Dante: la recensione del film di Pupi Avati con Sergio Castellitto

Dal 29 settembre al cinema il film di Pupi Avati che racconta la vita di Dante attraverso gli occhi di Boccaccio

Dante, di cui vi proponiamo la recensione, è l’ultimo film diretto da Pupi Avati, prodotto da Antonio Avati e interpretato da Sergio Castellitto e Alessandro Sperduti, accompagnati da Enrico Lo Verso, Carlotta Gamba e Romano Reggiani. Per questo progetto, Avati ha iniziato a lavorare già nel lontano 2003, quando cercò di scoprire l’essenza della personalità di Dante, attraverso Boccaccio e il suo Trattatello in laude di Dante. Il film, ispirato al romanzo dello stesso regista – dal titolo L’alta Fantasia, il viaggio di Boccaccio alla scoperta di Dante, è ambientato nel 1350, anno in cui – così come recita la sinossi – “Giovanni Boccaccio viene incaricato di portare dieci fiorini d’oro come risarcimento simbolico a Suor Beatrice, figlia di Dante Alighieri, monaca a Ravenna nel monastero di Santo Stefano”.

Indice

Trama – Dante recensione

Quando Dante esalò l’ultimo respiro, nel 1321, la sua fama era ormai diffusa ovunque. Nonostante l’esilio, tutti – anche grazie alla divulgazione della sua opera più grande, La Commedia, definita da Boccaccio stesso come Divina – leggevano quello che Dante era e rappresentava per la società dell’epoca. L’esilio fu però terribile, così come terribile fu la mancata possibilità di tornare nella sua bella Firenze per dirle addio prima di morire. Quasi trent’anni dopo, Firenze decise di regalare dieci fiorini d’oro alla figlia di Dante, scusandosi del grave peccato commesso nei confronti di suo padre, cacciato via dalla sua città, che – tra le altre cose – non aveva riconosciuto le sue grandi doti artistiche e letterarie.

A dover compiere questo percorso e il viaggio verso il monastero di Santo Stefano, sito a Ravenna, è Giovanni Boccaccio (qui interpretato da Sergio Castellitto). Lo studioso del Sommo Poeta accetta con indicibile gioia questo incarico, con la speranza di poter intraprendere un’indagine sul suo Maestro, narrando così la sua vita e le vicende che lo hanno condotto verso l’esilio e la stesura della Divina Commedia. Visitando i luoghi toccati dallo stesso poeta, Boccaccio ripercorre la sua vita, narrandoci – per quanto sia possibile – la storia di Dante Alighieri.

Dante dov’è? – Dante recensione

dante recensione

Duea Film, Rai Cinema, MG Production

Dov’è Dante? È quello che lo spettatore si chiede fin dall’inizio della pellicola, sentendosi smarrito in una via – quella tracciata dallo stesso Pupi Avati per tutta la narrazione – che sembra non essere propria del soggetto e oggetto del lungometraggio. Descrivere Dante e racchiudere la grandezza del poeta in una narrazione cinematografica di poco più che un’ora e mezza è un’impresa ardua. Come si fa a raccontare una vita così piena? Che si intreccia inevitabilmente con le vicende politiche di allora e con la raccolta artistica del poeta, che incessante scriveva, raccontando di sé e per sé ciò che succedeva, attraverso le parole e l’amore? Come si poteva raccontare quello che Beatrice rappresentava per Dante, senza sminuire quel sentimento puro e platonico, artefice di tanta beltà e tanta magnificente scrittura? Davvero un’impresa non di poco conto.

Pupi Avati ha portato in scena uno dei lavori più coraggiosi della sua carriera, raccontando una vita piena e ricca, di un autore a cui l’Italia deve tanto, se non tutto, attraverso gli occhi di un altro pilastro della letteratura italiana, messo qui al servizio del sommo poeta. Il protagonista vero e proprio è infatti Giovanni Boccaccio, letterato che – insieme allo stesso Dante e Petrarca – forma la triade dei massimi esponenti della letteratura italiana. Boccaccio si mette al servizio del Maestro e attraverso un viaggio sulle sue tracce, racconta la storia del Sommo Poeta.

La figura di Dante attraverso gli occhi di Boccaccio – Dante recensione

dante recensione

Duea Film, Rai Cinema, MG Production

Proprio perché Dante viene raccontato dalla voce narrante di Boccaccio, la sua storia – benché sia quella che tutti studiano a scuola – è ben lontana dalla versione accademica. La vita del poeta è molto più intima e umana. Il Dante che tutti conosciamo – quello con la tunica rossa e la corona d’alloro, che viaggia verso gli Inferi fino a risalire su in Paradiso – viene qui abbandonato, per dare spazio al giovane e intimo Dante, raccontando la sua storia e la sua vita, attraverso l’ispirazione per alcuni dei suoi più grandi componimenti. Si narra il primo incontro con Beatrice, il primo scambio di sguardi, la vita politica e l’esilio, tutto con una dolcezza molto lontana dall’intellettuale politico e scientifico che tutti conosciamo.

Qui è un semplice ragazzo e il suo genio, per quanto sia presente e insistente all’interno della pellicola, viene messo da parte per dare spazio alla sensibilità e umanità del poeta. La sua sensibilità viene accentuata dall’interpretazione di Alessandro Sperduti, attore di ormai 35 anni ma che dal viso sembra sempre giovane e tenero. L’attore dona al suo personaggio quell’amore e poesia che tanto millantiamo da secoli e secoli. Se il personaggio di Dante riesce in qualche modo a donare al pubblico la tenerezza che forse mancava in questo mostro sacro della letteratura, il personaggio di Boccaccio riesce meno nella realizzazione. L’interpretazione di Castellitto, infatti, riesce difficile nella resa finale. L’immagine dell’attore e il suo modo di prendere parte al film, rappresentando questo personaggio estremamente difficile, sanno di già visto. In questo lungometraggio, infatti, più che Boccaccio, Castellitto sembra un rifacimento del suo vecchio Padre Pio. La sua infinita bontà e la sua dedizione al sommo poeta rende Castellitto un Padre Pio 2.0, innamorato del suo Dio e fiero delle sue penitenze e della voglia che ha di volersi affidare completamente al Maestro.

L’azzardo poco riuscito di Pupi Avati

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Duea Film, Rai Cinema, MG Production

Raccontare in poche ore la storia di un artista – che sia egli un attore, un cantante o un letterato stesso – è impresa difficile, ma quando si tratta del sommo poeta, questa è un’impresa quasi del tutto impossibile. Per quanto siano nobili le intenzioni di Avati, infatti, il suo lungometraggio non è altro che un ritratto poco chiaro e sicuramente parziale della vita di Dante Alighieri. Una figura così complessa non può purtroppo essere messa né su pagina né tantomeno su pellicola.

Un omaggio nobile quello del regista, reso non perfettamente a causa della troppa grandezza del personaggio da lui narrato. Le citazioni e i brevi riferimenti alle sue opere faranno sicuramente piacere ai tanti dantisti sparsi in giro per tutta Italia, peccato però che non riescano a entrare in piena empatia con il personaggio, così come inevitabilmente succede quando si leggono le sue poesie e i suoi sonetti. In ogni caso, Dante aspetta i suoi più appassionati lettori al cinema da giovedì 29 settembre in questo vivido, seppur illusorio, viaggio attraverso piccole parti della sua vita.

Dante

Voto - 5

5

Lati positivi

  • Pupi Avati ha portato in scena uno dei lavori più coraggiosi della sua carriera, raccontando una vita piena e ricca, di un autore a cui l’Italia deve tanto, se non tutto
  • Si narra il primo incontro con Beatrice, il primo scambio di sguardi, la vita politica e l’esilio, tutto con una dolcezza molto lontana dall’intellettuale politico e scientifico che tutti conosciamo
  • Alessandro Sperduti dona al suo personaggio quell’amore e poesia che tanto millantiamo da secoli e secoli
  • Lati negativi

    • Castellitto sembra un rifacimento del suo vecchio Padre Pio
    • Il lungometraggio non è altro che un ritratto poco chiaro e sicuramente parziale della vita di Dante Alighieri
    • Un omaggio nobile quello del regista, reso non perfettamente a causa della troppa grandezza del personaggio da lui narrato

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1 commento

  • Dolores ha detto:

    Purtroppo il film di P. Avati ha deluso me insegnante di lettere e i miei studenti del triennio delle superiori ! È mancata quella emozione che penetra l’anima…. . Com’è che quando in classe parlo di Dante e delle sue opere gli studenti restano “rapiti” e alla visione di questo film si sono annoiati?

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