall’ultimo piano dello chalet a squarciare una quiete solo apparente, è folgorante.

Mentre conosciamo a poco a poco il personaggio di Sandra non abbiamo un volto da associare a Samuel, in scena solo come ingombrante elemento di disturbo che interrompe il flusso di connessione che si sta creando tra noi e Sandra. Siamo già completamente investiti nelle dinamiche ancorché appena suggerite di quella coppia, ben prima che si verifichi la tragedia che fa da cardine al film. L’anatomia della caduta – una caduta che va oltre i confini di quella di Samuel e che è quella di due individui, di una coppia e di una famiglia – inizia dal primo minuto. In crescendo, tra l’aula del tribunale e la casa dove Sandra e Daniel vivono affiancati da un’assistente sociale, ci muoviamo nel presente e nel passato della famiglia. Tramite una serie di flashback emergono scheletri nell’armadio fatti di risentimento e rancore. Sandra incolpa Samuel dell’incidente che ha portato Daniel a una cecità quasi totale, Samuel vede in Sandra lo spettro della sua mancata realizzazione personale e professionale. Daniel è tra due fuochi, in una posizione scomoda che diventa impossibile quando è chiamato in causa come unico testimone della tragedia.

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Una regia permeata da uno sguardo umano su figure ambigue in una storia che sfida a distinguere tra realtà e finzione – Anatomia di una caduta recensione

Uno dei grandi punti di forza del film di Justine Triet è la sceneggiatura impeccabile, che si muove tra dialoghi brillantemente cesellati e una scrittura dei personaggi dolorosamente efficace. L’andamento è quello del procedurale tra caso, sospetti e indagini che sfociano nel dibattimento in aula e nel dramma giudiziario dal secondo atto in poi, punteggiato di dialoghi brillanti e scambi senza esclusione di colpi tra accusa e difesa. Su questa struttura si innestano tutte le riflessioni sulle fragilità umane attraverso l’approfondimento delle figure di Sandra e Samuel, una coppia in cui i ruoli tradizionali sono ribaltati, e sugli effetti e conseguenze che queste hanno avuto su Daniel. Vi sono poi le verità contrapposte, scandagliate nel dettaglio, con una regia che anche visivamente ci porta dentro la tormentata psiche dei personaggi.

Una regia permeata di uno sguardo profondamente umano su figure ambigue, in una storia che ci sfida a distinguere tra realtà, finzione e le infinite sfumature che stanno nel mezzo. Sandra Hüller è straordinaria nel portare sullo schermo il ritratto di una donna e madre, vedova addolorata e figura sfuggente cui ci relazioniamo dibattuti tra l’istintiva propensione a crederle e un seme di sospetto che si insinua pian piano. Se Hüller è magistrale, lo è altrettanto il giovanissimo Milo Machado Graner, artefice di una prova davvero notevole al confronto con un personaggio che diventa via via sempre più cruciale. Da non perdere.

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Anatomia di una caduta

Voto - 8

8

Lati positivi

  • Una regia magistrale e una scrittura impeccabile per un film stratificato e sfidante, permeato da uno sguardo profondamente umano e una costante tensione
  • La prova del cast: Sandra Hüller e il giovanissimo Milo Machado Graner sono artefici di prove straordinarie

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