Carnival Row: recensione della seconda stagione della serie di Prime Video

Questa seconda stagione riesce a far tesoro delle critiche iniziali, senza però riuscire a distinguersi e a dare una conclusione degna alla serie

Sono passati quattro anni dal rilascio della prima stagione di Carnival Row, la serie fantasy dal retrogusto steampunk che miscela differenti generi in un calderone che tarda a catturare l’attenzione del pubblico. 
Difatti quella che è nata con ottimi presupposti e un cast di tutto rispetto tra cui spiccano Cara Delevingne e Orlando Bloom ha deluso le aspettative nel lontano 2019 quando è stata rinnovata per una seconda e ultima stagione.

Dopo una lunga lavorazione rallentata dalla pandemia, gli ultimi dieci episodi (qui il trailer) di Carnival Row approdano su Amazon Prime Video dal 17 febbraio. Se la prima stagione non aveva conquistato, questa seconda parte fa tesoro delle critiche ricevute e torna con episodi più avvincenti e un tono completamente differente, ma che fatica a lasciare il segno.

Indice

Come si era conclusa la prima stagione – Carnival Row, la recensione

Carnival Row si è presentata come una storia che vuole condannare il razzismo inserendo la tematica all’interno di un mondo fantasy che ha parecchie similitudini con il nostro: le diverse etnie non sono più il problema, ad essere le vittime di segregazioni, pregiudizi e violenza sono gli essere fatati e magici che popolano il mondo.
Fuggiti dalle loro terre a causa delle guerre e di un genocidio che ha ridotto quasi all’estinzione i pixies, le creature magiche si sono riversate nelle città che li hanno accolti con ostilità e, nel migliore delle ipotesi, indifferenza. 

Carnival Row.

Carnival Row. Siesta Productions, Legendary Television, Amazon Studios.

La prima stagione, ravvivata da una sottotrama mystery che è stata il vero motore narrativo dei primi episodi, si è conclusa con il confinamento di tutte le creature magiche in un ghetto e con una poco florida prospettiva di convivenza tra gli essere magici e gli esseri umani. Carnival Row riprende da lì, con la promessa di ampliare il proprio mondo.

Un più ampio respiro – Carnival Row, la recensione

La prima stagione di Carnival Row è stata criticata a causa della poca coesione tra i generi di riferimento tra cui spiccano il fantasy gotico e il romance, arricchiti dal noir e da una detective story che vuole ricreare le atmosfere delle vicende che hanno accompagnato gli anni di attività di Jack lo Squartatore e Il sogno d’una notte di mezza estate.
La premessa, quindi, non è della più fantasiosa. Questa seconda stagione sceglie di prendere una direzione nuova, allontanandosi dal fantasy nel suo significato più stretto e avvicinandosi a un racconto dal tono più politico che rimarca l’aspra critica sociale già presente nella serie.

Carnival Row.

Carnival Row. Siesta Productions, Legendary Television, Amazon Studios.

Questa seconda stagione è stata creata con idee più precise, con una coesione e un filo conduttore che erano assenti durante la stesura della stagione precedente. Si abbandona il lato mystery (che però era il vero pregio di Carnival Row) per allargare lo sguardo sulle ripercussioni di una società razzista e dai pregiudizi che erano mostrati solamente come peculiarità di un’unica città. Difatti l’ambientazione passa dall’essere una piccola città claustrofobica e degradata che richiama la Londra vittoriana a un più ampio respiro con location differenti arricchite da molteplici punti di vista.

Le difficoltà di scrivere le love story – Carnival Row, la recensione

Spesso i prodotti tipicamente romance vengono tacciati di essere superficiali e monotoni, ideali solamente per un pubblico femminile che si accontenta di poco. Agli occhi di molti basta poco per creare una storia d’amore avvincente e, soprattutto, convincente. Gli errori di Carnival Row dimostrano esattamente il contrario.

Carnival Row.

Carnival Row. Siesta Productions, Legendary Television, Amazon Studios.

Molte erano le pecche della prima stagione, ma il vero punto debole e il lato che ha attirato le maggiori critiche è la love story tra i protagonisti. Una storia d’amore che non ha mai davvero decollato a causa di una scrittura forzata smorzata ulteriormente dall’assenza di pathos e di chimica tra i due personaggi. Un’evoluzione bloccata anche dalla recitazione poco convinta di Delevingne e Orlando Bloom che vengono surclassati in fretta dalla coppia – sulla carta – secondaria.
Durante la seconda stagione i due eroi sono divisi in situazioni differenti che riescono a riportare un po’ di linfa vitale ai loro personaggi, soprattutto a Vignette, rendendola una protagonista più sfaccettata e interessante. Al contrario di Philo che resta in ombra sia a livello di narrazione che di recitazione.

Più spazio viene dato a Imogen e Agreus che, anche loro, sono nati da un’idea poco originale, ma che riesce a evolversi in maniera interessante grazie anche alla chimica che i due attori sono riusciti a costruire e a una scrittura coinvolgente. Le storie d’amore sono finalmente al servizio della storyline principe e del messaggio principale che la serie vuole portare avanti, riuscendosi ad amalgamare perfettamente piuttosto che sembrare forzate perché è quello che il pubblico si aspetta e per questo motivo deve essere presente.

Cosa è andato storto, una conclusione – Carnival Row, la recensione

In conclusione, questa seconda parte, grazie anche agli anni di stacco tra una stagione e l’altra, riesce a focalizzarsi maggiormente sulla tematica principale e a costruirci attorno i personaggi che risultano coesi con la storia piuttosto che dei burattini poco convincenti che cercano in tutti i modi di essere piacenti per il pubblico.
Uno degli escamotage da cui stare alla larga – e che invece Carnival Row ha abbondato e continua purtroppo a sfruttare in questa seconda stagione anche se in misura minore – è il creare personaggi bidimensionali: o sono buoni o sono cattivi, non c’ nessuna sfaccettatura, nessuna direzione ben precisa. Su alcuni elementi della serie, Carnival Row fa tesoro delle critiche e tenta di migliorarsi con il risultato di una serie piacevole da guardare.

Carnival Row.

Carnival Row. Siesta Productions, Legendary Television, Amazon Studios.

Il problema principale, però, rimane: il voler assomigliare a molte serie fantasy sul mercato nel 2019 (In trono di spade in primis, ma anche a Penny Dreadful) è un difetto che si è portato anche in questo ritorno.
Il fantasy si è evoluto in fretta e lo stesso Amazon Prime vanta molteplici prodotti ben fatti sia da un punto di vista prettamente estetico, con una CGI impeccabile e a una storia coinvolgente con un occhio di riguardo anche alle tematiche attuali. Carnival Row non riesce a distinguersi a causa di una storia che continua, per quanto sia migliorata, ad essere poco originale anche nella messa in scena e nella regia perdendosi tra le decine di proposte seriali, senza riuscire tuttavia a fare quel salto di qualità necessario per la conclusione di una serie.

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Carnival Row

Voto - 5.5

5.5

Lati positivi

  • La scelta di suddividere i personaggi in diverse ambientazioni e situazioni
  • La coppia secondaria che qui diventa la principale e continua ad avere il privilegio di una scrittura ben pensata

Lati negativi

  • Le prove attoriali dei due protagonisti che non vengono supportati nemmeno da una sceneggiatura con varie lacune
  • Il voler forzatamente somigliare ad altre serie senza però riuscire a reggerne il paragone

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