Blood Vessel: recensione del film nigeriano Netflix

Diretto da Moses Inwang, Blood Vessel è il film nigeriano disponibile su Netflix che mette insieme film sociale, politico e horror drama

Blood Vessel è il film nigeriano Netflix che si aggiunge al catalogo di dicembre 2023 della piattaforma streaming; diretto da Moses Inwang, presenta un ottimo cast corale. Tra film sociale e horror, Blood Vessel (qui il trailer) esplora una serie di dinamiche saldamente legate al territorio. Intriso delle difficoltà che l’universo che viene presentato comporta, risulta un progetto impegnato e ambizioso, ma che non riesce ad arrivare al cuore del racconto, né dello spettatore.

Indice

Trama – Blood Vessel, la recensione

Blood Vessel

Play Network Studios

Una città nel Delta del Niger è irrimediabilmente contaminata da un minerale tossico. I militari sedano le proteste con la violenza, gli attentati uccidono brutalmente giovani soldati. Un gruppo di persone si trova al centro di rivolte, seguite da una rappresaglia. Due giovani amanti in attesa di un bambino, insieme ad alcuni amici contrari alla presenza dei militari, decidono di fuggire seguendo a loro volta due fratelli che si imbarcano in cerca di fortuna. Nascosti su una nave che li porterà in Brasile, rimangono stipati nel battello per ore, abbandonati dall’uomo che li aveva fatti salire. In cerca di cibo e di risposte su cosa stia accadendo, uno di loro si aggira per la nave, arrivando alla sala cucine. Sorpreso dal capitano della nave e dal suo equipaggio, costituto da uomini armati, viene costretto a rivelare dove si trovano i suoi compagni. Il capitano convinto che siano delle spie, è pronto a tutto per conoscere la verità ed eliminarli uno dopo l’altro.

Film politico e thriller horror – Blood Vessel, la recensione

Blood Vessel inizia come un dramma storico, dai tratti profondamente distopici, per poi trasformarsi in un horror cruento a bordo di un nave “assassina”. Non è presente nessun evento o elemento soprannaturale: è la semplice furia e crudeltà dell’uomo a causare innumerevoli morti. Il thriller Netflix, così definito dalla piattaforma, nonostante non assomigli per niente al genere, è permeato di un crudo realismo che rimanda alla matrice più socio-economica e politica di alcuni Paesi dell’Africa, dove miseria, povertà e inquinamento mietono migliaia di vittime. La fuga dei personaggi rappresenta a livello universale la possibilità di una vita migliore, dal punto di vista più intimo sono l’amore, la guerra e la necessità di trasformare la propria esistenza le ragioni di questa scelta. Blood Vessel procede, lentamente, dalle coste dell’Africa verso l’Oceano Atlantico, dando un senso continuo di prigionia e limiti. Come da quei luoghi non si può fuggire, così da quella nave che non smette di macchiarsi di sangue, nessuno può scappare.

Blood Vessel

Play Network Studios

Se il film parte con sequenze di tensione, suspense e scelte registiche fortemente cinematografiche, anche la location della nave vanta una serie di pregi. Viene infatti mostrata in tutti i suoi stretti corridoi e cunicoli labirintici, nelle piccole cabine e sale adibite a scorte, attrezzi e strumenti di salvataggio. Insieme a una mensa traboccante di cibo di fronte a una fame che ognuno dei protagonisti patisce da tempo. La nave appare così piena di angoli inesplorati, dove ci si può nascondere, passare inosservati e porre fine alla supremazia di uomini bianchi, armati e sanguinari. Le sequenze che mostrano la nave nella sua interezza e quindi completa in ogni punto, sia nelle parti che si vedono e si conoscono che in quelle che rimangono sempre nell’ombra destinate all’equipaggio, sono le più coinvolgenti, interrotte da momenti di estrema violenza. Estrema ed eccessiva, perché se sicuramente l’intento era volto a mostrare la crudeltà del comandante della nave e dei suoi sottoposti, questa risulta evidente sin da subito e forse, quel massacro che si compie e che riempie quegli stessi angoli inesplorati di sangue, non ha alcun reale senso narrativo.

Una violenza eccessiva e a volte inutile – Blood Vessel, la recensione

Che sia la sfiducia o la ferocia di un solo uomo, acuita dalla rabbia per la morte di amici e colleghi, non è chiaro. La brutalità che si consuma su quella nave rasenta la disumanità. Rimanda al cinema dell’orrore e in alcuni momenti è addirittura inguardabile. Il problema di Blood Vessel e della sua atmosfera più cruenta è che si tratta di una violenza gratuita, che a volte non c’è bisogno di rappresentare con insistenza. È tremendamente e palesemente chiaro e cristallino che il comandante della nave sia un vero e proprio mostro, che gode nel torturare, nell’uccidere e che, in parte addolorato e furioso per aver perso alcuni compagni, fa della sua vendetta un intrattenimento, un piacere, un qualcosa al quale è abituato. Un peccato per un film già estremamente crudo nella realtà delle terre dell’Africa che rappresenta, dove già violenza e sofferenza erano percepibili e ben visibili. Se all’inizio, ciò che accade sulla nave è coinvolgente e inaspettato, poi diventa prevedibile, portato a un livello massimo che in alcuni momenti confonde. Un villain, quello di Blood Vessel senza alcuno spessore, che è fermo a premere il grilletto e scorticare chi ha reso quel viaggio diverso da come lo immaginava.

Blood Vessel

Play Network Studios

Blood Vessel poteva essere un buon prodotto, anche se la parte finale avrebbe comunque preso la sua piega fortemente tragica che lascia aperte alcune domande. Ma oltre a non approfondire gli antagonisti del racconto, anche di alcuni protagonisti non indaga abbastanza le motivazioni che gli hanno portati a compiere alcuni gesti, tra cui anche quello di fuggire. Con una maggiore caratterizzazione dei protagonisti l’immedesimazione sarebbe stata più forte, mentre l’empatia è data solo dalle inimmaginabili condizioni in cui si vive in alcuni territori africani. Mentre regia e fotografia muovono la macchina da presa con grande attenzione, sicurezza e non tralasciando i giusti dettagli, rendendo ogni scena più cruda, drammatica e carica di oscurità, l’interpretazione non convince del tutto, almeno non a livello unanime. La totale assenza di psicologia dei villain non sarebbe comunque stata accettabile neanche con maggiori cenni sui personaggi principali, perché purtroppo, nel complesso, in Blood Vessel è più di una cosa a non funzionare.

Voto - 6.5

6.5

Lati positivi

  • Un'ottima location
  • Uno sfondo politico e sociale con il quale si empatizza

Lati negativi

  • Costruzione dei villain assente
  • Violenza eccessiva e non funzionale al racconto

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