C’mon C’mon: recensione del film con Joaquin Phoenix – Roma FF16

Joaquin Phoenix è protagonista del nuovo film di Mike Mills C'mon C'mon, presentato alla Festa del Cinema di Roma

Il nuovo film con Joaquin Phoenix presentato alla sedicesima edizione della Festa del Cinema di Roma è uno sbiadito ritratto di un’America contemporanea dal futuro ormai incerto. Stiamo parlando di C’mon C’mon di cui vi proponiamo la nostra recensione qui di seguito. Il film diretto da Mike Mills ci fa addentrare in una storia drammatica attraverso il vezzo narrativo di un monocromatismo un po’ forzato. La storia racconta di Johnny (Joaquin Phoenix), giornalista famoso per le sue interviste via radio. Al momento si sta occupando di un nuovo progetto che lo porta a girare per le principali città dell’America per chiedere ai bambini cosa si aspettano da un futuro che si prospetta tutt’altro che idilliaco.

Johnny si trova costretto a portare con sé suo nipote Jesse (Woody Norman) mentre sua madre cerca di far curare il padre affetto da una brutta malattia mentale. Il rapporto tra i due consente la riscoperta di entrambi in un vero e proprio percorso di crescita. Dopo aver messo alla luce del sole le problematiche che li affliggono, Johnny e Jesse si scoprono più vicini che mai. Allo stesso tempo Johnny prosegue le sue interviste sulle aspettative per il futuro senza accorgersi dell’importanza degli attimi passati e presenti. Se siete curiosi di sapere la nostra opinione su C’mon C’mon di Mike Mills con Joaquin Phoenix proseguite con la lettura della nostra recensione.

Indice:

C’mon C’mon, la recensione – La trama

Johnny è un famoso intervistatore. Al momento sta conducendo un nuovo progetto che lo porta a domandare ai bambini americani cosa si aspettano esattamente dal futuro. Da Los Angeles a New Orleans, da Detroit a New York, Johnny si muove per le principali metropoli per completare le sue interviste. Rimasto solo dopo essersi lasciato con l’ultima compagna, non ha mai completamente metabolizzato la scomparsa della madre nonché il conseguente allontanamento da sua sorella. Tuttavia, il corso degli eventi lo porta a riavvicinarsi a quest’ultima che, per aiutare il suo ex marito, affetto da una grave malattia mentale, ha bisogno di qualcuno che badi al figlio di 8 anni Jesse. Johnny ha così l’opportunità di recuperare un rapporto mai decollato con suo nipote, portandolo con sé in giro per l’America per concludere le sue interviste.

Il legame tra i due si va rafforzando giorno dopo giorno. Attraverso il dialogo o il semplice giocare Johnny e Jesse arrivano a conoscersi a vicenda ed a scavare in quei punti deboli che ognuno scopre di avere. Mentre Johnny capisce di essere di fronte ad un ragazzo sensibile e probabilmente infelice, Jesse scopre che suo zio è in realtà una persona sola che probabilmente ha compiuto degli sbagli che lo hanno allontanato dalle persone più care. L’intesa trovata tra i due è solo l’inizio di un percorso di crescita reciproco dove ognuno dei due arriva alla fine ad analizzarsi in maniera critica mettendo a nudo le proprie fragilità e difetti.

C’mon C’mon, la recensione – Analisi in breve

C’mon C’mon è un film sicuramente pretenzioso ma anche furbo nello sfruttare una serie di espedienti che solitamente colpiscono lo spettatore. Primo tra tutti il bianco e nero che però, a differenza di altri film, non trova in questo caso una precisa giustificazione. Si può sicuramente riferire ai toni medi e tendenzialmente depressi della pellicola oppure anche al futuro incerto dei ragazzi. Essenzialmente però il film poteva essere realizzato anche evitando il monocromatismo; magari utilizzando piuttosto una colorimetria dalle tinte desaturate ma niente di più. Più che espediente narrativo il bianco e nero di Mike Mills è quindi un esercizio di stile, sebbene sia ben reso e si presti perfettamente ai primi piani sul volto estremamente espressivo di Joaquin Phoenix.

C'mon C'mon recensione

C’mon C’mon. A24, Be Funny When You Can

In secondo luogo, C’mon C’mon sfrutta una formula già collaudata nel cinema, il rapporto tra uomo e bambino, le generazioni a confronto. É quella classica storia dove i due protagonisti all’inizio sono sulla difensiva per arrivare poi ad un’intesa sincera ed un rapporto di crescita reciproco dove ognuno dona e riceve. Non proprio una novità insomma, infatti almeno sotto questo punto di vista il film di Mike Mills è estremamente prevedibile già leggendo la sinossi. Ma a parte tutto la storia funziona, merito anche dell’eccellente lavoro fatto con la scrittura dei dialoghi. 

C’mon C’mon, la recensione – L’arte dell’intervistare

O, meglio ancora, l’arte del dialogare. Un film fatto essenzialmente di parole, di domanda e risposta. Un significato concettuale che non viene mai direttamente espresso ma fatto pian piano trapelare attraverso il continuo parlare dei personaggi. È un film fatto di parole ma anche di ascolto nei confronti delle persone ma più in generale del mondo; suoni, rumori e tutta la vita che ci circonda quotidianamente nella città. Ma se la parola ed il dialogo sono il fulcro della pellicola di Mills, allo stesso tempo – come alludono Jesse e Johnny con quello scherzoso “bla bla” – tutti i discorsi sulla vita e sul futuro lasciano il tempo che trovano. Nessuno può sapere cosa ha in serbo il futuro e domandarselo serve solo a non avere risposte. Ci chiediamo sempre cosa accadrà e non analizziamo mai cosa è accaduto o sta accadendo dimenticando troppo spesso gli attimi quotidiani vissuti, i bei momenti o i nostri errori.

Per la riuscita di un film basato su interviste radio era necessario fare affidamento ad una voce in grado di sorreggere la scena. Non a caso è stato scelto un attore dalle capacità camaleontiche come Joaquin Phoenix. Nelle interviste il suo timbro vocale si mantiene sempre su toni medi, in un parlato ben scandito con il fluire delle parole che procede a rilento a ricalcare anche il ritmo dell’intero film. Le interviste radio sono essenzialmente la parte più interessante della storia, anche grazie ai numerosi espedienti tecnici utilizzati come la musica di sottofondo o la voce di Phoenix fuori campo che accompagna le immagini di una scena successiva. Si contrappone a questa apparente calma nel momento delle interviste il difficile rapporto di Jesse e Johnny, fatto di incomprensioni, risate ma anche pianto, tristezza e tanta rabbia da sfogare, per entrambe.

Le nostre conclusioni

C’mon C’mon di Mike Mills è essenzialmente una riflessione sulla vita, su quello che ci accade ogni giorno che lo vogliamo o no e sull’imprevedibilità del futuro. Si parte da una storia particolare di due persone per arrivare alla generalizzazione di un concetto. Il film si veste di un bianco e nero essenzialmente superfluo ma che comunque cerca di dare una propria identità alla pellicola. In una storia dove il dialogo e le interviste sono alla base di tutto non poteva non essere importante la scelta dell’attore anche in base al suo tono di voce. In tal senso troviamo veramente azzeccata l’idea di coinvolgere Joaquin Phoenix nel cast, che in C’mon C’mon interpreta un personaggio malinconico e solitario.

Grazie al rapporto con suo nipote Johnny, oltre che ad intervistare gli altri, arriverà a porre delle domande a se stesso arrivando a risposte che non avrebbe mai saputo darsi prima. C’mon C’mon è un viaggio introspettivo nell’anima dei suoi protagonisti, un cammino di crescita continua che porta essenzialmente ad analizzare il significato della vita. Il ricordo per il passato, l’amore per l’attimo presente, l’incertezza per il futuro. Alla fine, l’importante è farsi forza ed andare avanti come esorta lo stesso titolo del film. Tutta questa concettualità viene però spenta dai toni e ritmi fin troppo stantii dell’intero film che non trova mai veri e propri acuti. Un film che vi consigliamo di vedere preferibilmente in lingua originale.

C'mon C'mon

Voto - 7.5

7.5

Lati positivi

  • Dialoghi e interpretazione
  • Concettualmente interessante

Lati negativi

  • Format già visto
  • Ritmo piatto

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