I predatori: recensione del primo film di Pietro Castellitto

Lotte tra membri della stessa famiglia, e una bomba che prova a cambiare le cose

Due famiglie disastrate, che si somigliano più di quanto possa sembrare, sono protagoniste de I predatori, film di cui vi proponiamo la recensione. Presentato all’ultimo Festival del cinema di Venezia, I predatori è l’esordio alla regia di Pietro Castellitto, che del film è anche sceneggiatore e attore protagonista. Un esordio rischioso ma pieno di aspettative, per chi come Pietro è il primogenito – non ancora trentenne – della coppia d’arte Castellitto-Mazzantini; ma un esordio anche un po’ sfortunato, per un film distribuito alla vigilia del DPCM che ha disposto la chiusura di tutte le sale italiane. Ciononostante, I predatori ha già conquistato un prestigioso riconoscimento (premio Orizzonti per la miglior sceneggiatura), e il plauso unanime della critica.

Con sguardo acuto e angolato, Castellitto racconta le brutture che interessano ogni gradino della scala sociale. Racconta parallelamente le storie di due nuclei familiari che a un certo punto, e più o meno per caso, incrociano i propri destini. Ma questo incontro/scontro avrà un esito inatteso, perché spesso il nemico si trova già tra le mura di casa, senza che nessuno se ne sia mai accorto. O quasi. Nel cast del film (oltre allo stesso Castellitto) ci sono Massimo Popolizio, Manuela Mandracchia, Giorgio Montanini, Dario Cassini, Anita Caprioli e Marzia Ubaldi. Ma addentriamoci nella nostra recensione de I predatori.

Indice

La guerra silenziosa – I predatori recensione

I Vismara sono una famiglia della periferia romana di estrema destra. Il marito è rozzo, superficiale e si diverte a fare scherzi di cattivo gusto. La moglie fa un lavoro umile, e coltiva il sogno di arrivare serenamente a fine mese. Il figlio dei due, intanto, si prepara a diventare come il padre. I Pavone sono invece una famiglia di radical chic ben vestiti, attenti a svelare la loro vera natura solo tra le mura di casa. Lui è un medico fedifrago ed egocentrico, lei una regista ossessionata dal proprio lavoro, menefreghista e scostante. Il figlio della coppia ha quasi trent’anni: assistente di filosofia, con un bisogno dolente di essere ascoltato e la costante paura di essere fuori posto. Quando uno dei protagonisti decide di far esplodere una bomba, la routine di tutti gli altri viene scossa dalle fondamenta.

I predatori porta sullo schermo il disamore con crudezza e ironia. Nel film di Castellitto ci sono due nuclei familiari, ma non viene rappresentato il contrasto tra una famiglia e l’altra. Benché appartenenti a due diversi gradini della scala sociale, e sebbene di idee politiche (apparentemente) opposte, i Pavone e i Vismara non si scontrano mai tra loro. La guerra tra anime aride si verifica perciò tra membri della medesima famiglia; emerge così la difficoltà degli adulti di percepire ciò che accade all’esterno del loro microcosmo squallido e un po’ patetico. Lo sguardo del regista sui personaggi è sempre sarcastico, talvolta spietato nel denudarli e ridicolizzarli. L’atmosfera grottesca e un po’ surreale dà un’impronta definita a un film con una sceneggiatura di per sé già forte.

i predatori recensione

I predatori, Fandango, Rai Cinema

Famiglie deformi

Nella prima parte del film, ogni scena presenta una piccola realtà che pare a sé stante; si procede così per circa una decina di situazioni diverse e apparentemente scollegate. Sarà una trovata, solo all’apparenza banale, a intrecciare le storie delle due famiglie e a rivelare la pochezza di ogni personaggio. Da una parte ci sono i giovani, umiliati, ignorati e sottovalutati, con un futuro sbiadito in lontananza che appare e scompare. Dall’altra ci sono gli adulti, presuntuosi e orgogliosi, con uno sguardo bidimensionale e una stanchezza esistenziale che diventa superficialità. Adulti da detestare e forse invidiare, perché loro hanno un lavoro, un presente e un futuro. Eppure, sembra che non si meritino nessuna delle tre cose.

Gli adulti del film rivelano spesso la loro pochezza, raccontata con sguardo ipercritico e quasi mai indulgente. Poveri o ricchi, di sinistra o di destra, tutti organizzano odiose feste di compleanno per nulla divertenti. E tutti si lasciano scuotere soltanto da due cose: la morte, quando arriva, e i soldi, quando mancano. I personaggi del film sono ben strutturati, e interpretati da attori che creano una buona amalgama. Tra le interpretazioni spicca proprio quella di Castellitto, che interpreta il figlio del Dott. Pavone (interpretato da Massimo Popolizio). Laureato in filosofia, il giovane Federico ha modi impacciati e sta in precario equilibrio tra il bisogno di dire cose giuste e il timore di pronunciare la parola sbagliata. Pietro Castellitto dimostra ottimi tempi comici, e con ironia si mette addosso gli abiti di un personaggio che rischiava di essere una macchietta.

i predatori recensione

I predatori, Fandango, Rai Cinema

Nichilismo e rap – I predatori recensione

Tra oggettive tradizionali, stranianti inquadrature dal basso e primissimi piani che deformano i volti, Castellitto dà – come già detto – un taglio grottesco a una sceneggiatura sommessamente borderline. L’atmosfera è un po’ surreale, a metà tra una grossolana, diffusa, rarefazione e alcuni toni ridicolmente sopra le righe. Buona parte dei dialoghi tra i protagonisti sono ripresi con oggettive ampie e statiche, che spogliano la scena di qualunque orpello, lasciando emergere la forza della scrittura. Va detto che il film, nella seconda metà, inserisce alcune scene un po’ lente e annacquate. La pellicola non ha una pregnanza omogenea, e alcune sequenze risultano slegate dalle altre. La caratterizzazione dei personaggi è azzeccata: il film massifica sia gli adulti che i giovani di oggi, ma aggira il pericolo cliché.

Avviandoci alla conclusione della nostra recensione de I predatori, ci sentiamo di promuovere questo film. In questa pellicola emerge una rabbia raffinata ma vitale, diversa da quella dei fratelli D’Innocenzo (registi di Favolacce) per resa stilistica, ma affine sotto certi aspetti. La scena al ristorante – quando la cugina di Federico si esibisce in un rap quasi comico – è il grido d’aiuto di una generazione astiosamente nichilista. Il modo in cui il professore di filosofia si rivolge a Federico, suo assistente, ricorda amaramente un certo tipo di realtà: adulti troppo indaffarati per accorgersi di chi, ogni giorno, porta loro il pranzo in ufficio e resta in attesa di un cenno di approvazione. L’esordio di Pietro Castellitto non delude, e al giovane non resta che continuare sulla strada della regia che, a giudicare dal primo film, sembra essere quella giusta.

Caricamento...

I predatori

voto - 7

7

voto

Lati positivi

  • Un film con una sceneggiatura forte e una personalità definita
  • L'interpretazione di Castellitto e, in generale, l'amalgama del cast
  • L'ironia diffusa e alcune scelte coraggiose e raffinate allo stesso tempo

Lati negativi

[tie_list type="thumbdown"]

  • Nella seconda parte alcune scene sono un po' diluite, e il film si trascina più stancamente che nella prima metà

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *