The Animal Kingdom: la recensione del film francese

Diretto dal regista francese Thomas Cailley e nei cinema a partire dal 13 giugno 2024, The Animal Kingdom è un film a metà tra fantasy, dramma e racconto di formazione, con alcuni momenti di suspence e tensione. Proiettato per la prima volta il 17 maggio 2023 alla 76ª edizione del Festival di Cannes come film d’apertura, ben accolto da pubblico e critica, The Animal Kingdom (qui il trailer) è stato premiato per i migliori costumi, i migliori effetti speciali, la migliore fotografia, il miglior sonoro e la migliore colonna sonora ai premi César del 2024, venendo candidato in quasi tutte le altre categorie, compresa quella come miglior film. Nel cast oltre a Romain Duris e Paul Kircher, anche Adèle Exarchopoulos.

Indice

Trama – The Animal Kingdom, la recensione

Il mondo di François e del figlio adolescente Émile è stato colpito da mutazioni genetiche che trasformano gli uomini in animali selvatici, spesso violenti e incapaci di riconoscere i propri cari. Queste trasformazioni, che avvengono senza spiegazioni e senza apparente possibilità di cura, ma solo di rallentare il processo, hanno colpito anche la madre di Émile. I loro tentativi di salvarla e di allontanarla dai processi spesso brutali che gli ospedali mettono in atto per isolare i soggetti colpiti e proteggere i cittadini, risultano sempre più difficili.

The Animal Kingdom

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Soprattutto quando, durante un trasporto, alcuni individui mutati, a seguito di un incidente, si disperdono nella foresta vicina. Émile, attratto e arrabbiato da quanto accade, certo che non ci sia possibilità che la madre torni come prima, si avventura spesso nella foresta. A volte seguito dal padre, alla ricerca della moglie, a volte da solo, per osservare da vicino queste creature, metà umane, metà animali. E per capire se sono così pericolose come si dice e se veramente c’è possibilità che ricordino la loro vita prima che la mutazione iniziasse a cambiare drasticamente la propria esistenza.

Psiche umana e istinto animale – The Animal Kingdom, la recensione

Avevamo già apprezzato Thomas Cailley in The Fighters – Addestramento di vita, anche quello candidato a numerosi premi e vincitore di altrettanti riconoscimenti. Ma con questo secondo lungometraggio il regista supera di gran lunga il suo primo lavoro, scavando nel profondo in una distopia che non ha nulla di futuristico e che mette in evidenza gli istinti e le differenze più primordiali e antiche. Ragionando su ciò che realmente differenzia gli animali dagli esseri umani. Dove l’intelletto, il pensiero, il ragionamento e tutto ciò che non è guidato da necessità e indole obbligate, si riduce alla prevaricazione e sopraffazione, al bisogno di distruggere chi non è una minaccia, ma è comunque qualcosa di insolito, diverso e disturbante. Qualcosa o qualcuno con cui dover convivere, con cui dover trovare un accordo: qualcuno da capire, facendo un passo indietro, accettando una trasformazione sulla quale non si può intervenire.

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The Animal Kingdom è affascinante, drammatico, bruciante, mostruosamente intimo e commovente. Non c’è niente di così bestiale o ammaliante nella rappresentazione della regressione, dell’uomo che diventa animale, nonostante la fotografia del film sia, tipicamente francese: delicata, luminosa e calda nelle tinte che colorano le foreste, i laghi, i ruscelli e i cespugli. Ciò che davvero incanta sono le scene di connessione, amore, unione e affetto che gli straordinari Romain Duris e Paul Kircher regalano nei loro scambi. Che siano questi di solidarietà, legame, protezione, dolore o comprensione. La separazione che spesso avviene nel mondo animale tra genitori e cuccioli, è qui l’allontanamento costretto di un essere umano che ancora percepisce l’abbandono come tale, che ancora prova quella sofferenza di non poter più vivere nello stesso luogo, di lasciarsi quando ancora si è simili, quando ancora si è umani, ma quando parte di quella mutazione è già in atto.

Messa in scena narrativa e impatto visivo – The Animal Kingdom, la recensione

Ci sono scene e intere sequenze in The Animal Kingom che lasciano senza fiato e che rappresentano la difficoltà e il male fisico che si prova nel non riuscire più a muoversi come prima, nel percepire odori e sapori in modo diverso, nell’aver bisogno di scoprire e vivere a contatto con un habitat più autentico e nativo. Incredibile l’interpretazione “animale” del giovanissimo Paul Kircher, classe 2001 e già apprezzato e premiato per il suo ruolo in Le Lycéen, ed eccezionale la sintonia con la perfomance più umana e interiore di Duris. Un film toccante, capace di entusiasmare e impressionare, che coinvolge, appassiona e colpisce, che come un pugno nello stomaco e con una forza dirompente mostra un universo incapace di adattarsi, di scendere a patti, espressione della violenza umana che nella sua elevazione mentale segue ancor di più la così detta legge della giungla. Dove la vera giungla non è la foresta simbolo del regno animale del film, ma le circostanti perfette villette che lo delimitano.

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L’entrata di un personaggio nel mondo umano all’inizio, e in quello animale alla fine, descrive proprio queste anime opposte che vivono nell’uno e nell’altro ambiente. Esprimendo un contrasto tra innaturale e spontaneo, esplicito e nascosto, invadente e leggero, inopportuno e prudente. Tra la metamorfosi da essere umano ad animale e il suo indissolubile rapporto con le storie che raccontano un processo di crescita e accettazione di sé, The Animal Kingdom è appassionante, intenso, quasi assordante nella malinconica esplosione di sentimenti che ne è prima cornice. E che ne diventa poi nucleo centrale. E anche sul concetto di regressione Cailley non si esula da una riflessione. Si tratta davvero di un processo inverso? È un tornare indietro o una netta distinzione tra chi agisce per sopravvivere, guidato da un istinto che non si può frenare, e la natura umana che può invece fermarsi? Quella stessa che, da sempre, preferisce impugnare un’arma e stroncare sul nascere qualsiasi nuova realtà.

Un prodotto da non perdere – The Animal Kingdom, la recensione

Candidato a 12 premi César, il nuovo lungometraggio di Cailley è un film che può fare strada, che critica e pubblico hanno apprezzato e che dice molto di più di quello che si vede sullo schermo. Con un’ottima sceneggiatura, una regia e un montaggio che mantiene col fiato sospeso per l’intera durata, il film non manca di nulla. Nella splendida ed emozionante colonna sonora realizzata da Andrea Laszlo De Simone che, in particolare, con il brano Devant toi non fa che aumentare la trascinante e struggente intensità del film.

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The Animal Kingdom non è solo la storia che racconta, è un prodotto carico di significati, con temi da leggere tra le righe, con un senso, una riflessione e un messaggio che rimane, e una serie di domande aperte su concetti universali, da interpretare e fare proprie. Perché è vero che il regno animale è un mondo tanto indecifrabile quanto meraviglioso, ma è anche vero che non smetterà mai di stupire, di incutere fascino, mistero e un pizzico di paura in quell’ignoto che non si riesce a comprendere.

The Animal Kingdom

Voto - 8.5

8.5

Lati positivi

  • Carico di momenti d'intensità e dramma
  • Interpretazione e tecnica eleganti e d'impatto

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