Babyteeth: recensione del film d’esordio di Shannon Murphy – Venezia 76

L’adolescente Milla sa di essere gravemente malata e che il suo futuro sarà un deperimento lento e doloroso. Sia per lei che per i suoi genitori, che cercano di dimostrarsi forti, ma che in realtà sentono mancarsi la terra sotto i piedi. Un giorno, in stazione, conosce Moses, ventenne vagabondo che ha problemi con la dipendenza da droghe e vive di espedienti. Tra i due si instaura subito un forte legame, tanto che non si lasceranno più nei giorni e nelle settimane a venire. Ma come è destinata a finire un’amicizia così inusuale e precaria? In questo articolo la nostra recensione di Babyteeth.

Il film segna l’esordio alla regia di Shannon Murphy, la quale dirige Ben Mendelsohn (Australia, Exodus, Rogue one: A Star Wars story), Essie Davis (Babadook, La ragazza con l’orecchino di perla, La tela di Carlotta), Eliza Scanlen (Piccole donne) e Toby Wallace (Ritorno all’isola di Nim, The Society). Il film ha vinto il Premio Marcello Mastroianni grazie all’interpretazione di Toby Wallace, al Festival di Venezia 76.

Indice

La trama – Babyteeth recensione

Partiamo, in questa recensione di Babyteeth, dalla trama. Milla, 15enne, sta aspettando il treno per dirigersi a scuola, quando davanti a lei irrompe Moses, un ventenne senza fissa dimora. Tra i due scatta subito una connessione: capiscono di soffrire entrambi. Lui per l’abbandono della famiglia e la tossicodipendenza. Lei per la consapevolezza che il suo cancro non guarirà e che la sua vita finirà prima di quanto avrebbe voluto. I due provengono da famiglie borghesi e benestanti, ma sentono stretto il ruolo del figlio perfetto.babyteeth recensione

La madre di Milla offusca il dolore e l’impotenza con medicinali forniti dal marito, psichiatra in crisi di mezza età diviso tra il desiderio di sentirsi uomo e quello di continuare a sentirsi padre, senza perdere la figlia. La mamma di Moses invece si dedica ai suoi cagnolini con impegno e cresce il figlio minore allontanandolo da lui. Il padre non fa parte della famiglia, così Moses non può nemmeno prendere ad esempio una solida figura paterna. I denti da latte sono quelli dei giovani protagonisti, che si affacciano incerti sul mondo e sul futuro, desiderosi di crescere in fretta (e di perdere i denti dell’infanzia del titolo) ma spaventati dall’idea non farlo nel modo corretto e di percorrere la strada da soli.

Famiglie benestanti che non “stanno bene”

La famiglia di Milla è quella che si può considerare benestante: il padre è uno psichiatra molto richiesto, la madre un’ex musicista. La ragazza frequenta una buona scuola e suona a sua volta uno strumento nel tempo libero. Le sue giornate sembrano già organizzate da quando è bambina. I pomeriggi trascorsi dal suo insegnante di violino, l’educazione alla rigidità e al rispetto delle regole, l’invito ad interessarsi della scuola. Tuttavia sotto la facciata da famiglia perfetta, si nascondono incomprensioni, fragilità e bisogno di evasione. Il padre ha in atto una crisi di mezza età e si abbandona a fantasie romantiche pensando alla giovane vicina di casa incinta. La madre si imbottisce di ansiolitici e oppiacei che le rendano meno dura la consapevolezza della morte inevitabilmente prematura della figlia.babyteeth recensione

E Milla, che non desidera altro che ribellarsi e uscire dagli schemi. Un pomeriggio si taglia i capelli molto corti, rovinando quell’aria da bambolina perfetta che la chioma le conferiva. Partecipa a feste notturne alcoliche fatte di luci psichedeliche, nelle quali si perde e si ritrova al tempo stesso. Frequenta un ragazzo poco raccomandabile non approvato dai genitori. Moses, prima di diventare uno spacciatore senza fissa dimora, abitava con la madre e il fratellino in una casa altrettanto borghese, costruita su convenzioni sociali e apparenze. Quando però la madre ha ritenuto che Moses fosse irrecuperabile, gli ha negato l’accesso alla casa e lo ha allontanato dal fratello minore. La regista di Babyteeth sembra chiedersi quindi cosa significhi davvero una famiglia che sta bene. Parliamo di apparenza o di benessere profondo? Il giudizio ricade sulle capacità economiche del nucleo familiare o sulla sua emotività?

Ribellarsi a un amore convenzionale

Milla deve ancora perdere un dente da latte, nonostante sia già adolescente. Ovvero, la sua transizione verso l’età adulta è lontana e deve essere ancora preceduta da errori, cadute, delusioni. Ma anche da momenti di assoluta felicità ed euforia, spensieratezza e attimi da serbare nel cuore. Conosce Moses e vede in lui lo stesso tormento che la assilla, per motivi diversi, che poi sono anche gli stessi. La necessità di essere amati e capiti, di essere abbracciati forti anche quando si sbaglia e si fallisce. Milla intravede in lui la voglia di essere diverso dalla massa, anche se non sa bene come, e di scappare dal dolore. L’uno dall’abbandono della famiglia e dall’incapacità di diventare un uomo. L’altra dalla certezza che la morte busserà alla sua porta troppo presto e le strapperà via gli anni migliori.

Si vedono, si trovano, cominciano ad amarsi. A modo loro, tra uno schiaffo e un litigio, una carezza e una promessa di simbiosi eterna. Milla perde il suo dente da latte, e diventa una donna. Accetta la sua malattia e vuole vivere senza rimpianti quello che le resta. E sa che in quel fazzoletto di tempo ci vuole Moses. Proprio quel tossico scapestrato, che ride sguaiato in situazioni drammatiche, è inaffidabile e così poco adatto ad una signorina per bene. I genitori di Milla non capiscono cosa ci trovi e perché lo abbia fatto entrare nella sua vita in modo così irruento. Ma capiscono che ne ha bisogno, e accettano le conseguenze di un amore così anticonvenzionale.babyteeth recensione

Osservazioni tecniche – Babyteeth recensione

Babyteeth si rifa al filone young adult che guarda alla malattia dell’adolescente, unita ad una tragica relazione amorosa. Tuttavia Murhpy ci restituisce una prospettiva inusuale, non indugiando eccessivamente sul dolore di una famiglia assediata dal cancro. Il taglio ironico e spensierato della pellicola permette allo spettatore di riflettere senza deprimersi troppo, se non nelle scene finali. Vengono alternati momenti terribilmente tristi ad alcuni comici, pur lasciando in sottofondo il sentore della morte. Efficace l’utilizzo di scene senza dialoghi ma con una colonna sonora preponderante e i movimenti dei personaggi nello spazio che parlano di per sé. Una particolare menzione anche alla fotografia, fatta di colori sgargianti, psichedelici e coinvolti in giochi di luci ed ombre (come la bellissima sequenza di danza tra Milla e una ballerina ad una festa).Shannon Murphy

Concludendo questa recensione di Babyteeth consideriamo anche le inquadrature con la telecamera a mano che ben si sposano con il taglio giovane e “amatoriale” della storia, tramite primissimi piani espressivi e riprese di spalle imperscrutabili, che ci rendono i protagonisti accessibili e non a momenti alterni. La regista riesce a confezionare un film che racconta la complessità dei rapporti genitore-figlio affiancandola alla comeddia. Costruisce personaggi sfaccettati che sfuggono alle classificazioni più immediate e sono realistici, tra i loro sbagli e le loro vittorie. Babyteeth chiede allo spettatore di non giudicare i protagonisti ma di cercare di capirli, fatti come sono di imperfezione e bellezza.

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