Bridgerton 3: recensione della prima parte del drama romance di Netflix

Queste prime puntate della terza stagione di Bridgerton si basano sull'evoluzione e sul riuscire a rinnovare se stessa mantenendo la medesima cornice confortante.

La spensieratezza è quel sentimento che i fan della oramai famosa serie Bridgerton ricercano, punta di diamante del catalogo Netflix e della produzione di Shonda Rhimes. Dopo una seconda stagione che aveva come protagonisti Anthony Bridgerton e Kate Sharma, questa prima parte della nuova stagione dimostrano l’importanza di sapersi rinnovare continuando ad essere fedeli a se stessi.

Nuove dinamiche e trope narrativi che hanno già conquistato il cuore del pubblico, volti nuovi ed alcuni a cui siamo già affezionati si uniscono ad una struttura corale che è il vero fiore all’occhiello di questi nuovi episodi. Queste prime puntate della terza stagione di Bridgerton si basano sull’evoluzione e sul riuscire a rinnovare se stessa mantenendo la medesima cornice confortante fatta di tonalità pastello, musiche pop rivisitate in chiave classica, balli e abiti scintillanti.

Indice

Dove eravamo rimasti – Bridgerton 3, la recensione

Bridgerton.

Bridgerton. Shondaland.

Abiti pastello e lustrini scintillanti, eventi mondani e balli in eleganti ville, incontri fortuiti, incroci di sguardi ed eredità da parenti sconosciuti che svoltano la vita in una giornata sono all’ordine del giorno per Bridgerton, la serie che riesce a coniugare alla perfezione l’ipocrisia della borghesia inglese con una cornice rassicurante e confortante. Lo sanno bene i protagonisti di questa terza stagione, soprattutto Penelope Featherington (Nicola Coughlan) che si è sempre limitata a guardare gli altri, a studiarne le vite dietro quella finta patina di perfezione fino a creare lady Whistledown, il suo alias con cui diffonde i pettegolezzi dell’alta società in tutta Londra.

Un’arma a doppio taglio che le si rivela soltanto quando decide di uscire dal guscio e presentarsi ufficialmente in società per scappare dalla pericolosa nomea di zitella e dalla casa materna. Un compito non semplice, che anzi si complica ancor di più quando chiede al suo amico d’infanzia Colin Bridgerton (Luke Newton), tornato da un lungo viaggio in Europa che lo ha cambiato nei modi, nei pensieri e nell’aspetto, di dargli dei consigli per riuscire a trovar marito. A peggiorare la situazione già di per se complessa c’è il rapporto d’amicizia incrinato con Eloise, l’unica che conosce l’identità segreta di lady Whistledown ed ha tagliato i ponti con Penelope. 

Una ventata d’aria fresca – Bridgerton 3, la recensione

Bridgerton.

Bridgerton. Shondaland.

Come abbiamo accennato, questa terza stagione di Bridgerton cambia forma e si passa ad una narrazione più corale donando attenzione anche a personaggi secondari seppur sempre presenti come la vedova Bridgerton e l’entrata in scena di Francesca Bridgerton (Hannah Dodd), che da personaggio di supporto diventa una dei pupilli della stagione. Una ventata d’aria fresca che impedisce alla serie, uscita nel 2020 e con uno spin-off alle spalle, di cadere nella monotonia e risultare stantia. Rinnovi apprezzati dunque e che sanciscono l’ottimo risultato della showrunner Jess Brownell, sceneggiatrice che ha già affiancato Shonda in Scandal e Inventing Anna, che subentra al posto del creatore della serie, Chris Van Dusen.

Così come è nuova la formula, già collaudata da Netflix con altri titoli, di suddividere la stagione in due parti con l’uscita degli ultimi quattro episodi prevista per metà giugno. Se è vero che dietro a questa decisione c’è la volontà della piattaforma di tenersi stretti più spettatori possibili per il maggior tempo possibile, la scelta funziona anche da un punto di vista narrativo.


Alla base di Bridgerton ci sono trope ed escamotage tipici del romance e già ampiamente conosciuti. Seppure siano trattati sapientemente, il pericolo di cadere troppo nel già visto è dietro l’angolo. Un pericolo che in quattro anni è stato scongiurato grazie ad una sceneggiatura ben studiata e a un impatto estetico stuzzicante, ma anche tramite continui rinnovi che donano ampio respiro alla serie come per l’appunto una pausa di un mese.

In conclusione – Bridgerton 3, la recensione

Bridgerton.

Bridgerton. Shondaland.

Non siamo dunque di fronte a una mera ripetizione. Rinnovarsi rimanendo al contempo sempre lo stesso è la formula vincente di Bridgerton che viene, per queste prime puntate della terza stagione, rispettata. Questo grazie all’estetica zuccherina e dalle tonalità pastello, dagli stessi eventi mondani in cui i balli rappresentano il centro nevralgico, alle dinamiche che vigono nella società borghese, specchio di un’ipocrisia che non diventa mai un elemento di disturbo, ma che è sempre ben dosato. Medesimi sono anche i trope narrativi che vengono rinnovati dalla scelta, azzeccata possiamo già dirlo, di dare più ampio respiro alle storie e di introdurre un punto di vista corale senza mai spostare il focus dalla coppia protagonista.

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Bridgerton 3

Voto - 7.5

7.5

Lati positivi

  • Il modo in cui la serie si rinnova restando comunque sempre la stessa
  • L'estetica curata e zuccherosa
  • La narrazione corale

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