Animali notturni: recensione del film di Tom Ford

Animali notturni  è il secondo film di Tom Ford, premiato con il Leone d’Argento alla 73esima edizione del Festival del cinema di Venezia. A sette anni da un indimenticabile esordio, il regista e stilista statunitense ritorna sul grande schermo con una pellicola destinata a diventare cult.

Ecco la nostra recensione di Animali notturni.

Il libro

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Animali notturni è titolo del libro che Susan (Amy Adams)  riceve dal suo ex-marito, Edward (Jack Gyllenhaal).

Il libro narra di Tony Hastings, un uomo pacifico che durante un viaggio viene fermato in strada da tre criminali, tra i quali c’è il sadico Ray Marcus, che rapiscono la moglie Laura e la figlia India. Fuggito dall’imboscata, Tony decide di nascondersi e cercare aiuto. Insieme al detective Bobby Andes (Michael Shannon) cercherà di ritrovare la moglie e la figlia.

A mano a mano che prosegue la lettura, Susan si ricorda di quando incontrò  l’ex Edward, e di quando si innamorarono. Dopo il matrimonio, Susan si raffredda sempre più e va contro i progetti del marito di avere successo come scrittore. Edward è sempre più amareggiato, consapevole che la donna sta acquisendo la mentalità tipica della madre, severa e apatica. L’animale notturno per eccellenza è proprio Susan: il peso di appartenere ad una classe borghese che le impone cinismo e apparenza le toglie il sonno.

Troppo tardi

L’animale notturno per eccellenza è proprio Susan: il peso di appartenere ad una classe borghese che le impone cinismo e apparenza le toglie il sonno. Percorrendo le vie di un piano creativo metaforico e violento, nel cuore della notte, rimpianti e possibilità infrante riaprono ferite e risvegliano ricordi. Sotto il ritmo impietoso ma raffinato della scrittura, rivivono la sincerità eppure gli errori del loro giovane amore.

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Apparentemente debole di fronte a sogni che si sgretolano, Edward coglie il senso di dinamiche così profonde solo concretizzandole sulla carta. Attraverso l’inchiostro ne prende il controllo, realizzandosi finalmente in una forma artistica che si presenta più genuina del freddo e feroce mercato dell’arte che ormai stringe Susan in una morsa.

Emerge il rimorso per aver lasciato andare l’amore, perchè era quello l’amore e non c’era altro: non persone, non ambizioni, nè altre emozioni che valessero tanto. Emerge un sentimento che ci si avvia a riconoscere con certezza camminando verso il troppo tardi, quando il mondo ormai ti ha piegato ad essere esattamente quello che non volevi essere e ti sorprendi di come gli anni siano scivolati via silenziosamente.

Lo stile dello stilista

Tre livelli temporali incasellati su tre piani artistici, un romanzo che si modella simbolicamente sulla realtà, un livello di tensione che non scende mai. Luci, design, simmetrie, dettagli, ogni fotogramma sprigiona bellezza; quel tocco non indifferente da stilista a cui Tom Ford ci aveva abituato già dai tempi di  A Single Man.

Ford dimostra quindi una tecnica sublime, creando un marchio di fabbrica facilmente distinguibile nonostante l’esiguo numero di film girati: uno stile minimale, caratterizzato da scene semplici ma notevoli e da pochi virtuosismi con la macchina da presa.

Gyllenhaal e la Adams non hanno bisogno di presentazioni e anche in questo caso svolgono il loro lavoro molto bene. Nota di merito a Michael Shannon, che interpreta con tanta drammaticità e talento il proprio ruolo. Animali notturni è un film assolutamente da vedere, soprattutto se si cerca un film quasi perfetto sia esteticamente sia concettualmente.

 



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