Black Mirror 5 – Recensione del terzo episodio “Rachel, Jack e Ashley Too”

Uno sguardo alla 5x03 di Black Mirror

Black Mirror 5 recensione. La celebre serie tv di Charlie Brooker è tornata con tre nuovissimi episodi dopo l’uscita a sorpresa del film interattivo Black Mirror: Bandersnatch, di fine 2018. In questa recensione vogliamo parlarvi del terzo episodio Rachel, Jack e Ashley Too. L’episodio vanta nel suo cast la presenza di Miley Cyrus, che ritorna sul piccolo schermo anni dopo l’esperienza di Hannah Montana. Tra gli altri nomi del cast ci sono Angourie Rice (Spider-Man: Homecoming), Madison Davenport (Sharp Objects) e Susan Pourfar (Manchester by the Sea).

Rachel, Jack e Ashley Too tratta di alcuni temi molto importanti nel mondo contemporaneo, come lo sfruttamento artistico attuato dallo show business e la critica al mondo dell’industria musicale. Tematiche che vengono ovviamente affrontate secondo lo stile di Charlie Brooker, che non manca nemmeno questa volta di illustrare le possibili pericolose derive tecnologiche. Evidente la critica alla manipolazione attuata dalla tecnologia sull’individuo, sempre più emarginato dalla propria socialità. In questo caso però la tecnologia non ha un risvolto solamente negativo, ma risulta addirittura essenziale per la risoluzione positiva della vicenda.

Indice

Sinossi – Black Mirror 5 recensione

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Rachel (Angourie Rice) è una giovane liceale, appena trasferitasi in una nuova città insieme al padre e alla sorella Jack (Madison Davenport). La ragazza fatica a stringere amicizia nella nuova scuola, tendendo spesso ad emarginarsi. L’unica sua compagnia è la musica della venerata popstar Ashley O (Miley Cyrus), le cui canzoni sono un invito a credere in sé stessi. Intanto, la cantante annuncia Ashley Too, una bambola robot realizzata a partire dai processi neuronali della popstar, capace di interagire con il proprio interlocutore come se fosse proprio Ashley O.

Ricevuta la bambola per il compleanno, Rachel si estranierà progressivamente dal proprio contesto sociale, passando sempre più tempo con Ashley Too, che la aiuterà anche a preparare una coreografia per un concorso scolastico. Nel mentre la cantante Ashley O mostra tutto il suo lato più umano, dietro alle parrucche rosa e alle paillettes multicolori. Stanca di produrre una musica che non la rispecchia si ribella al regime imposto della zia Catherine (Susan Pourfar), la quale però le somministrerà della droga, inducendola in un coma farmacologico.

Catherine, in preda a deliri di avidità, collegherà la ragazza a un macchinario in grado di estrapolare dalla sua mente musica e parole necessarie alla produzione del nuovo disco. Intanto, Rachel si rende conto di quanto Ashley Too stia controllando la sua vita e abbandona la bambola. Attivatasi per errore mesi dopo, la bambola scopre delle condizioni di Ashley e va in cortocircuito. Rachel, con l’aiuto della sorella Jack, riesce a ravviarla, rimuovendole il limitatore cerebrale. Ashley Too diventa così il contenitore della coscienza di Ashley, che sfrutterà l’aiuto delle due ragazze per svelare al mondo la verità.

La tecnologia come fattore d’emarginazione

Come anticipato nella sinossi, Rachel è un’adolescente trasferitasi in una nuova città con difficoltà ad integrarsi in nuovi gruppi sociali. Probabilmente anche per carattere, la ragazza tende ad autoisolarsi, preferendo la compagnia dei video musicali dell’amata popstar Ashley O. La giovane trova infatti conforto nei testi della cantante che invitano a realizzare i propri sogni e a credere in sé stessi, abbagliata dal mondo perfetto fatto di luci e lustrini in cui Ashley sembra vivere. La cantante, in assenza della figura materna (Rachel ha perso la madre), diventa così il modello a cui ispirarsi.

Questa ossessione per Ashley O viene successivamente spostata sull’alter ego robotico della cantante, la bambola Ashley Too. Il robot, che indossa anche una parrucca rosa come la cantante, diventerà l’unica compagnia di Rachel, la quale si emarginerà volontariamente dal proprio contesto sociale e familiare. La ragazza infatti trova un dialogo importante con la bambola, confidandole i propri stati d’animo e chiedendo consigli su outfit e make up. Rachel diventa così in breve tempo un clone di Ashley O, convinta dalla bambola a riprodurre completamente lo stile della cantante. Questa manipolazione indiretta da parte del robot è simbolo soprattutto del grado di controllo che la tecnologia esercita in misura sempre maggiore sull’individuo.

Così, senza amici e senza più una propria personalità, Rachel è costretta a fare i conti con la realtà solo dopo il fallimento della sua prova di ballo al concorso scolastico. La prima reazione della ragazza è quella di crollare in un pianto disperato, sentendo di aver deluso soprattutto le aspettative di Ashley Too.  La bambola dunque diventa un vero e proprio fattore di emarginazione, isolando Rachel e rendendosi l’unica vera figura di riferimento per la ragazza, risultando dannosa per il proprio sviluppo sociale.

La critica allo show business – Black Mirror 5 recensione

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Nell’episodio è presente anche una forte critica allo show business e in particolare al mondo dell’industria musicale. Come sottolineato da Miley Cyrus in un’intervista, si tratta di una storia fortemente incentrata sull’oppressione subita dalle popstar e sulle discriminazioni che vivono le artiste. Catherine sfrutta l’immagine e il talento dell’orfana Ashley O per un personale riscontro economico. La popstar viene così idealizzata da media e pubblico, circondandosi di un’aura di particolare fascino e suggestione.

Ashley è però costretta a sottoporsi a un regime produttivo decisamente rigido, obbligata a produrre una musica in cui non si rispecchia, ma che piace al pubblico. La zia Catherine però, da manager esperta, è interessata molto più ai profitti che agli stati d’animo della nipote. Per questo motivo arriverà persino a drogare Ashley pur di manipolarla come meglio crede. Non solo così annuncia un nuovo disco realizzato attraverso un macchinario all’avanguardia in grado di tradurre i processi intrapsichici di Ashley in musica, ma addirittura presenterà Ashley Eternal, nuova frontiera dello spettacolo. Si tratta infatti di un ologramma con le fattezze della nipote in grado di essere presente in più posti contemporaneamente, garantendo ore di show senza mostrare alcun segno di stanchezza.

Lo sfruttamento coatto del talento della nipote è simbolo di un’industria dello show business opprimente che costringe i propri artisti a ritmi produttivi irrealistici. Inoltre, la manipolazione di Ashley da parte della zia – che arriverà al punto di attentare alla vita della nipote – è una sorta di trasposizione reale e inquietante di quella attuata da parte di Ashley Too sull’ingenua Rachel. Una scelta che si sposa con il cambio della cifra stilistica della serie.

L’aspetto tecnico e lo sviluppo diegetico

Anne Sewitsky dà vita a un episodio tecnicamente valido dalla buona qualità visiva. In generale, la quinta stagione di Black Mirror dal punto di vista estetico raggiunge ottimi livelli tecnici, raramente riscontrati in passato. La fotografia è pulita e gli stacchi di sequenza sono ottenuti sempre in maniera intelligente e chiara. La regia alterna episodi di calma piatta ad altri di frenesia, come quando Rachel e Jack cercano di salvare Ashley O insieme al simpatico robot. I movimenti della mdp e il taglio delle inquadrature sottolineano il buon risultato ottenuto all’interno del reparto tecnico.

Aspetto tecnico che però non viene accompagnato pienamente da un soggetto capace di far presa sullo spettatore, mantenendo continuamente il focus della serie e dell’episodio. Rachel, Jack e Ashley Too soffre di grossi cambiamenti di ritmo, troppo evidenti per non pesare sull’economia dell’episodio. Inoltre, il cast non sempre risulta credibile, scadendo in momenti di comicità tipicamente disneyana, andando a snaturare quell’impostazione cupa e lugubre che Black Mirror sembra ormai aver abbandonato. Ottima invece la prova di Miley Cyrus nella sua doppia interpretazione di popstar sempre sorridente e di artista depressa, riuscendo a far empatizzare lo spettatore con la sua condizione infelice e oppressa.

Conclusioni e considerazioni – Black Mirror 5 recensione

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Rachel, Jack e Ashley Too si inserisce in un discorso che Charlie Brooker ha ormai già avviato a partire dalla quarta stagione di Black Mirror. La serie infatti è arrivata alla sua inevitabile evoluzione, focalizzando l’attenzione non più sulle spaventose derive tecno-sociologiche causate da usi errati e/o maniacali della tecnologia, ma sull’accettazione di realtà sociali e virtuali ormai sedimentate e sulle naturali conseguenze. Per questo motivo, nell’episodio la tecnologia riveste anche un ruolo positivo, permettendo la risoluzione della vicenda nel migliore dei modi.

Il problema di Rachel, Jack e Ashley Too risulta però essere l’assetto narrativo, troppo debole e di poco impatto, se paragonata con gli altri due episodi della stagione. La regista, spaziando dai temi più diversi – dall’emarginazione sociale alla critica all’industria musicale -, rischia inoltre di perdersi più volte all’interno del suo stesso arco narrativo. Lo sviluppo diegetico risulta così poco coeso, e la risoluzione finale si tinge di una banalità all’insegna del lieto fine forzato.

L’episodio nasce indubbiamente da un’ottima idea, ma pecca in sceneggiatura, inseguendo uno sviluppo ormai consolidato della serie che farà storcere il naso sopratutto ai puristi di Black Mirror. Brooker sembra voler far approdare la serie verso nuovi lidi, potenzialmente infiniti a livello di tematiche, ma troverà riscontro positivo perdendo quasi completamente il focus del proprio prodotto?

Black Mirror 5x03 - Rachel, Jack e Ashley Too

Voto - 5

5

Lati positivi

  • Interessanti aspetti tematici: emarginazione, show business, crisi di personalità
  • Ottima prova di Miley Cyrus: l'attrice e cantante risulta sempre credibile e di forte impatto emotivo

Lati negativi

  • Sviluppo diegetico confusionario: la regista rischia di perdersi all'interno della sua stessa narrazione
  • Risoluzione dell'episodio all'insegna del lieto fine forzato
  • Comicità a volte superflua e artefatta

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