Bushwick recensione del film indipendente disponibile su Netflix, diretto da Cary Murnion e Jonathan Millott. Bushwick è un adrenalinico action underground che ha trovato riscontro negativo sia da parte della critica che da quella del pubblico. Noi di FilmPost.it però abbiamo rivalutato il film di Murnion e Millott – già autori della commedia horror Cooties con Elijah Wood –, analizzando i punti di forza della pellicola.
I protagonisti sono Brittany Snow (Pitch Perfect) e Dave Bautista, ormai a proprio agio nei panni dell’attore dopo il grande successo riscontrato in Guardiani della Galassia. Il film, presentato al Trieste Science + Fiction Film Festival 2017, fa della messa in scena il proprio punto di forza. Diviso in tre atti, Bushwick è caratterizzato da tre lunghi piani sequenza che conferiscono ritmo e adrenalina alla narrazione, supportata dalle buonissime prove dei due protagonisti. Per la particolare struttura filmica e l’assetto narrativo non convenzionale, Bushwick presenta elementi decisamente interessanti, che cercheremo di approfondire nel dettaglio.
Indice
- Sinossi – Bushwick recensione
- Il conflitto totalizzante in un’America divisa
- Lo sviluppo dei personaggi
- Il comparto tecnico
- Considerazioni e conclusione
Sinossi – Bushwick recensione
Lo spettatore è coinvolto a 360° nell’adrenalinica vicenda, senza capire però che cosa stia effettivamente succedendo. Jose muore pochi istanti dopo per la deflagrazione di una bomba. Lucy si trova così da sola e cercherà di sopravvivere davanti al caos più terrificante, dove in poco tempo scompare ogni forma di legalità e giustizia, richiamando più da vicino la saga di The Purge. Rifugiatasi in una zona pericolosa di Bushwick, la giovane viene salvata e scortata nel suo viaggio dal silenzioso ex-marine Stupe (Dave Bautista). Insieme cercheranno di capire cosa stia succedendo, sostenendosi a vicenda per trovare una via di fuga da quello che è diventato un conflitto senza frontiere.
Il conflitto totalizzante in un’America divisa
Particolarmente importante per la buona realizzazione del film è l’accurato sottotesto politico, che contribuisce a dare credibilità allo sviluppo diegetico. Interessante è l’incipit che ci proietta subito in uno scenario frenetico e spaventoso. Lo spettatore adotta infatti il punto di vista impersonale delle milizie cittadine (immagini da elicottero e soggettive con mitragliatori), venendo catapultato nel vivo dell’azione. Murnion e Millott danno vita così a uno scenario post-apocalittico, senza però entrare inizialmente troppo nei dettagli.
Dopo lo spaesamento iniziale, il tutto comincia ad assumere sfumature più definite. Bushwick assume i contorni di una visione politica preoccupante ma non così lontana dalla realtà. Gli Stati Uniti, secondo uno sguardo già adottato nel trittico de La notte del giudizio, sono divisi da una guerra totalizzante, dove a contrapporsi ci sono neri contro bianchi, religiosi contro atei, poveri contro ricchi. La morte sembra colpire ad ogni angolo e solo procedendo nel film se ne possono comprendere le assurde cause e motivazioni.
Interessante la messa in scena della rivolta dei cittadini, coinvolti in una guerra civile che non fa prigionieri. I due registi dipingono il quadro di un’America soltanto in apparenza unita. Buoni e cattivi si scambiano infatti il testimone e i confini etici saltano in uno scenario dove non vige alcun presupposto moralista. Tutti questi elementi hanno contribuito a conferire la visione di un’America violenta, divisa e in preda a focolai di guerra che si accendono tra quartieri degradati e appartamenti fatiscenti. Bushwick può contare infatti su un uso delle location intelligente, dando inoltre una forte credibilità alle scene di guerriglia, non così lontane dalle immagini che popolano i notiziari tutti i giorni.
Lo sviluppo dei personaggi – Bushwick recensione
Il tutto avviene dunque sotto gli occhi di uno spettatore straniato e allineato con lo sguardo della protagonista, interpretata da Brittany Snow. La giovane risulta emozionante e convincente, simbolo di come l’uomo sappia adattarsi a tutto pur di sopravvivere. La prova attoriale della Snow è superba, mantenendo spesso il focus su sè stessa e risultando perfetta in più occasioni. Ma è soprattutto il personaggio di Dave Bautista a dominare i 94 minuti di Bushwick. Stupe è un personaggio ben strutturato, un ex-marine che reca con sè le ferite e le lacerazioni di un’America fragile e spaventata. Per questo motivo Stupe si è rinchiuso nella sua corrazza, diventando un gigante ferito, perso e pieno di dolore, ritrovando un proposito con l’entrata in scena della giovane Lucy.
Il comparto tecnico
L’aspetto tecnico è indubbiamente uno dei punti di forza di Bushwick. I due registi utilizzano tre falsi piano sequenza per ogni atto del film, rendendo concitata e interessante l’azione. La macchina a spalla come i movimenti di macchina fluidi, steadycam e carrellate contribuiscono a conferire il giusto ritmo al film. Il montaggio è minimale, gli stacchi sono pochi e netti, l’azione invece è ininterrotta e seguita da ottimi movimenti di macchina. La mdp corrisponde al punto di vista dei protagonisti stessi, girandovi intorno per mostrarli nel ristretto ambiente in cui operano.
Simile per mimesi del reale ai mockumentary come The Blair Witch Project, o al POV da videogame alla Hardcore!. Bushwick condivide con questi un simile approccio, ma per la sua realizzazione si discosta con sequenze non disturbate e mosse come nei due esempi, ricercando sempre una certa chiarezza di immagine. Merito soprattutto del piano-sequenza come cifra stilistica. Lucy e Stupe corrono e riposano sempre pedinati da una mdp incessantemente in linea con il loro affanno.
Il campo visivo, come già sottolineato, è ridotto a quello dei protagonisti, motivo per cui lo spettatore non gode mai della conoscenza del piano generale. Ciò si avverte specialmente nel momento più debole del film, la parte centrale che coincide con l’introduzione di nuovi personaggi decisamente evitabili, non potendo contestualizzarli precisamente all’interno di una sceneggiatura non eccellente di Nick Damici e Graham Reznick. L’efficace regia è accompagnata dalla fotografia perfetta di Lyle Vincent, nonché dalla colonna sonora sempre precisa di Aesop Rock.
Considerazioni e conclusione – Bushwick recensione
Buonissime le prove di Brittany Snow e Dave Bautista, capaci di dar vita a due personaggi per i quali si prova empatia, dando vita a una tensione emotiva piuttosto riuscita. I personaggi secondari però rimangono un po’ anonimi, spesso alimentati da motivazioni superficiali e banali. Le loro prove sono sostenute da un ritmo eccezionale, che conosce qualche rallentamento nella parte centrale del film, quando si scopre il motivo che ha causato lo scoppio della guerriglia urbana. Il finale molto aperto lascia viva l’ipotesi di un potenziale sequel, probabilmente ambientato altrove.
Bushwick
Voto - 6.5
6.5
Lati positivi
- Comparto tecnico di qualità: la struttura filmica è interessante e ben congegnata
- Ritmo incalzante che concede rari momenti di respiro
- Brittany Snow e Dave Bautista danno vita a due personaggi credibili e convincenti
- Alcuni colpi di scena decisamente inaspettati
Lati negativi
- Sceneggiatura non solida e a tratti banale
- Personaggi secondari di scarso spessore che non danno alcun apporto alla trama principale
- Sviluppo diegetico non sempre ottimale e alcune scelte narrative scontate